Negli ultimi anni il filone degli "Zombie Movies" è stato sfruttato fino all'abuso e non si contano nemmeno più i remake delle vecchie glorie o i nuovi film di genere che cercano di dire la loro, talvolta rinnovando (ma più spesso dissacrando). La verità è che non è facile dare al pubblico qualcosa che non sappia di vecchio quando si parla di zombie, dal momento che quasi 50 anni sono passati dal primo vero capolavoro del genere "La notte dei morti viventi" del genio George Romero e che tutti i film successi ne hanno tratto piena ispirazione. In sostanza, si potrebbe dire che stiamo parlando di una vena esaurita, che di tanto in tanto, in occasione di qualche film girato da un regista capace e largamente citazionista, sanguina ancora: basti pensare all'ottimo "L'alba dei morti dementi" Di Edgar Wright, che trova il suo punto di forza nell'ibridismo tra horror e commedia, o al fenomenale "Diary of the dead" (ma si parla sempre di Romero - che dimostra di sapersi rinnovare-, quindi è scontato che sia un capolavoro, dopotutto parte tutto da lui). Ma proprio quando si pensava che sarebbe stato difficile vedere qualcosa di nuovo relativamente al filone "Zombie" ecco che emerge dalla nebbia, tre anni dopo "The Mist", l'eclettico regista de "Le ali della libertà" e "Il miglio verde", Frank Darabont, con un ambizioso progetto televisivo: la trasposizione sul piccolo schermo della fortunata serie di fumetti "The walking dead", scritta da Robert Kirkman e illustrata (dire "straordinariamente" sarebbe riduttivo) da Tony Moore e Charlie Aldrad. Il progetto ha richiesto tempo e parecchio denaro, ma finalmente lo scorso 31 ottobre, dopo aver creato una grandiosa aspettativa, è stata trasmesso sul canale AMC la puntata pilota e il giorno dopo è approdata sul canale stellitare FOX qui in Italia. Che dire, Darabont è riuscito nel tentativo: fin dai primi minuti si capisce quanto siano validi gli strumenti impiegati, la regia è guidata con rara maestria e valorizza i momenti più intensi con un sapiente uso del primo piano e del campo lungo (d'obbligo, quando bisogna mostrare la devastazione postapocalittica, e qui le scenografie sono a dir poco sbalorditive, il tutto è condito da una fotografia di altissimo livello, il che lascia ben poco da dire sulla qualità che ormai le serie televisive riescono a raggiungere. La storia è semplice ma di grande effetto: il vicesceriffo Rick Grimes rimane vittima di una sparatoria e viene ricoverato in ospedale, risvegliandosi dal coma due settimane dopo e trovando intorno a sè la devastazione creata dall'improvviso ritorno in vita - inspiegabile- dei morti; il pilota introduce lo spettatore nell'universo creato da Kirkman e adattato da Darabont, che ha sapientemente modificato la trama senza stravolgerla e infondendoci buona parte della sua passione per il cinema di genere. Ma cos'è che rende "The walking dead" un prodotto differente rispetto ai banali- spesso anche se non sempre- zombie movies che circolano ora più che mai? già dal primo episodio emerge qualcosa che spesso viene sacrificato per dare spazio alla violenza gratuita: la forte caratterizzazione dei personaggi e le loro debolezze; qui più che mai affiora l'umanità dei protagonisti e viene ispezionato il lato più ambiguo dell'universo zombie: fin da subito non percepiamo i morti viventi come mostri disgustosi, ma come creature pietose, cui viene data grande importanza e si arriva quasi ad affezionarcisi, espediente che finora solo Papà Romero era riuscito ad utilizzare efficaemente nel suo "La terra dei morti viventi" e che ora Darabont ha rispolverato ottenendo l'effetto desiderato. E' merito della sua abilità registica e della colonna sonora azzeccatissima, che porta spesso a momenti altissimi e profondi. naturalmente non manca l'elemento vagamente splatter, ma anche in questo caso Darabont non abusa della violenza, occultando i particolari più macabri quando serve ma mostrando il sangue nei momenti giusti, in maniera elegante e senza disgustare. In poche parole "The walking dead", pur essendo una miniserie di sole sei puntate, è in grado di avvicinare al genere anche chi non ne è un grande appassionato e può rivaleggiare con la stragrande maggioranza dei film per il grande schermo in circolazione, non avendo nulla da invidiare, anzi. Infine il cast è stato accuratamente selezionato e si può notare la piacevole presenza di Sarah Wayne Callie (la Dottoressa Tancredi di Prison Break). Si può dire una cosa sola a questo punto: se, come è stato anticipato, il pilot non è che la punta dell'iceberg e di sola funzione introduttiva, non ci si può che aspettare il meglio. Da brivido.
