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The visit

Creato il 15 dicembre 2015 da Jeanjacques
The visit
C'era un tempo in cui ero un ragazzino innocente e incauto, un tempo in cui per sbaglio in tv vidi un film intitolato Il sesto senso. Un film che mi inquietò e che mi piacque moltissimo, forse uno dei primi film 'seri' che ho iniziato a vedere e che mi ha fatto scoprire come il tema dell'orrore, del raccapriccio, poteva nascondere al proprio oscuro interno molti altri significati. Passarono gli anni e al cinema estivo del mio paesino vidi Signs, altro film che mi piacque moltissimo e, un anno dopo, comprai alla cieca il dvd di Unbreakable, poiché sapevo che era stato diretto dallo stesso regista degli altri due - da quel film poi nacque anche la mia passione per i fumetti, ma questa è un'altra storia, come direbbe Michael Ende. Quel regista era Manoj Night Shyamalan, che riuscì a folgorarmi in maniera incredibile con The village, divenendo nei primi anni della mia adolescenza uno dei miei cineasti preferiti. Poi? Beh, diciamo che la sua stella sembra essersi offuscata, incassando un flop dietro l'altro, tanto che qui nella blogsfera non lo si chiama più col suo vero nome. Alcuni lo chiamano Shiabadà, altri Shallallà, io invece ho optato per Shallallalapolly, in ricordo di una vecchia marca di bambole di cui vedevo la pubblicità in tv e che trovavo letteralmente odiose. Eppure, nonostante il poveraccio non ne imbrocca più una da tempo, io non ho mai smesso di credere in lui e nel suo (apparentemente scomparso) talento, e per certi versi attendevo con una certa ansia questo suo ultimo film.

Loretta è una madre separata che non parla da anni coi suoi genitori, rei di non aver accettato la sua relazione col padre dei suoi figli. Un giorno, poiché deve partire per una crociera col suo nuovo uomo, manda i figli Rebecca e Tyler in vacanza per una settimana dai nonni, che non hanno mai conosciuto. Ma qualcosa sembra andare storto...

Uno cerca di iniziare la visione con tutte le buone intenzioni del mondo, quando vede spuntare il logo della Blumhouse. Per chi non lo sapesse, quella è la casa di produzione gestita da Jason Blum, ex venditore porta a porta che è diventato col tempo produttore cinematografico, investendo parte del suo denaro in rare scoperte (vedasi cose belle come The reader o Whiplash) e in tanti horrorini estivi che solitamente intasano le proposte estive, che sembrano diventati la sua fissa da quando ha ignorato i diritti di The Blair witch project, rifacendosi poi con Paranormal activity. La formula per gli horror sembra essere sempre la stessa: poco budget e devono fare schifo. Non schifo per via del gore, quanto per la qualità tecnica e tematica. Il pensare quindi che l'indianone avesse compiuto quella che doveva essere una sua sorta di 'rinascita' proprio con questo tizio qui, beh... diciamo che mi ha fatto abbassare le aspettative di molto. Molto di più del sapere che il film avrebbe trattato, fondamentalmente, di una coppia di nonni che schiumano - le parodie su internet si sono sprecate. Girato poi con la tecnica del found footage, che a parte per dei piccoli esempi felici come Cloverfield e Chronicles, non mi ha mai fatto impazzire, ma speravo che in qualche maniera lui riuscisse a fare proprio anche questo. E per qualche strana volontà divina, strano a dirsi, ce l'ha fatta. Forse l'allontanarsi dai blockbusteroni di Hollywood e dai grandi budget deve avergli giovato perché, nonostante la presenza di alcune minchiate che ultimamente sembrano essere diventate un suo marchio di fabbrica - oppure ci sono sempre state, solo che col tempo è diventato sempre meno bravo a nasconderle - la visione procede. Ci sono gli inevitabili punti morti che caratterizzano i film di questo tipo, certe scene di cui si poteva fare benissimo senza ma, cosa importante, riesce a creare tensione. Ci sono un paio di scene che, pur non avvicinandosi ai livelli di It follows, in assoluto il film che mi ha maggiormente inquietato negli ultimi mesi, riescono a trasmettere un certo disagio. Tutto è apparentemente giocato sull'ambivalenza dei due nonni e su quello strano magone al quale la senilità, un mondo apparentemente così lontano ma al quale siamo tutti destinati, sembra essere direttamente collegata. Da qui il disagio creato da certe scene. Ma il film dimostra, fra le righe, di essere più di questo. Lo dimostra zoppicando un poco, offrendo un coprotagonista davvero odioso e un canovaccio iniziale poco plausibile (una che manda i figli da delle persone che non vede da quindici anni merita proprio l'Oscar come madre dell'anno), ma alla fine quello che ne viene fuori è un ritratto sul dolore e la perdita, e sul rancore che essa comporta. Tutti i protagonisti sono stati resi in quella maniera perché è stato tolto loro qualcosa dalla vita e il twist finale, un must nei film dello Shyamalan migliore, è in perfetta sintonia con questa tematica. Che nonostante la confezione mock e dei momenti involontariamente comici, porta a casa un risultato abbastanza soddisfacente e offre una scena finale da che sola vale tutta la visione, nella sua spoglia e rudimentale semplicità. Non so se si tratta di una vera e propria rinascita, perché i primi film di questo autore sono davvero un ricordo lontano, ma possiamo dire che sta cercando di fare del suo meglio per tentare di risalire la proverbiale china. Forse ci vorrà un poco di tempo, ma io sono fiducioso. Del resto, se è riuscito a portare a casa il risultato con un film simile, che aveva tutte le carte in regola per essere la buddhanata dell'anno, è possibile che un giorno, forse purtroppo non troppo vicino, riesca a stupirci di nuovo. Io voglio crederci, anche se non so se sono spinto dalla speranza o dal masochismo...

Oggi poi sono stato a pranzo da mia nonna. Credo mi sarà difficile per un po' guardarla con gli stessi occhi di prima...

Voto: 

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