The Sunset Limited è un’opera teatrale scritta nel 2006 dallo scrittore e drammaturgo statunitense Cormac McCarthy, noto nel nostro paese e nel mondo per No Country For Old Man, ovvero Non è un paese per vecchi, e The Road (che vi invito a leggere qualora non lo aveste già fatto, non ve ne pentirete).
Nel 2011 l’attore e regista Tommy Lee Jones, che aveva recitato nell’adattamento cinematografico di Non è un paese per vecchi, ne ha tratto un film per la tv che è andato in onda, qui da noi, nell’ottobre dello stesso anno sul canale Cult di SkyCinema. Non mi risulta che il film sia andato in onda nelle reti in chiaro e questo, purtroppo per la crescita culturale nazionale, è un grave limite: le nostre emittenti televisive non trovano mai spazio per le opere di grande valore ma ne cavano fin troppo per tutta una serie improponibile di scemenze ad alto contenuto diseducativo.
Tornando a The Sunset Limited.
Il film è ambientato in un unica stanza di un anonimo condominio di New York in cui avviene una lunga e profonda discussione tra i soli due personaggi del dramma, i quali non hanno nomi propri ma vengono identificati dal colore della loro pelle. Il Bianco (Tommy Lee Jones) e Il Nero (Samuel L. Jackson) appunto, come a voler far coesistere all’interno del dialogo due modi di pensare in netto contrasto tra loro che faticano non poco per essere eviscerati dai diretti interessati.
Il tema centrale della trama è tutto contenuto nella contrapposizione, idea per idea, tra il modo di percepire l’esistenza del Bianco e quello del Nero.
Il Bianco, che è un professore, e il Nero, un operaio ed ex detenuto per omicidio, si incontrano per puro caso alla stazione ferroviaria (dove ferma il treno Sunset Limited, da qui il titolo dell’opera) dove il primo stava tentando il suicidio prima che l’altro glielo impedisse. I due si trasferiscono quindi nell’appartamento del Nero e si sfidano a colpi di intelligenza, indottrinamenti religiosi e ragionamenti più o meno logici per cercare di convincere l’altro della bontà de proprio pensiero.
Da un lato troviamo il fervente pensiero cattolico del Nero che, dopo aver vissuto una prima parte della sua vita come criminale e averne scontato il fio, ha scoperto gli insegnamenti di Gesù e considera quindi il suicidio come un peccato mortale; dall’altra, con il tema del suicidio a fare da perno intellettuale, abbiamo la mentalità pragmatica, scientifica e decisamente nichilista del Bianco che dopo anni di ragionamenti e facendo ricorso alle proprie esperienze personali ha concluso che la vita altro non è che un triste percorso che conduce ad un ancora più triste epilogo.
E’ anche uno scontro di classe se vogliamo: un professore che fa appello a tutte le sue conoscenze per giustificare la sua aridità spirituale e il suo negare ogni tipo di pensiero ottimistico riguardo al futuro contro un operaio ed ex criminale che invece si è formato culturalmente e psicologicamente in strada ed è fiducioso che in futuro, seguendo quanto c’è scritto nella Bibbia, tutto possa migliorare.
L’obiettivo del Nero, è evidente sin da subito, è curare in qualche modo la depressione del Bianco e trattenerlo in casa finchè non abbia sbollito quella che sembra essere una crisi momentanea; ben presto però si capisce che il suicidio per il Bianco rappresenta una liberazione, un balsamo rinfrescante per un’esistenza vuota e inutile.
Tutta l’importanza dell’opera sta proprio nel dibattito. Non è importante perchè cominci e a quale conclusioni arrivi ma piuttosto queli sono i processi mentali che spingono i due protagonisti a creare due modi di pensare completamente totalizzanti e cristallizati nella loro complessità; non c’è giudizio dell’autore in quest’opera, nè alcun tentativo di giustificare il comportamento dell’uno o dell’altro ma solo verità. L’orribile verità che è la mente stessa dell’uomo a partorire gli angeli e i demoni che poi lo sostengono o lo dilaniano per il resto della sue esistenza.
The Sunset Limited è una perla ingiustamente sepolta sotto la sabbia di una cultura cinematografica che fagocita titoli su titoli puntanto ad una quantità effimera e scordando che spesso è la qualità a fare cultura.