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The Swapper – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 27/07/2014

Cover The Swapper

PC - PS Vita - PS3 - PS4 - Wii U Pegi 12 TESTATO SU
PS4

Genere: , , Puzzle

Sviluppatore: Curve Studios

Produttore: Facepalm Games

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 30/05/2013

VISITA LA SCHEDA DI The Swapper

Pro-1Gameplay e narrazione legati indissolubilmente Contro-1Si poteva osare forse di più nel design dei puzzle

Pro-2Atmosfere fantascientifiche di grande effetto Contro-2Durata contenuta

Pro-3Trama profonda e aperta ad interpretazioni

Giocando vi sarà capitato almeno una volta di venire toccati nel profondo da qualche produzione particolarmente brillante. Una forte emozione suscitata, una scarica di adrenalina costante, o persino una tematica che vi abbia spinto a riflettere posato il joypad. La bellezza di questo medium, come di tanti altri, è che può trasmettere a ciascuno di noi sensazioni diverse, in un processo continuo di ridefinizione di significati. Nel panorama indipendente è facile venire a contatto con titoli in grado di lasciare un segno tangibile in noi. The Swapper, del piccolo team di Facepalm Games, formato da appena due membri più due freelancer, si conferma far parte di quei diamanti che negli ultimi anni hanno iniziato a brillare con maggior insistenza e forza.

Tra atmosfere fantascientifiche, che nulla hanno da invidiare a quelle presentate in molte rappresentazioni cinematografiche, si intreccia una narrazione che sospinge i nostri pensieri verso analisi di tipo metafisico. L’impianto narrativo viene ridotto all’essenziale, puntando sui silenzi del protagonista e su brevi interventi degli altri personaggi, quasi a rifarsi allo stesso approccio di Kubrick in 2001: odissea nello spazio, dove a “parlare” ci pensano le inquadrature e le espressioni verbali vengono minimizzate. Una fantascienza, quindi, più vicina a quella di Philip Dick, il cui fulcro, per stessa ammissione dell’autore, è ruotato sempre intorno a due grandi interrogativi: cosa è reale e cosa è umano. Come nelle opere dickiane, in cui una vera risposta non arriva mai, così in The Swapper starà a noi giungere ad una soluzione.

The Swapper 1

L’anima vola, mica si spegne

La stazione di ricerca Theseus è uno degli avamposti predisposti dal progetto Sisyphus per lo studio e la sintesi di materiali alieni. Intanto le ricerche sul pianeta Chori V conducono alla scoperta di strane formazioni rocciose che ad uno sguardo più approfondito si rivelano essere percorse da un’inusuale attività elettro-chimica. All’interno della stazione continuano gli esperimenti, tra cui anche l’invenzione di un marchingegno chiamato “Swapper” in grado di scambiare le anime tra due corpi, e creare fino a quattro copie identiche di sé stessi, che emuleranno anche gli stessi movimenti. Come da miglior tradizione fantascientifica, la situazione inizia vertiginosamente a precipitare, tutto si fa più confuso, e qui entriamo in gioco noi: un corpo, vestito da astronauta e dotato di Swapper, che dovrà risalire al reale svolgimento degli eventi, ma soprattutto darsi risposte di tipo esistenziale. Chi siamo noi? E le strane rocce, sono in grado di pensare e sentire? Le nostre copie, sono solo simulacri, o sono fatte della nostra stessa sostanza?

L’uso dello Swapper diviene centrale, non soltanto perché unica meccanica all’interno del gioco, ma soprattutto perché proprio il suo ripetuto uso permette alla storia, raccontata tramite log accessibili da terminali, di arricchirsi di significati più personali. Osservare le proprie copie frantumarsi al suolo dopo una caduta rovinosa, o sacrificarne altre per poterle materializzare in altre posizioni più utili alla risoluzione dei puzzle non saranno scelte che verranno prese a cuor leggero. Con il proseguire del disvelamento dei misteri che avvolgono la Theseus, è probabile che ogni nostra azione diverrà in un certo qual modo più soppesata, ragionata, proprio per evitare di far soffrire quelle entità che ancora non sappiamo ben definire. Ciò si può tradurre in una maggiore attenzione nella risoluzione degli enigmi, piuttosto che procedere per prove ed errori, ma tutto sommato la loro difficoltà non è eccessiva e forse si poteva osare di più da questo punto di vista.

