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Quattro soldi per girare il tutto, il deserto dello Utah con silenzi e spazi incolmabili, sceneggiatura algida di Carol Eastman, quattro attori perfetti (Warren Oates, Jack Nicholson, Millie Perkins, Will Hutchins), e Monte Hellman alla regia. Capolavoro quasi, Cult ci sta tutto. Non è un western per tutti.
L'ostinata e inarrestabile vendetta di una donna.
Fatto che emergerà nitido a metà film. Questa la sintesi, e della trama non mi va di parlare in dettaglio. Già questo, un western con questo tipo di trama a sfondo, è particolare. Certo, il fatto che la storia l'abbia scritta un'altra donna ha avuto il suo peso, ma non andrà tenera con la sua stessa protagonista, anzi. Donna che manovra gli uomini con ogni mezzo, con ben a fuoco sempre e solo il suo scopo. I misogini è bene stiano alla larga, c'è il rischio che il loro malumore verso il sesso femminile aumenti, anche se molto dipende da come s'interpreterà il finale. Eccezionale Millie Perkins, e per chi scrive anche bellezza da sturbo.
Vendetta consumata a freddo. Parola che stride con le temperature infernali dei luoghi, eppure è così. I valori base dell'umanità schiacciati senza ritegno. Leggete gli aggettivi in locandina: violent, sadistic, merciless. Ci stanno tutti senza esagerare. La donna ha le sue buone ragioni, ammesso che la vendetta sia un sentimento che debba averne, però inutile qua soffermarsi su discorsi "morali". L'uomo è lupo e la donna pure, questo è quanto. Si dice anche: non toccare il cucciolo a mamma orsa. Se invece vogliamo fare paragoni cinefili da cinofili al "branco" in questione dovremmo dire che la donna è Alfa e i maschi Beta nel migliore dei casi, ma è un'anomalia e in natura le eccezioni si pagano: o con l'evoluzione o con il dramma.
Quello che colpisce in questo film di Monte Hellman, come anche nel posteriore "Strada a doppia corsia", sono le estenuanti sospensioni del suono e con esso del tempo. Comincio a ritenere questa caratteristica una sua firma. Tutto si dilata e restringe in continuazione come una valvola cardiaca, nei suoni come detto ed anche nelle riprese. Nonostante gli spazi, abbiamo le palpitazioni intime di un Kammerspiel. Non sono solo i cavalli ad essere abbandonati se azzoppati, ad essere finiti, ma anche gli uomini. Persino con un sorriso verran fatte certe constatazioni, come inevitabili. Qua uomini e animali li distingui solo per la vendetta, a suo modo "un sentimento umano". Warren Oates sarà uno che starà al gioco, per capirlo, e perché capisce che non può evitarlo. Will Hutchins ingenuo e innamorato, galante, sarà uno strumento nella mani della donna il cui nome è indefinito. Loro 2, tra le vittime predestinate, manterranno un ancoraggio con l'essere Uomo. Il pistolero Jack Nicholson, prezzolato alla donna, è invece veramente terribile, non distingue valore fra ciò che cammina a 2 o a più zampe, eppure in qualche modo tradirà dei sentimenti alla fine. Sarà la donna che calpestando tutto e tutti tirerà dritto fino al compimento finale, e che ralenti epici.
Nessun disturbo da paesaggi, persone, contesti complessi. Pochi protagonisti, totalizzanti "alla Beckett", che sembrano obbligati a vivere. Con adeguati sfondi si poteva girare anche in teatro.
Da non perdere.
Robydick
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