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The "Unforgettable" Nat King Cole

Da Gerovijazz @GEROVIJAZZ
Pubblicato sabato 13 dicembre 2008
Circa un anno e mezzo fa, ancora alle prime armi con Youtube, scelsi alcuni vecchi video in bianco e nero da mettere in condivisione, più che altro per testare il sistema, convinto che non avrebbero avuto grande fortuna e diffusione, vista la loro “anzianità”.A distanza di tempo ho dovuto, con mia grande meraviglia, ricredermi e constatare per alcuni di quei video un successo veramente inimmaginabile, con decine di migliaia di fruitori. Uno in particolare: una magistrale interpretazione di Stardust da parte di quello straordinario artista che è stato Nat King Cole, ha superato addirittura i 400 mila contatti ed ha collezionato anche centinaia di commenti entusiastici.A questo punto ho deciso di ampliare ancora il numero dei fruitori proponendo quel video anche su questo blog
Constatata così la grande popolarità che gode ancora oggi questo famoso cantante ho pensato di dedicargli anche un breve omaggio rievocativo corredato di altri video.

Egli è stato uno dei cantanti più amati, un vero mito, per chi come me era ragazzo negli anni della sua maggiore popolarità. All'epoca era una star internazionale, un divo acclamatissimo, secondo per fama, forse, solo al suo amico Frank Sinatra.Molti ancora oggi conoscono le sue canzoni più popolari, le quali, una decina d'anni fa, sono state riproposte anche dall'avvenente e talentuosa cantante e pianista canadeseDiana Krallnell'albumAll for You – A Dedication to Nat King Cole trio.


Pochi però sanno che egli è stato anche un eccellente pianista jazz, il cui trio senza batteria è stato uno dei gruppi jazz più popolari fra la fine degli anni '30 e i primi anni '40.
Nathaniel Adams Coles (in arte Nat King Cole 1919-1965) nacque a Montgomery in Alabama, profondo sud degli USA, nella numerosa famiglia di un pastore protestante. La madre, musicista dilettante, curava personalmente la musica ed il coro nelle funzioni del marito, ed iniziò tutti i figli alla musica. Nat cominciò così suonando l'organo e cantando nel coro in chiesa.Nel frattempo la famiglia si era trasferita a Chicago dove all'epoca suonava al Grand Terrace Café il grande Earl Hines, e Nat che allora aveva poco più di 16 anni divenne un suo fervido ammiratore e cominciò ad imitarne lo stile e formò assieme al fratello e ad alcuni amici un proprio gruppo jazz. Le sue qualità pianistiche vennero presto apprezzate e venne scritturato da un gruppo che faceva swing gli Eddie Cole's Solid Swingers, con cui registrò anche alcuni brani. Dopo alterne vicende che lo videro finire in California, nel 1937 mise insieme un trio con Oscar Moore alla chitarra e Wesley Prince al contrabbasso, (nacque allora il Nat King Cole trio con la contrazione della esse dal cognome) e grazie ad una scrittura in un famoso locale lo Swanee Inn di Los Angeles, iniziò così un graduale e progressivo cammino verso il successo.Sembra che proprio in quel locale per la prima volta Nat abbia cominciato anche a cantare per accontentare un cliente ubriaco che chiedeva con insistenza di cantargli una canzone, quella Sweet Lorraine che diverrà poi uno dei suoi cavalli di battaglia. Forse si tratta solo di una leggenda metropolitana, anche se l'interessato non l'ha mai smentita.Mentre cresceva la fama del gruppo, che oltre a Los Angeles si esibì anche a New York e a Chicago, cresceva anche l'apprezzamento di Nat come cantante. Qui sotto l'annuncio dell'arrivo del trio al Savoy Ballroom di Harlem New York.

Nel 1943 il trio venne messo sotto contratto da una nuova casa discografica appena nata, la Capitol, con cui nacque un'intensa e fruttuosa collaborazione che durò fino alla morte di Nat avvenuta all'apice del successo nel 1965, a soli 46 anni.In quel periodo lo stile del trio venne presto imitato da molti piccoli complessi jazz dell'epoca, e nonostante la sua fama di cantante continuasse a crescere Nat continuò a lungo a considerarsi soprattutto un pianista jazz, prendendo parte a concerti del Jazz at the Philarmonic di Norman Granz oppure ad incisioni con jazzisti famosi, spesso sotto pseudonimo per motivi contrattuali.In particolare meritano di essere ricordate alcune incisioni del dicembre 1945, effettuate in trio con Lester Young al sax tenore e Buddy Rich alla batteria. Qui sotto la copertina dell' LP che acquistai più di 40 anni fa.

In anni recenti quelle incisioni, arricchite di inediti, sono state ripubblicate in CD e, a mio parere, non possono mancare nella discoteca di chi ama il jazz.
Passiamo ora ad alcuni video scelti dalla mia collezione. Il primo, del 1949, è una elegante versione di Monalisa.
La formazione non è più quella originale, nel 1947 infatti dopo 10 anni di collaborazione, Oscar Moore lascia in trio e viene sostituito da Irving Ashby, mentre al basso troviamo Joe Comfort.Oscar Moore (1918-1981) merita di essere ricordato come uno dei più influenti chitarristi jazz ed uno dei pionieri assieme a Charlie Christian dell'uso della chitarra amplificata, la madre della chitarra elettrica. Purtroppo dopo aver lasciato il trio che gli aveva dato grande popolarità, la sua carriera rimase nell'ombra e dopo anni di quasi anonimato, lasciò la musica e si ritirò a Los Angeles dove per vivere fece il muratore.Nel prossimo video del 1950 il trio è diventato quartetto,  con l'aggiunta del percussionista Jack Costanzo, ed esegue quel Sweet Lorraine di cui sopra e che rimarrà nel suo repertorio fino alla fine della sua carriera.
Segue una vivace esecuzione di Route 66 sempre del 1950, un altro straordinario successo del trio qui riproposta dal quartetto.
Il crescente successo con conseguenti films, show televisivi,  ecc., lo portò ad allontanarsi dal jazz, ma quella sua esperienza resta nella storia di quella musica.Uno dei più famosi pianisti, il “padre”dei pianisti jazz, Earl “Fatha” Hines, suo primo ispiratore, in occasione della sua morte, avvenuta il 5 febbraio 1965, per un tumore, disse di lui:
«La fortuna di Nat iniziò quando questi scoprì di avere una bella voce, molto seducente, una voce non jazzistica che faceva sognare un po' tutti, vecchi e giovani, donne e uomini. Per noi gente di jazz, il ricordo di Nat Cole resterà comunque sempre legato alle sue imprese pianistiche, al suo stile musicale che aprì nuovi sbocchi e che nobilitò l'espressione dello strumento. Per il pubblico (e anche per certi critici) invece, Nat Cole era sinonimo di bel canto, di canzone languida e orecchiabile, impeccabilmente proposta. La massa riconosceva Nat dal suo vocal: a me, invece, bastava una nota del suo pianoforte. È stato un grande pianista e un famoso cantante
Concludiamo questa pagina con un video recente in cui la figliaNatalie Colesi unisce aDiana Krallin un omaggio al padre eseguendoRoute 66

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