Racconto breve illustrato, questo The Viewer, interamente basato sulla ricerca della suggestione, costruita attraverso la tensione fra lo scarno testo di Gary Crew, fatto di allusioni e indefinitezza, e le dettagliatissime illustrazioni di Shaun Tan, che comunicano la concretezza e la fisicità del misterioso oggetto al centro della storia. Il visore del titolo è un manufatto dall’aspetto antiquato che mostra la storia del nostro pianeta: la comparsa della vita e la caduta di molte civiltà che l’hanno abitato. Mostra immagini dal passato, che catturano il protagonista, e da un possibile futuro, che invece lo spaventano.
Ma da dove vengono quelle immagini così realistiche?
Da dove viene quella strana macchina che mescola design retrò e funzionalità futuribili?
E che cosa mai inquieta Tristan mentre usa il visore?
Che cosa inquieta noi, che leggiamo questa storia?
The Viewer scorre illustrazione dopo illustrazione, senza spiegazioni, senza fornire una logica degli eventi, soprattutto senza fornire giustificazione del finale. È proprio questa assenza (naturalmente cercata dagli autori) che inquieta.
Questa assenza inquieta perché riferisce in fondo un vuoto di senso e noi, come esseri umani, fuggiamo il vuoto di senso: il cervello si mette in moto per riempirlo, trovare spiegazioni tentando di incastrare elementi dell’opera. Ma, in casi come questo di The Viewer, che non offrono elementi di appiglio ma solo suggestioni, la nostra spiegazione non può tranquillizzarci, perché è una spiegazione giocoforza costruita nel nostro mondo, il mondo esterno alla storia, che potrebbe benissimo essere falsa nel mondo interno alla storia.
Per sfuggire l’inquietudine dobbiamo uscire dall’opera e confrontarla con la realtà, calarla nel tempo reale, violando il contratto fondamentale con l’opera, che stabilisce di credere all’opera (un po’ come quando, davanti a un film dell’orrore, ci ripetiamo che è solo un film, che quelle cose mica accadono nel mondo reale).
La ricerca di spiegazioni spinge a una seconda lettura, che diventa una caccia al particolare prima trascurato. L’occhio si sofferma sugli infiniti dettagli dei disegni, cerca indizi, figure ricorrenti, schemi, come di fronte a segni magici che definiscono un incantesimo (ciò che non comprendiamo, alla fine, è sempre magico, perché al di fuori del nostro controllo). Tentando di incastrare i pezzi, trasformiamo l’esperienza di lettura in un mistery nel quale noi siamo gli investigatori; ma in questo caso ci troviamo con elementi in esubero e vuoti nella ricostruzione.
È questo che rode la nostra mente ed è questo che ci trascina dentro la storia, dentro il suo mondo. Mondo che non è il nostro e nel quale ci muoviamo come nei sogni, senza poter contare su alcuna certezza o convenzione. E per quanto le parole di Crew suonino inoffensive, per quanto le illustrazioni di Tan offrano tutti i dettagli che l’investigazione minuziosa richiede, ci perdiamo, perché il cervello si perde nel particolare, senza riuscire a ricostruire lo schema generale degli eventi.
Per questo il fascino della lettura si estende oltre la chiusura del libro; in questo, alla fine, sta il fascino della lettura di libri come The Viewer.
Abbiamo parlato di:
The Viewer
Gary Crew, Shaun Tan
Traduzione di Irene Pepiciello
Elliot Edizioni, 2012
36 pagine, brossurato, colori – 16,00 €
ISBN: 9788861922914
Riferimenti:
www.shauntan.net
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