Recensione
- Etichetta: Inside Out
- Anno: 2014
Ci sono band che noi poveri mortali consideriamo di culto perché, a scanso di una discografia straordinaria, non ottengono quel successo che meriterebbero, rimanendo un’ esclusiva dei pochi ma affezionati ammiratori.
Nati agli albori degli anni novanta, i canadesi The Tea Party il loro momento di gloria lo hanno avuto quando i suoni di quel rock alternativo, spinto dallo tsunami grunge, invasero i media e i canali satellitari, trascinandosi dietro anche chi con i suoni di Seattle aveva poco o nulla da spartire.
Infatti, il trio canadese mischiava il tipico hard rock zeppeliniano con una propensione al progressive ed alla musica etnica orientale, dando alle stampe autentici capolavori come “Splendor Solis” (1993), il meraviglioso “The Edges Of Twilight” (1995) e “Transmission” (1997).
Capitanato dal musicista e produttore Jeff Martin, tornano dopo dieci anni dall’ultimo “Seven Circles”, il gruppo di Toronto ancora una volta incanta con il suo rock maturo che prende tanto dall’hard rock quanto dal prog psichedelico, infarcito di melodie acustiche e divagazioni etniche, regalando dodici brani spirituali, autentici viaggi tra le coscienze e le incoscienze di un mondo che per la band canadese si è fermato.
Una sorta di limbo per staccarsi mentalmente ed incontrare favolosa musica settantiana, incastonata nel nuovo millennio, accompagnati dalla voce calda e profonda di Jeff Martin, legata al mito morrisoniano ma ugualmente personale ed efficace per la splendida musica proposta.
Il sound del gruppo, psichedelico e vintage, è la cosa più vicina ad uno splendido trip che possiate trovare in oggi in musica, e ridicolizza almeno la metà delle band stoner di moda in questi anni: la voce del leader incanta come sempre ma è tutta la band che, compatta, da prova di affiatamento e compattezza.
Gli anni passano, sono quasi venticinque le primavere dall’esordio omonimo, ma come sempre, quando nel lettore si infila un cd dei Tea Party, le emozioni sono sempre nuove e le soluzioni musicali perennemente geniali, facendo sì che anche questa volta il trip sia totale.
The Black Sea,The Maker, Black Roses, la splendida Brazil, Water’s On Fire, la clamorosa title-track, entrano di diritto nelle migliori produzioni di questa mai troppo osannata band che regala anche questa volta un gioiello musicale, elevandolo ben oltre le semplici catalogazioni; un album rock, che chiunque dovrebbe far suo per poi custodirlo gelosamente, almeno quelli che hanno ancora voglia di fermarsi un attimo e provare sognare …
Tracklist:
1.The L.O.C.
2.The Black Sea
3.Cypher
4.The Maker
5.Black Roses
6.Brazil
7.The 11th Hour
8.Submission
9.The Cass Corridor
10.Water’s On Fire
11.The Ocean At The End
12.Into The Unknown
Line-up:
Jeff Martin-Vocals,Guitars
Stuart Chatwood-Bass,Keys
Jeff Burrows-Drums,Percussion
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