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The Unwritten #8: Carey, Gross e la verità dietro le storie

Creato il 26 agosto 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

The Unwritten #8: Carey, Gross e la verità dietro le storie   Vertigo The Unwritten RW Lion Peter Gross Mike Carey Dean Ormston The Unwritten #8: Carey, Gross e la verità dietro le storie   Vertigo The Unwritten RW Lion Peter Gross Mike Carey Dean Ormston Il Fables di Bill Willingham, nel 2002, partì dall’ipotesi che le fiabe derivassero da una realtà alternativa connessa al nostro mondo, per proporre una divertente mitologia basata sull’attualizzazione di personaggi immaginari. Quando nel 2009 e hanno dato il via a The Unwritten, l’impressione è stata di una comunanza di ispirazione con il lavoro di Willingham: la trama pareva puntare all’idea che Tom Taylor, il protagonista, fosse il mago di un fantasy catapultato sulla Terra degli anni 2000.
Ma il duo responsabile di Lucifer aveva in mente tutt’altro, e The Unwritten è cresciuto fino a diventare una meditazione ben più profonda sulle conseguenze dell’immaginazione, con interessanti ribaltamenti concettuali fra ciò che normalmente riterremmo reale e ciò che di solito releghiamo al dominio della fiction. Si potrebbe citare la disillusa meditazione che fa Richie Savoy, il vampiro alleato di Tom, a proposito del genere umano:

La verità non è il loro habitat naturale. È un mondo freddo, duro e cattivo, in cui puoi morire in un istante per sputtanamento mediatico. Storie. È nelle storie che viviamo.

I racconti, sotto certe condizioni, prendono consistenza, secondo un meccanismo di retroazione per cui ciò che è narrato diviene più solido e definitivo di ciò che è.

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La cifra peculiare delle avventure di Tom Taylor è proprio nell’equilibrio fra dinamiche di trama e giochi con gli elementi della trama stessa: l’universo narrativo parte con l’essere contesto, per tramutarsi in strumento, man mano che il protagonista diviene più conscio delle sue regole interne. Per dirla in termini teatrali, è una costante e progressiva rottura della quarta parete, operata mantenendosi sempre e saldamente all’interno della rappresentazione.
Due esempi in questo ottavo volume: per raggiungere la sua Lizzie Hexam, finita nel regno dei morti, Tommy è costretto a entrare in una storia adiacente all’Ade. Ci riesce leggendo un opportuno racconto in un luogo favorevole al passaggio: si immerge nella narrazione, potremmo dire. E per riportare la propria amata al nostro mondo sfrutta le caratteristiche dello scenario in cui si trova: utilizza, ovvero rappresenta il mito di Orfeo per crearsi una via di fuga.

Quello che più colpisce del lavoro di Mike Carey è la lucidità che sorregge il viaggio di Taylor: si è partiti da regole di base poco definite, e ogni nuovo tassello aggiunto al puzzle, pur definendo sempre meglio la logica del gioco, non ha mai chiarito per intero il contesto, ma non ha mai nemmeno dato l’impressione di navigare alla cieca.
Lo stato di salute della serie trova conferma nella tridimensionalità delle comparse e nei due comprimari già presenti nel volume precedente, una sempre più diretta Didge Patterson e l’irascibile “coniglio” Pauly Bruckner, che sanno prendersi i loro spazi e tengono la scena quasi più dei protagonisti. Si aggiunga il bell’horror a tinte noir che fa da intermezzo, tutt’altro che fine a se stesso, alla trama principale.

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Luci e ombre per i disegni di Peter Gross.
La buona disposizione delle vignette, che sottolineano bene i momenti della storia, non nasconde la povertà di dettagli, specie per gli sfondi, mentre i personaggi, in particolar modo quelli antropomorfi, risentono di una certa legnosità, quasi a voler sottintendere il loro ruolo di burattini della narrazione. L’effetto finale è un incrocio fra Steve Dillon e Jeff Lemire, non spiacevole, ma nemmeno memorabile. Efficace l’apporto di Dean Ormston, alle rifiniture per la parentesi dedicata agli zombie: le linee si ammorbidiscono e diventano più spesse, rendendo con buona sintesi la putrefazione dei morti viventi raccontati, e aggiungendo quindi valore all’impostazione di Gross.

Orfeo agli inferi conferma The Unwritten come uno dei migliori prodotti Vertigo degli ultimi anni, con un ritmo che si mantiene alto dalla prima all’ultima pagina. E a proposito della splash page conclusiva: è uno dei colpi di scena più gustosi che sia dato ricordare, da molto tempo a questa parte.

Abbiamo parlato di:
The Unwritten 8 – Orfeo agli inferi
Mike Carey, Peter Gross, Dean Ormston
Traduzione di Susanna Raule
RW Lion, luglio 2014
brossurato, 180 pagine, colore – 14,95 €
ISBN: 9788868733445

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