Rebecca, quindicenne, sta girando un documentario inerente la sua famiglia e raccoglie in video le confidenze della madre che proprio prima della sua nascita, , per amore, aveva troncato i rapporti con i suoi genitori e futuri nonni di Rebecca e Tyler, di due anni più piccolo.
Ora i nonni hanno espresso il desiderio di vedere i nipoti, la madre ha bisogno di riposo per concedersi una crociera con il suo nuovo compagno, così Rebecca e Tyler vengono messi su un autobus e vanno a stare qualche giorno da quei nonni che non hanno mai conosciuto.
Rebecca è sempre con la telecamera accesa e si trova a documentare le stranezze di una coppia di anziani appena appena sopra le righe.
E ne succederanno delle brutte...
Oggi avrei dovuto parlarvi di Everest, che c'ho la recensione proprio qui sulla punta della lingua ma ieri morivo dalla voglia di vedere il nuovo di M. Night Shyamalan e così stamattina mi scappa urgentemente di parlarne.
C'è stato un periodo in cui ho nutrito una forte ammirazione per M.Night Shyamalan alla luce dei suoi primi film. Poi qualcosa si è rotto , sarò stato io che ho cambiato gusti o lui che si è semplicemente bevuto il cervello ( e a giudicare da quello che si dice e si pensa in giro, la seconda che ho detto) e il suo nome è diventato garanzia di disastro annunciato.
Almeno fino a questo The Visit, salutato come un graditissimo ritorno alle radici da parte del nostro.
All'horror.
Appunto.
Il secondo indiano più famoso di Hollywood (anni luce dopo Hrundi V. Bakshi di Hollywood Party) si mette nelle mani di Jason Blums, vero guru del cinema a basso costo ed alto incasso in ambito horror e ci consegna un found footage in piena regola , costato cinque milioni di dollari ( il massimo budget che viene concesso da Blums ai film della sua factory ) e che nei soli USA ne ha portati a casa più di 65 rivelandosi un vero affare per i produttori e un'incoraggiante pacca sulle spalle per il regista e sceneggiatore che , diciamola tutta, erano anni che non azzeccava un progetto degno di questo nome.
Ecco, la vox populi ci parla di un grande ritorno alle origini e di un film che ci consegna di nuovo il talento di un regista che si era perso durante gli anni.
Io non faccio parte della vox populi, la mia voce conta meno di zero, ma mi permetto di non essere così soddisfatto di questo suo ritorno al genere natìo.
Come dicevamo prima The Visit è un found footage in piena regola, girato con tutti i crismi del genere, tecnicamente non fastidioso perché , a parte qualche momento piuttosto concitato, evita l'effetto mal di mare con la telecamera sempre ben salda, forse anche troppo .Anzi qualche volta c'è l'impressione che come found footage sia un po' troppo scritto e rifinito per evocare veramente quell'orrore di cui vuole fregiarsi.
E qui mi viene da pensare che M. Night Shyamalan si sia approcciato al genere come un ragioniere, lavorando su pesi e contrappesi, equilibrando il tutto usando una sorta di bilancino di precisione.
Insomma mi gira un found footage come un professorino che debba rimarcare la sua bravura,la sua superiorità e la sua tecnica al cospetto di tanti mestieranti che hanno già detto la loro in questo campo.
Non si sporca il nostro con la logica di genere e perde nettamente il confronto ad esempio con un Barry Levinson che , con il vibrante The Bay, un paio di anni fa si era messo ventre a terra sbucciandosi gomiti e ginocchia per dire la sua nello stesso genere in cui ora si è cimentato il regista di origine indiana.
E parliamo di un settantenne che in bacheca ha anche un Oscar vinto, mica pizza e fichi.
Per essere un found footage la recitazione è di buon livello ma si ha l'impressione che il meccanismo orrorifico non sia oliato a sufficienza, scricchioli vistosamente facendo arrivare il colpo di scena un pochino troppo presto nell'economia del racconto ( siamo lontani dai finali shyamalaneschi in cui la rivelazione nell'ultimo minuto di film ribaltava tutto) e non riuscendo a evocare tutta quella paura e quell'inquietudine che per esempio riusciva a garantire un piccolo cult come The taking of Deborah Logan ( sottogenere vecchia che sbrocca durante la notte).
E poi non riesco a passare sopra un'incongruenza narrativa che a me sembra gigantesca: ma chi metterebbe su un autobus i propri figli per mandarli da nonni con cui non ci si parla da quindici anni senza neanche contattarli?
Altra cosa che mi ha lasciato piuttosto perplesso è la ricerca continua, direi al limite dell'ossessione del bilanciamento tra orrore primigenio, dramma familiare, romanzo di formazione, commedia e fiaba ( la nonna che vuol mettere nel forno la nipote) a cui assistiamo durante tutto il film.
Vogliamo poi parlare di quel ridicolo rap finale, quasi a voler fare i simpatici a tutti i costi?
Sicuramente meglio rispetto alle sue ultime uscite, The Visit spero che rappresenti un nuovo punto di partenza per un regista che prometteva molto e che per ora non ha mantenuto.
Per quanto mi riguarda è cinema ombelicale, M.Night Shyamalan riguarda se stesso e cerca di rimettersi in gioco, ma non voglio essere scettico per partito preso.
Lo aspetto fiducioso alle prossime prove.
PERCHE' SI : buon livello degli attori, la telecamera non balla più di tnato, la cosa migliore di M.Night Shyamalan degli ultimi anni.
PERCHE' NO : confezione troppo luccicante e inadatta al genere, meccanismo orrorifico non oliato a sufficienza, il colpo di scena arriva un po' troppo presto.
LA SEQUENZA: il momento in cui i ragazzi vengono a conoscenza della verità...
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Ennesimo found footage che presta il fianco a numerose critiche.
Eppure ha avuto rimarchevole successo.
M.Night Shyamalan si doveva mettere nelle mani di Jason Blums per tornare al successo.
Ora lo aspetto fiducioso.
( VOTO : 5,5 / 10 )