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The Walking Dead – dal quarto al sesto

Creato il 13 dicembre 2010 da Elgraeco @HellGraeco

The Walking Dead – dal quarto al sesto

Togliamoci subito il pensiero. The Walking Dead è una serie che è come una zampogna: gonfiata ad arte.
Suona un pochettino, poi stona. Poi le devi dare fiato di nuovo. E infine tace. Ci sono pochi morti viventi, tanti umani pessimi e sciocchi, tante speranze sopite e, soprattutto tante, troppe chiacchiere.
Lo paragonano a Lost. Ma dove?
Ma almeno ve li ricordate i primi sei episodi di Lost? Lasciate perdere la lotta tra bene e male, il tappo della bottiglia e il fumo. Mi riferisco a quando ancora andava forte la teoria di Walt Disney
Ma quale confronto volete mettervi a fare?
Hanno licenziato gli sceneggiatori di TWD? Forse è vero, forse no. Una cosa, però, pare indubbia: sono finiti i soldi. E il sesto capitolo si chiude in pessima CGI. Il BOOOM! delle esplosioni, un tempo, stava a giustificare un budget stratosferico. Perché le esplosioni erano vere. E se ti mettevi a farle, come le fece George Miller nel deserto australiano, dovevi far saltare la terra.
Oggi, invece, le esplosioni pixellate rappresentano il portafogli vuoto, con tanto di eco disperata.
E, ok, vi voglio bene quando dite sì, però, se mettiamo TWD al confronto con le altre cagate zombesche che girano oggi, e soprattutto con quelle vampiresche, TWD è un capolavoro. E sono anche d’accordo con voi.
Ma questa è una scorciatoia. Facile e scomoda.
E non è la verità.

[parecchi spoiler]

The Walking Dead – dal quarto al sesto

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Tony Soprano

Ormai mi sono inimicato anche Norys, per cui accennerò soltanto, alla epidemia che pare aver sterminato i doppiatori italiani. Sono rimasti in quattro. Sono sempre loro e sembra sempre di avere a che fare con Tony Soprano, su qualunque canale ci si sofferma. Sempre lui. Sempre. Solo che, stavolta, Tony è un vecchiaccio hippie col cappello da pescatore.
La pesca… pare essere una cosa importante, adesso, più che lavare i panni come facevano le massaie, strofinandoli su assi di legno. Cosa che le laureate di ‘sto telefilm detestano fare. La pesca è importante per una decina di minuti. Poi muore insieme al personaggio.
A pensarci, sembra perfetta come cosa.
E uno si aspetta di rivedere il magnifico Merle Dixon, che non ci arriverà mai a prendere il seghetto, così come lo avevi lasciato nella terza puntata. Ma non solo lo afferra e perde un fottio di sangue, ma sparisce come Rambo, senza neanche un fiato, senza dire neppure: “Lasciami stare, o ti scateno una guerra che neanche te l’immagini. Lasciami stare.”
Dato che c’è anche un Vice-sceriffo, sarebbe stata un’inside joke da antologia. Invece niente.

The Walking Dead – dal quarto al sesto

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L’orologio, questo sconosciuto