Cerchiamo di capire meglio un attimo gli elementi ricorrenti nei vari puzzle che mano a mano si combinano. Come già detto all’inizio del paragrafo, lo Swapper ci permette di creare quattro ulteriori copie di noi stessi, e inoltre ci dà la possibilità di cambiare corpo trasferendo la nostra anima. Ogni nostro movimento, come il saltare e il camminare, verrà emulato dalla controparte “evocata”. Se all’inizio basterà superare gli ostacoli semplicemente proiettandosi da una parte all’altra di esso, i successivi richiederanno di attivare interruttori o spostare oggetti per essere superati. A provare a complicare un po’ le cose ci pensa l’aggiunta di due fasci di luce: la luce rossa impedisce di fare lo “swapping” delle anime, mentre la luce azzurra vieta di creare al suo interno altre copie. Se combinate insieme danno vita alla luce fucsia che nega completamente il funzionamento dello Swapper. Inoltre sono presenti pedane che annullano o attivano la forza di gravità. Un enigma può dirsi risolto quando si raggiunge e conquista una sfera di luce. Più se ne accumulano, più zone da esplorare verranno rese accessibili.

È possibile tornare in zone precedentemente visitate grazie all’uso dei portali, soprattutto qualora ci si fosse dimenticati di risolvere qualche puzzle, o aver visitato le dieci zone segrete. Questa possibilità conferisce al titolo una parvenza di Metroidvania, ma il cuore centrale dell’esperienza resta quello legato alla narrazione e ai puzzle. Purtroppo questi ultimi rischiano di essere un’arma a doppio taglio per la facilità con cui ci si trova a risolverli, finendo per allontanare quei giocatori a cui importa poco di discorsi filosofici; d’altro canto una difficoltà eccessiva avrebbe reso frustrante e frammentata l’esperienza metafisica a cui invece si vuole far giungere il giocatore.

Il fascino dello Spazio

È innegabile che un luogo così lontano, e talvolta imperscrutabile, come lo Spazio abbia già di per sé un fascino che fa immediatamente presa, ma è la cura con cui è stato realizzato The Swapper che ne amplifica la suggestiva atmosfera. Gli elementi di gioco sono stati realizzati utilizzando modellini di argilla nonché oggetti e materiali di tutti i giorni. La sensazione, quindi, di trovarsi in un mondo abilmente costruito con pazienza e dedizione è palpabile. L’uso di materiali talvolta simili a quelli di scarto, trasmette maggiormente quella sensazione di abbandonato che si sperimenta percorrendo le zone aperte e desolate della stazione di servizio su cui siamo stati inviati. I giochi di luce e le ombre dinamiche concorrono a rendere viva la Theseus, nonostante anche i corridoi e le stanze siano deserti. Il tutto si inscrive in una cornice surreale, dove anche le sproporzionate dimensioni di certi elementi ambientali rispetto al nostro personaggio, non fanno altro che sottolineare ancora quanto ci si senta piccoli, persi, e a tratti quasi oppressi. Il sonoro e le musiche si mescolano e confondono tra i silenzi, spesso i motivi risultano dolci e sommessi, quasi in lontananza.

La versione PlayStation 4 provata, non presenta difetti o rallentamenti, tutto si svolge nel modo più naturale possibile. Per quanto riguarda i controlli, l’assenza del mouse è del tutto ininfluente: il titolo si gioca benissimo con il DualShock 4, senza difficoltà di sorta nelle fasi che richiedono più precisione e coordinamento, semmai l’imprecisione è data dalle abilità del giocatore. Come ormai siamo abituati, anche questa versione giunge con la formula del Cross-Buy tra PS3, PS Vita e PS4 e lo fa ad un interessante prezzo di 11,99 euro.

The Swapper – Recensione IN CONCLUSIONE
The Swapper è uno di quei titoli che si possono classificare tra le vere e proprie esperienze in grado di toccare il giocatore ad un livello più profondo. I veri enigmi da risolvere non si limitano a quelli proposti all'interno del gioco, ma anzi continuano ad esistere anche al di fuori di esso. Se vi avvicinate alla produzione di Facepalm Games soltanto perché attratti dai puzzle e dalle ambientazioni spaziali e fantascientifiche, sappiate che vi perdete l'esperienza maggiore, che è quella che nasce nella vostra mente. ZVOTO 9
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