Dunque, lo dico subito: non è un disco palloso. E’ inevitabile che, a voler ascoltare musica un po’ ricercata, un po’ diversa dalle New Hits, si finisca con l’inseguire dischi sempre meno diretti, melodie scarne, cantati inafferrabili, fino a trovarsi nello stereo un disco che, se non lo ascolti col mood giusto, è sostanzialmente e indiscutibilmente un po’ palloso. Ma a volte succede invece di scoprire un disco di qualità che sa essere anche gustoso.
I The Sonnets arrivano dalla sempre fruttuosa Svezia, e sono giunti alla ribalta da qualche mese con un disco sul quale mi sento di puntare molto – e visto che se ne sta iniziando a parlare un po’ su tutti i siti musicali, eccheccazzo, per una volta cavalco anch’io i tempi!

Mettiamo in chiaro una cosa: fare musica pop non è per nulla una cosa semplice. Il fatto che una canzone sia facilmente fruibile non significa che sia altrettanto facile da concepire, anzi. Quindi onore al merito ai The Sonnets, alziamo il volume e chiudiamo gli occhi: è arrivata l’estate.