I latinos che fanno la finta gang, ma in realtà sono infermieri che danno la pappa ai vecchietti, sono fantastici. Tutta la strategia dello sceriffo (vice) fa ridere, ma loro, i latinos, che se ne vanno in giro in macchina smaltata in mezzo a due milioni di zombie, sono mitici. Il ribaltamento di prospettiva ci sta, così come la loro umanizzazione. I manager e i figli di papà sono scappati lasciando gli anziani a patire una morte orrenda. I delinquenti sono rimasti perché, quando il mondo è finito, si sono scoperti umani. Geniale, dico sul serio.
E mentre i nostri fanno i cowboy ad Atlanta, gli altri allegri campeggiatori, con un miliardo di zombie a qualche chilometro di distanza, se ne stanno allegri intorno al falò a dissertare con Tony Soprano, il vecchiaccio, chiedendogli come mai ogni giorno carica l’orologio da polso alla stessa ora.
Vabbé che siete americani, dico io, ma non lo sapete che esistono ancora gli orologi a carica manuale? Ma che, i giapponesi vi hanno fottuto il cervello con le loro diavolerie digitali?
Allegria wagneriana intorno al fuoco e si scatena l’attacco. Secondo me è stato Merle, ma non lo dice nessuno, neppure gli sceneggiatori.
Ma dove sei finito, Merle?
Amy (Emma Bell) viene morsa e, in capo a qualche ora, si trasforma in zombie. Una zombie stupenda, biondissima, ma non è questo il punto.
Il punto è che, per qualche istante, ho creduto sul serio che potessi essere esaudito, nel mio desiderio di spostare il focus sugli zombie, più che sugli scemi umani rimasti. Perché gli umani li conosco, gli zombie ancora no.
Grandissimo trucco per Amy, fasi di resurrezione credibili anche se non dettagliate come avrei voluto. Mani che si muovono, ritorno alla vita che provoca quasi stupore. Ma c’è la sorella, laureata, prontissima, dopo averla commiserata per un po’, a troncarle la testa, così. Tanto Amy non è più lei, no? Ma a questo, ci arriviamo tra un po’.

The Walking Dead – dal quarto al sesto

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Lo scavafosse un po’ profeta

Breve accenno al visionario scavafosse. A lui e al bunker, nella puntata successiva, si devono le presunte suggestioni lostiane.
Anche l’insolazione può rendere profeti. Questo è quello che è sembrato passare per la mente degli sceneggiatori. Non è un’impresa, infatti, prevedere un attacco di zombie, né prevedere che ci saranno tanti morti. E allora, cosa resta?
Niente. Anche qui. Una breve parentesi di malattia. Lo scavafosse è stato morso… E uno, sempre lo stesso, si ritrova a pensare, Vabbé, Amy me l’hanno uccisa. Peccato, perché era caruccia… adesso vediamo questo tipo qua che fa.
A parte vomitare, ed essere abbandonato sul ciglio della strada come un cane, d’estate, non fa molto altro. Chissà se è morto davvero. Ho i miei dubbi. Caratteristica dei buoni profeti, ma anche di quelli di sventure, è di ritrovarseli tra le palle in ogni dove e nei momenti meno opportuni. Tornerà, lo sento.

The Walking Dead – dal quarto al sesto

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Lanterne lucette rosse

Molto interessante, si fa per dire, sapere come il vice-sceriffo è stato abbandonato all’ospedale dal suo migliore amico sempre più stronzo. Che vorresti ammazzarlo, tanto si sta rendendo odioso.
Ma, dulcis in fundo, arriva il bunker. E qui, al di là delle reazioni più o meno credibili del gruppo che, ricordiamolo, ha deciso di intraprendere questo viaggio fidandosi esclusivamente dell’istinto del vice-sceriffo e su nessuna altra base logica, mi interessa una scena in particolare, che è tutto e niente: rappresenta il modo in cui si tirano le somme in TWD.
I vivi hanno il cervello blu, pieno di lucette bianche. Gli zombie ce l’hanno invece rosso, ma solo un pochettino, con lucette intermittenti di uguale colore. Anche i bambini sanno che le lucette blu sono i buoni, quelle rosse sono i cattivi.
Zombie uguale cattivi. BUM! colpo in testa. E finisce la storia.
È scandaloso, ma il momento più bello è pregnante di questo breve telefilm, quello che può dare senso a tutto, viene risolto con una simulazione al computer, un supercomputer, sullo stile de La Regina Rossa. Cioè, ‘sti tipi qua, ‘sti scienziati del bunker studiano gli zombie, senza avere degli zombie? Senza la materia prima?
Siccome sono cattivi, gli zombie, perché colorati di rosso, e perché funziona solo una parte del cervello, allora è giusto tirargli una pallottola in testa?
Ma che roba è?
Basta così. Davvero.

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