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Jami e Corey sono al loro primo appuntamento, si stanno conoscendo e gradendo reciprocamente quando hanno l'idea di appartarsi un po' con la macchina.
Mal gliene incoglie perché vengono attaccati da un tizio agghindato come The Phantom che uccide il ragazzo mentre lascia fuggire la ragazza.
Ricomincia la paura perché altri muoiono nella stessa maniera in cui vennero uccise le vittime del 1946.
Le indagini , affidate anche ai federali , non cavano un ragno dal buco mentre Jami assieme a un bibliotecario da sempre innamorato di lei , comincia a indagare sul film e sulle sue ispirazioni andando anche a fare qualche domanda al figlio del regista.
E qualcosa trovano ma la nonna di Jami si convince di trasferirsi in California per la loro sicurezza.
Ma non sarà così facile andarsene....
Come già si evince dalla sinossi The Town That Dreaded Sundown è il remake di una pellicola del '76 ( che purtroppo non ho visto), una di quelle produzioni viste da pochi che però ha gettato le sue ombre su molti film futuri, una specie di slasher ante litteram girato da gente specialista nel girare western.
Questo fatto di non aver visto l'originale ho l'impressione che mi abbia levato parte del divertimento anche se a quanto letto in giro il lavoro fatto su questo remake in molte parti prescinda totalmente dall'originale.
Se nel 1976 il genere slasher ufficialmente non esisteva ancora , ha senso riproporre uno slasher nel 2014 con tutta la deriva qualitativa che vira irrimediabilmente al basso nell'horror contemporaneo?
Diciamolo subito la risposta è no.
Figuriamoci un remake, il refugium peccatorum di produttori, sceneggiatori e registi in fase di stallo creativo.
Poi ti capita tra le mani un film che non gli daresti un centesimo bucato e che vedi più perché hai voglia di vedere schizzare snague e frattaglie che non altro lasciando i neuroni a nanna.
E ti accorgi che ti stai sbagliando: se quello che stai vedendo è solo uno slasher , allora ha un senso proporlo al pubblico anche nel 2014.
Per cominciare un po' di credits : in regia c'è Alfonso Gomez Rejon, un passato da assistente di Scorsese, Ephron e Inarritu , nonchè regista di vari episodi di American Horror Story e Glee, alla sceneggiatura Roberto Aguirre Sacasa , visto dalle parti di Glee e sceneggiatore dell'orrido remake del Carrie di De Palma che ha infestato i nostri schermi qualche mese fa, alla produzione c'è Ryan Murphy, ideatore di Nip /Tuck, anche lui visto dalle parti di Glee e American Horror Story per non parlare di Jason Blum , uno che ha prodotto di tutto da una decina di anni a questa parte , una specie di re Mida delle piccoli produzioni poi trasformate in denaro sonante ( un esempio? Paranormal Activity).
Come vedete è una sorta di piccola squadra , una special team unit abituata a lavorare a contatto di gomito e questo si rivela di fatto molto importante a livello qualitativo.
Diciamo subito che i meriti maggiori da riconoscere a The Town That Dreaded Sundown sono esclusivamente tecnici: è un film fottutamente bello da vedere, con una fotografia ai limiti dell'espressionismo fornita da Michael Goi ,un asso nelle sequenze notturne, un montaggio serrato ma mai asfissiante di Joe Leonard e una regia di altissimo profilo che stupisce sia ad opera di un esordiente al cinema.
Non bisogna dimenticare però l'apprendistato importante fatto dal nostro e il suo incessante lavoro in televisione ( e oggi la tv fornisce prodotti di qualità anche superiore rispetto a quelli cinematografici) che lavorerà con logiche diverse , più stringenti e che appiattiscono la creatività, ma che a conti fatti si dimostra un'ottima palestra in cui affinare lo stile.
Che in questo film c'è e ce n'è anche parecchio, tante finezze presenti in ogni dove, una macchina da presa che si muove fluida e sinuosa valorizzando sequenze che in mano ad anonimi mestieranti sarebbero state piatte e poco originali.
Insomma la grammatica registica di Alfonso Gomez Rejon riesce a riscattare una sceneggiatura che , a parte l'idea del meta remake veramente pregevole, si incarta in personaggi poco interessanti ( anche la protagonista è tratteggiata in modo un po' maldestro nonostante Addison Timlin sia brava) e in scene di raccordo assolutamente al di sotto della media in quanto a scrittura e questo rischia di penalizzare l'adrenalina che dovrebbe scorrere a fiumi nelle sequenze dei vari omicidi.
E' come se presentassimo un piatto di un grande chef facendolo servire da un cameriere un po' sgarrupato in un ristorante meno che ordinario.
Però il piatto resta buono e degno di essere non solo mangiato ma direttamente vissuto.
E questo lo si deve soprattutto all'idea del metaremake che permette di evidenziare la competenza della regia e di tutto il settore tecnico, facendo spiccare il volo a un film che altrimenti finirebbe nei cartoni delle offerte dei megastore .
Americani.
Perché da noi non si sono degnati di importarlo a differenza di tanta immondizia con cui tappezzano le sale cinematografiche nostrane.
Ritorniamo alla domanda fatta all'inizio.
Ha senso fare e/o guardare uno slasher nel 2014 ?
Se sono tutti sorretti dalle idee e dalla tecnica di The Town That Dread Sundown, beh allora ha un senso.
Un fottuto senso.
E passate a leggere ( di più e meglio ) di questo film da Lucia.
PERCHE' SI : ottima regia , ottima confezione , una protagonista brava anche se ingabbiata in un personaggio mal tratteggiato, vincente l'idea del metaremake.
PERCHE' NO : la sceneggiatura a parte l'idea di base del metaremake è deficitaria, personaggi piatti e mal delineati.
( VOTO . 7 / 10 )
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