Quando un genere raggiunge lo stato dell’arte e diventa codice, due sono le possibili strade da prendere: tentare di ricostruirlo dalle sue fondamenta oppure seguirne il corso, ben consci del rischio di risultare meri amanuensi dediti ad esercizi calligrafici. I danesi The Shaking Sensations “rischiano” e percorrono la seconda via, ma nel farlo mettono in gioco la propria personalità e puntano sull’intensità della scrittura, sulla padronanza dei propri strumenti e del linguaggio prescelto, nonché sulla determinazione nel dare il proprio contributo alla causa. Il risultato è pertanto un album dai forti rimandi ai soliti nomi illustri (Godspeed You! Black Emperor, Mogwai, Sigur Rós, Mono…), ma dotato di una forza immaginifica e di un afflato poetico che ne fanno perdonare la mancanza di una reale spinta innovativa e permettono di arrivare fino in fondo senza eccessivi cali di tensione o sbadigli. Solito gioco di crescendo e minimalismo, dilatazione e linee melodiche sognanti, stessi percorsi di cui si conosce già il punto di arrivo, eppure ciò non toglie una sua dignità e una buona riuscita alla nuova prova della formazione. Soprattutto, le molte sfumature e i tentativi di iniettare la propria passione all’interno degli altrui percorsi pagano in termini di fruibilità e riuscita soprattutto laddove (cfr. “Ravelin”) si decide di aumentare il tiro e si imprime una decisa svolta energica al crescendo finale. Ovviamente gli amanti del genere apprezzeranno, gli scettici e chi ne è ormai annoiato proseguiranno per la loro strada senza troppi indugi.
Tracklist
01. Rocket Summer
02. We Ourselves Alone
03. Anchors
04. Gild The Lilly
05. Ravelin
06. Heavy Entity