di JimMomo :: 4/06/2011 10:25:00 AM
La legge sulle intercettazioni - quella attuale e non quella presentata dalla maggioranza, che ha suscitato l'alzata di scudi delle opposizioni e trovato a sbarrarle la strada persino il presidente della Camera in uno dei tanti sconfinamenti dal proprio ruolo - prescrive che i telefoni di deputati e senatori non possano essere intercettati. Se intercettando una terza persona, gli inquirenti si accorgono che stanno ascoltando un parlamentare, devono subito interrompere l'ascolto; se non se ne accorgono, i nastri e le trascrizioni devono essere distrutti. Per utilizzarli, invece, devono chiedere l'autorizzazione alla Camera di riferimento. Nessuna inchiesta mi risulta sia stata aperta nei confronti dei pm milanesi, né da parte di altre procure né da parte del Csm. Dell'abuso commesso all'interno della Procura di Milano (ed è difficile sostenere che si sia trattato di un errore, perché non stiamo parlando della voce anonima di un parlamentare qualsiasi) non risponderà ovviamente nessuno.
Ci si illude - molti in buona fede anche nel centrodestra - che il protagonismo politico delle Procure sia dettato dall'"anomalia" Berlusconi. Ce l'hanno con lui. Una volta fatto fuori, tutto tornerà normale. La vera anomalia, invece, è la politicizzazione dei magistrati e sopravviverà a Berlusconi, anche se in pochi sembrano rendersene conto. E' un'anomalia che non inizia con Berlusconi e non finirà con lui. Altri leader del campo moderato prima di lui, come Craxi e Andreotti, sono stati sottoposti ad una persecuzione mediatico-giudiziaria e girotondina. Attacchi che subirà anche chi verrà dopo di lui, senza però avere le risorse finanziarie e il consenso politico che può mettere in campo Berlusconi per resistere. Se uscirà sconfitto, pur con tutti i suoi mezzi, quale altro leader politico sarà in grado di resistere? Se non andranno in porto in questa legislatura (ed è molto probabile) certe riforme, dopo Berlusconi rischiamo di ritrovarci con una classe politica completamente sotto ricatto, soggiogata ad un vero e proprio contropotere, tecnicamente antidemocratico e golpista, esercitato non dalla "Giustizia" ma da un pugno di magistrati politicizzati. Che impediranno qualsiasi riforma li riguardi, renderanno impossibile governare a qualsiasi leader moderato e terranno in ostaggio la sinistra.
E' di circa una settimana fa, inoltre, la notizia di un altro clamoroso abuso. Il tribunale di Bari infatti ha dichiarato inutilizzabili 11 mila intercettazioni (11.000!) perché non motivate dalle autorità giudiziarie come prescrive la legge. Il procuratore che le dispose, Michele Emiliano, nel frattempo ha fatto carriera. In magistratura? No, in politica. Oggi è sindaco di Bari. All'epoca aveva affidato le intercettazioni a un soggetto estraneo alla polizia giudiziaria senza chiedere la necessaria autorizzazione. Ebbene, dopo dieci anni (10 anni!), dopo che i testi di quelle intercettazioni sono finiti su tutti i giornali, rovinando la reputazione degli intercettati, adesso viene fuori che sono intercettazioni illecite e che non possono essere utilizzate come elementi di prova nei processi.
Soldi dei contribuenti letteralmente buttati dalla finestra. Di nuovo, chi paga? E il danno ingiustamente inflitto agli imputati, che in assenza di prove valide saranno probabilmente assolti? E se per caso fossero colpevoli, al danno si aggiungerebbe la beffa di una giustizia negata, per colpa di quei magistrati. Ma dell'abuso commesso dalla Procura nei confronti degli imputati, del denaro pubblico sperperato e dell'eventuale giustizia negata, non risponderà nessuno. Ecco perché è necessaria, direi urgente, una legge severissima sulla responsabilità civile e penale dei magistrati. Il fatto poi che le intercettazioni illegali siano state ammesse nelle udienze preliminari dimostra quanto la magistratura giudicante (soprattutto i gip) sia praticamente indistinguibile da quella inquirente, persino in presenza di evidenti violazioni della legge da parte di quest'ultima. Ed ecco perché è necessaria e urgente la più netta separazione delle carriere.
A questo punto, di fronte a tali e tante evidenze, a tanti e tali abusi, che minacciano l'ordine democratico, chi continua a opporsi a queste riforme o è in malafede o non ha la benché minima nozione dei principi su cui si fonda una democrazia liberale.
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