Clare, I want to tell you, again, I love you. Our love has been the thread through the labyrinth, the net under the high-wire walker, the only real thing in this strange life of mine that I could ever trust. Tonight I feel that my love for you has more density in this world than I do, myself: as though it could linger on after me and surround you, keep you, hold you.
“The time travel’s wife” mi è stato suggerito da Alessia Esse, @endif1, la mia adorata @zikaren28 e ha ricevuto l’approvazione della mia straordinaria BBB @Sily85. Con tali raccomandazioni non temevo niente, sapevo che avrei adorato questo libro. E invece, purtroppo, sono incappata in una serie di difetti che non mi hanno permesso di apprezzare appieno il libro, e in definitiva mi hanno lasciato un po’ delusa. Forse perché lo stavo leggendo in contemporanea ad altri libri, forse perché ancora preda del book hangover di “The Winner’s Curse”, ma non sono riuscita ad amarlo.
Clare incontra Henry per la prima volta quando ha sei anni e lui le appare come un adulto di trentasei nel prato di casa. L’attrazione è istantanea, anche se in un primo momento Clare pensa che forse quell’uomo può essere un alieno o un angelo. Lo incontra di nuovo quando lei ha vent’anni e lui ventotto. Clare gli dice di sapere tutto di lui, mentre Henry non l’ha mai vista. Sembra impossibile, ma è proprio così. Perché Henry DeTamble è il primo uomo affetto da cronoalterazione, uno strano disturbo per cui comincia a viaggiare nel tempo. A volte sparisce per ritrovarsi catapultato nel suo passato o nel suo futuro. È così che incontra quella bambina destinata a diventare sua moglie quando di fatto l’ha già sposata, o che conosce sua figlia prima ancora che sia nata… Un romanzo originalissimo e sorprendente che negli Stati Uniti ha raggiunto il successo con oltre un milione di copie vendute grazie al solo tam-tam dei lettori, stregati da questa delicata quanto imprevedibile storia d’amore.
Premetto che io adoro le storie di viaggi nel tempo, mi perdo in queste situazioni incredibilmente strane e complesse. Fin da quando ho letto “Timeline” mi lascio trasportare in mondi magici e irreali e mi perdo nelle possibilità che derivano dal cambiare il passato. Pur avendo incredibilmente apprezzato l’organico intreccio creato dalla Niffenegger, che risulta coerente e meraviglioso fino alla fine, senza perdersi mai, pure mi sono sentita soffocare dai dettagli. Troppi episodi spezzettati, troppi particolari di una vita che evolve e si spezza intorno ad un incontro. Clare e Henry creano un mondo unico, una storia d’amore che davvero supera i confini dello spazio e del tempo e regala al lettore molti spunti di riflessione.
La storia è raccontata grazie ai punti di vista alternati dei due protagonisti, e resta sempre in qualche modo Clare al centro dell’attenzione. È lei che fa da fil rouge anche nei momenti più tragici, ed è lei il personaggio forte della storia. La vediamo bambina, adolescente, donna e in ogni situazione riesce a farsi coraggio e a sopportare l’attesa, l’attesa per l’arrivo di Henry, l’attesa per il suo ritorno. Clare è una donna che attende, ma non si lascia sopraffare dalla solitudine e dal senso di vuoto. È un’artista e da artista sa come convogliare la sua rabbia e le sue emozioni più intense in senso positivo. Clare non è una donna qualunque, fin da bambina sa quale sarebbe stato il suo futuro, ma in un certo qual modo riesce a plasmarlo da sé. È questo uno degli aspetti più sconvolgenti del libro, la riflessione continua tra il percorso già segnato e il libero arbitrio. Certe cose sono inevitabili, ma quanto contribuisce la nostra scelta personale?
Henry al contrario di Clare è profondamente insicuro e incerto, meravigliosamente imperfetto nel suo continuo vagabondare nei meandri del tempo. Ossessionato dal suo passato, a cui torna volontariamente per analizzarlo da qualsiasi direzione, se ne lascia soffocare, e proprio questo sarà la sua rovina. Henry sa che cosa vuol dire l’umiliazione, cosa vuol dire essere completamente solo e senza speranza. Henry soffre per la sua incapacità di essere normale. E questo è un altro tema importante, come quello del viaggio.
Non c’è niente di perfetto, ogni svolta presenta difficoltà inaudite e errori e questi errori si ripercuotono su ogni aspetto delle vite dei due protagonisti. È un libro profondamente crudele, che non lascia spazio alla felicità, o meglio la felicità arriva dai gesti più semplici e consueti. Ogni tanto ci si frange di fronte all’inevitabilità della vita dei due protagonisti eppure, ogni gesto ha un significato più profondo, ogni passo prosegue un discorso già iniziato ed inevitabilmente porta ad una conclusione terribile.
I personaggi secondari sono un di più che conferiscono un canale ulteriore di comprensione, ma in effetti sono Clare e Henry al centro della scena e a volte anche la presenza dei famigliari resta sconcertante.
Chicago fa da sfondo a questa meravigliosa storia, la città ventosa, con i suoi teatri e le sue strade trafficate, la biblioteca in cui lavora Henry e la loro casa, quella trovata dopo tanti sacrifici. E non dimentichiamo il lago, ma soprattutto la radura della villa dei genitori di Clare. Quella radura che custodisce alcune delle scene meglio riuscite della storia, quella radura da cui è cominciato tutto per Clare, e da cui prosegue per Henry. Ed è strano perché la storia scorre temporalmente in avanti per la donna ma è ricca di salti e interpolazioni per l’uomo e seppur scopriamo i tasselli che li hanno portati insieme al momento giusto, meravigliandoci ogni volta.