Desisto dal salire sul double decker 16, che arriva in Maida Vale, perché troppo pieno. Con me, sulla banchina, sono rimaste tre donne e un teenager di origini cinesi. È alto oltre il metro e ottanta e la spessa montatura nera degli occhiali spicca su tutto. Ripone lo smartphone nella tasca del pantalone beige, dopo averci smanettato per qualche livello. Ha una matita tra i denti e sui palmi delle mani, che fungono da tavolino, un album da disegno con appoggiato sopra il secondo volume di The Tiny Book of Tiny Stories di Joseph Gordon-Levitt e wirrow. Legge e disegna. Osserva le parole e le immagini sul libro e le riproduce sul blocco. Scruta gli schizzi sull’album e li riproduce ai margini del volume. Prima uno e poi l’altro. È un artista, forse uno studente d’arte. Il bus arriva. È quasi vuoto. Saliamo tutti e cinque e ci disperdiamo nella vasta scelta della seduta. Le tre signore restano al piano dell’autista, io e il ragazzo saliamo le scale e ci separiamo.
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