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Chiaramente The sitter non è un capolavoro, nè aspira ad essere tale. E' una commedia abbastanza cattivella, cinica e abrasiva che narra la notte di un babysitter di riserva, Noah, nerd fuori dall'università e senza posto di lavoro, e dei tre bambini a lui affidati che sono un trio veramente da far accapponare la pelle.
C'è Blithe una little Miss Sunshine ossessionata dal sembrare più grande del soldo di cacio che è : il risultato è che si concia in maniera ridicola, come una battona di strada, però nana.
C'è Slater che a tredici anni si impasticca con antidepressivi perchè non riesce a rapportarsi con la sua omosessualità e c'è Rodrigo, bimbo salvadoregno adottato da poco che si diverte a distruggere tutto con ordigni dinamitardi manco fosse il figlio di Unabomber.
Noah che in questo teatrino degli orrori forse è il più normale ha però anche lui il suo scheletrone nell'armadio ansioso di uscire a prendere aria: la sua pseudoragazza vuole che lui le compri un po' di cocaina e gliela porti al party in cui si sta divertendo.
The sitter è il racconto per filo e per segno di questa odissea notturna in cui si incontrano talmente tanti personaggi pittoreschi per non dire svitati che si esce letteralmente frastornati.
Nonostante le apparenze più che dalle parti del Fuori Orario di Scorsese o del Tutto in una notte di Landis, questo film è in pratica il remake dell'esordio alla regia di Chris Columbus, quel Tutto quella notte datato 1987 in cui però la protagonista era Elizabeth Shue.
Un cambiamento mica da poco perchè la Shue era la classica brava ragazza senza tanti grilli per la testa che assieme ai bambini si trovava a vivere da provinciale una notte pericolosa nei pericolosi meandri della Chicago notturna, mentre in The sitter la compagnia sembra decisamente meno ortodossa.
Inoltre la pellicola di Columbus aveva un target di riferimento più basso per quanto riguarda il pubblico essendo un film per ragazzi , The sitter partendo dallo stesso canovaccio lo frulla con tutte le cattiverie, sgradevolezze e amenità politicamente scorrette tipiche della Apatow factory.
Del resto David Gordon Green fa parte della banda e ha già diretto già un piccolo cult rovinato anch'esso da un titolo italiano mortificante: Strafumati.
Jonah Hill piace parecchio qui a bottega: qui è in versione extralarge appena prima di girare in versione slim 21 Jump street.
Le battute che escono dalla sua bocca sono talmente abrasive che stupiscono che vengano da un tipo all'apparenza così pacifico ma forse è proprio questo contrasto che piace.
Da collassare il personaggio dello spacciatore schizzato, fissato con la cultura del corpo, abbigliato con dei mutandoni da boxe tutti da ridere , circondato da omaccioni muscolosissimi vestiti da donna e alla perenne ricerca di un migliore amico.
Dopo aver infilato una sfilza di cattiverie durante tutto il percorso il film poi rientra nel classico edificante lieto fine , di quelli che fa sembrare un percorso di crescita la notte di avventure appena trascorsa.
Ma noi sappiamo benissimo che non è così.
( VOTO : 6 + / 10 )
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