E’ impossibile parlare di loro senza sembrare di parte. Allora vi racconterò una storia. Quella di due adolescenti, o teenager che fa più fico, che si sono conosciuti nel “paese” di villeggiatura, di fronte al Vesuvio, nella costiera sorrentina, nella sede dell’università della pizza…insomma, a Vico Equense (che se non sapete dov’è, rileggete QUI). Lui di Pompei, Lei nativa del posto ma emigrata in Toscana. Lui riccio, Lei pure. Lui agitato, anche Lei. Un’amicizia nata per caso, che tacitamente si è rinnovata per anni, tra quelle cabine bianche e rosse, gli scogli, l’acqua salata e qualche serata passata a scorrazzare nei giardinetti, tra musica, cazzate, flirt estivi e progetti futuri. Lui voleva fare l’architetto, Lei voleva fare la stilista. Gli anni sono passati: non villeggiano più nel solito posto da diverso tempo, si vedono pochissimo, si sentono ancora meno, ma non si perdono d’occhio. 20 anni dopo, i casi della vita: Lei fa di tutto (compresa la stilista) ed ha pubblicato due libri, Lui fa l’ingegnere (con vezzi da architetto) ed ha pubblicato due album con il suo gruppo, The Shak & Speares. L’altra storia da raccontare sarebbe quella di questi quattro ragazzi, uniti da un’amicizia di lunga data e dalla passione per la musica. Proprio quando uno di loro era pronto ad appendere la chitarra al chiodo, è nata la voglia di suonare insieme, ed ecco nascere la “Famiglia Marlowe“: Lois, Max, Al, Frank. Era il novembre del 2010 ed in quel di Pompei (la parte viva, ovviamente, non quella degli scavi) erano nati The Shak & Speares, band folk-rock che riassume se stessa in una riga “Questo viaggio nasce per smuovere. Culi, animi e cactus.” Dai primi concerti casalinghi fino ai palchi di grandi festival, per arrivare al primo album, “Gagster“, passando per una serie di videoclip (che invito vivamente a vedere QUI) ai quali sono seguite ottime recensioni sui più importanti magazine musicali e tantissimi concerti. Compresi un paio in quel di Londra. Dal 2011 ad oggi di soddisfazioni in casa Marlowe ne sono arrivate diverse. A casa mia il primo album è arrivato solo all’inizio di quest’anno (sai com’è, gli amici hanno le anteprime…mesi dopo), ma si è fatto subito voler bene e soprattutto ascoltare con piacere, innescando fin dalla prima volta quella voglia di tenere il tempo con i piedi e, dal secondo ascolto, anche la voglia di canticchiare almeno i ritornelli. Inoltre la cura e l’estetica del caro vecchio cd (realizzate dal cantante/chitarrista che vanta un doppio lavoro anche lui) hanno reso il tutto ancora più gradevole. Ma la vera sorpresa l’ho avuta quando finalmente la scorsa settimana sono riuscita a vederli dal vivo…Nella cornice viareggina del “Bagno Teresa”, con una platea minima ma agguerrita, hanno regalato un’ora e mezzo di energia, risate e musica suonata veramente bene dal vivo (nonostante un impianto che non era proprio il massimo della vita), facendo “smuovere” quei famosi culi di cui parlano proprio a tutti. Quattro personaggi che hanno il potere di creare immediatamente empatia con il pubblico, forse per le figure esteticamente assortite in modo vario, forse per quell’accento napoletano che fa sempre simpatia, forse per il modo di comunicare con il pubblico tra un pezzo e l’altro e di tirarlo addirittura sul palco improvvisando coristi (sì, io c’ero…a fare la corista stonata), o semplicemente perchè la musica ti prende facendoti sorridere, ballare e cantare…anche se è la prima volta che la senti. Ed io mi sono sentita felice ed orgogliosa nel vedere quell’amico “di una vita” suonare dal vivo, divertirsi, rincorrere e realizzare i suoi sogni. E poi sono bravi davvero. Talmente bravi che alla fine del mese esce il loro secondo disco, Dramedy, che potete ascoltare in anteprima su rockit e che io, a questo giro, ho avuto in cover&ossa in super-anteprima!!! ;)
L’album ha un titolo che unisce due parole, “drama+comedy=dramedy“, un nuovo termine che descrive contemporaneamente forme artistiche Tragicomiche. Perchè di questi tempi c’è poco da ridere, ma è anche inutile piangersi addosso. Meglio prendere coraggio, darsi da fare e soprattutto mettere il cuore in ogni propria produzione. Perchè le cose che riescono sono quelle fatte con passione ed autenticità. E ai The Shak & Speares la passione non manca davvero…si vede e si sente. Da subito.Conosceteli. Ascoltateli. Guardateli. Supportateli. Anche su FB.