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The Sopranos

Creato il 11 gennaio 2013 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

- Articolo iniziato il 30 agosto 2012 e pubblicato solo ora -

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The Sopranos
HBO
1999 – 2007 (6 stagioni, 86 episodi)

Ho visto il finale poco fa, sono ancora piuttosto scossa. Finire una serie, dopo 80 e passa episodi, finire un capolavoro quale è “I Soprano”, beh, non è una cosa che lascia indifferenti. Sì perché “I Soprano” è un capolavoro, e non è che esagero, io qua parlo solo di capolavori, non di baggianate, “Mad Men”, “The Wire”, capolavori indiscutibili ai quali “I Soprano” si va ad aggiungere. Se siete d’accordo bene, otherwise…

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La storia la conoscete di già, credo. E’ la storia di una famiglia (molto allargata) di origini italiane il cui capofamiglia, Tony Soprano, è un boss mafioso. Sposato con Carmela, padre di due figli, una madre anaffettiva, ha molte amanti, soffre di attacchi di panico che inizia a curare andando da una psicologa, è costantemente circondato dai suoi compagni di vita, uomini più o meno di fiducia, tutto ruota intorno a lui, uomo massiccio, fragile, sociopatico, troppo fedele al suo ruolo per pensare di poter essere ciò che realmente è. Si potrebbe dire molto altro. Dopotutto sono 86 episodi in cui succedono moltissime cose.

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E’ stata una serie molto criticata in Italia, dicono che offenda noi, gli italiani. Io da italiana non mi sono sentita offesa, anzi, ho imparato un sacco di cose sulla cucina italiana che non conoscevo (capocollo, manicotti, etc etc). Dici “Ah ma lo stereotipo dell’italiano mafioso”, non è che siamo tutti dei teneroni, la mafia esiste (per quanto alcune persone persistano nel negarlo), esiste qua nella nostra bellissima e felice Italia, esiste in America, esiste. La serie parla di questo, della mafia a New York e dintorni, parla di un ristretto gruppo di persone, di una subcultura criminale. Mi dispiace per gli italiani che si sono offesi, però la mafia a New York e dintorni non la gestiscono i Sudanesi o i Belgi, ma gli italo-americani. Portate pazienza. Almeno negli USA hanno avuto il buonsenso di non tagliare i 10 secondi finali, 10 secondi importantissimi che Italia1 ha avuto l’accortezza di levare, perché nessuno lì c’ha capito una mazza, tanto per segnare l’ennesima presa per il culo che vede protagonista una serie tv d’oltreoceano, come se non ce ne fossero abbastanza. Ma noi giustamente ci teniamo le nostre belle miniserie sul papa o su qualche santo o su qualche bell’eroe che ci ha reso fieri di essere italiani. Sono più fiera dell’immagine dei Soprano che non della merda che giriamo in Italia.

«Questa è una storia sull’America. Chiunque la segua con un briciolo d’intelligenza lo capisce subito. È una storia che riguarda tutti. Chi si lamenta è un fanatico dell’etnia» (David Chase)

“I Soprano” è un capolavoro. Basta. Come sempre in questi casi sono piuttosto dittatoriale e non mi interessano molto i pareri altrui, a meno che non siano uguali al mio. E’ un capolavoro per tanti motivi. Innanzitutto, le basi: recitazione, sceneggiatura, musiche, fotografia, regia, è tutto pressoché perfetto. Sono basi mica da ridere, se consideriamo che c’hanno costruito sopra 6 stagioni. Di questi tempi poi, con serie letteralmente bollite e usurate dopo 15 episodi. Una cosa che mi piace molto, che è un gradino sopra le basi, è la coerenza. A me piace quando un autore ha in mente un progetto, dall’inizio alla fine, e lo mette in scena, così come se l’era immaginato. Senza allungare il brodo, senza dover sottostare al “sistema” che prevede rinnovi di contratti, beghe legali e altre stronzate che stanno rovinando l’80% delle serie in corso che erano partite con un buon potenziale. Io adoro anche quando le cose tornano, quando tutto torna, quando gli autori non soffrono di improvvise amnesie e ti piazzano quella cosa lì che fa riferimento a quella cosa là successa tre anni prima per cui tutto improvvisamente ha senso. Altro gradino verso lo status di capolavoro: quando lo spettatore non sa da che parte stare. C’ho pensato ed è veramente una cosa che accomuna molte delle serie che per me sono perfette. Cos’è giusto e cos’è sbagliato? Alla fine è l’unica domanda che conta ed è l’unica domanda a cui si fa veramente fatica a dare una risposta. E ti ritrovi improvvisamente a tifare per un pluriomicida perché no, non può finire così, e non versi nemmeno una lacrima quando un cameriere cretino muore per una sciocchezza. Forse siamo tutti sociopatici, è questo che David Chase vuole dirci? E’ un capolavoro perché fa piangere, ridere, soffrire, indignare, riflettere, e tutto questo tramite una storia apparentemente così lontana da noi (a meno che non siate affiliati a qualche cosca di Cosa Nostra), la sua grandezza sta anche lì. E’ molto facile creare empatia tra una serie e il telespettatore se questa riguarda una famiglia normale, con gente che fa cose normali, in cui tutti possiamo rispecchiarci. Ci sono alcune scelte narrative che creano molto disagio, e forse la differenza tra un capolavoro e una grande serie tv sta proprio lì, nel disagio che crea. Un’ultima cosa: le donne. Le donne dei Soprano sono fantastiche. Io amo le serie in cui le donne protagoniste sono meravigliose, e questo è uno di quei casi. Forse un po’ (tanto) tamarre, ma splendide.

Cunnilingus and psychiatry brought us to this.

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