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Negli ultimi anni il filone degli "Zombie Movies" è stato sfruttato fino all'abuso e non si contano nemmeno più i remake delle vecchie glorie o i nuovi film di genere che cercano di dire la loro, talvolta rinnovando (ma più spesso dissacrando). La verità è che non è facile dare al pubblico qualcosa che non sappia di vecchio quando si parla di zombie, dal momento che quasi 50 anni sono passati dal primo vero capolavoro del genere "La notte dei morti viventi" del genio George Romero e che tutti i film successi ne hanno tratto piena ispirazione. In sostanza, si potrebbe dire che stiamo parlando di una vena esaurita, che di tanto in tanto, in occasione di qualche film girato da un regista capace e largamente citazionista, sanguina ancora: basti pensare all'ottimo "L'alba dei morti dementi" Di Edgar Wright, che trova il suo punto di forza nell'ibridismo tra horror e commedia, o al fenomenale "Diary of the dead" (ma si parla sempre di Romero - che dimostra di sapersi rinnovare-, quindi è scontato che sia un capolavoro, dopotutto parte tutto da lui). Ma proprio quando si pensava che sarebbe stato difficile vedere qualcosa di nuovo relativamente al filone "Zombie" ecco che emerge dalla nebbia, tre anni dopo "The Mist", l'eclettico regista de "Le ali della libertà" e "Il miglio verde", Frank Darabont, con un ambizioso progetto televisivo: la trasposizione sul piccolo schermo della fortunata serie di fumetti "The walking dead", scritta da Robert Kirkman e illustrata (dire "straordinariamente" sarebbe riduttivo) da Tony Moore e Charlie Aldrad. Il progetto ha richiesto tempo e parecchio denaro, ma finalmente lo scorso 31 ottobre, dopo aver creato una grandiosa aspettativa, è stata trasmesso sul canale AMC la puntata pilota e il giorno dopo è approdata sul canale stellitare FOX qui in Italia. Che dire, Darabont è riuscito nel tentativo: fin dai primi minuti si capisce quanto siano validi gli strumenti impiegati, la regia è guidata con rara maestria e valorizza i momenti più intensi con un sapiente uso del primo piano e del campo lungo (d'obbligo, quando bisogna mostrare la devastazione postapocalittica, e qui le scenografie sono a dir poco sbalorditive, il tutto è condito da una fotografia di altissimo livello, il che lascia ben poco da dire sulla qualità che ormai le serie televisive riescono a raggiungere. La storia è semplice ma di grande effetto: il vicesceriffo Rick Grimes rimane vittima di una sparatoria e viene ricoverato in ospedale, risvegliandosi dal coma due settimane dopo e trovando intorno a sè la devastazione creata dall'improvviso ritorno in vita - inspiegabile- dei morti; il pilota introduce lo spettatore nell'universo creato da Kirkman e adattato da Darabont, che ha sapientemente modificato la trama senza stravolgerla e infondendoci buona parte della sua passione per il cinema di genere. Ma cos'è che rende "The walking dead" un prodotto differente rispetto ai banali- spesso anche se non sempre- zombie movies che circolano ora più che mai? già dal primo episodio emerge qualcosa che spesso viene sacrificato per dare spazio alla violenza gratuita: la forte caratterizzazione dei personaggi e le loro debolezze; qui più che mai affiora l'umanità dei protagonisti e viene ispezionato il lato più ambiguo dell'universo zombie: fin da subito non percepiamo i morti viventi come mostri disgustosi, ma come creature pietose, cui viene data grande importanza e si arriva quasi ad affezionarcisi, espediente che finora solo Papà Romero era riuscito ad utilizzare efficaemente nel suo "La terra dei morti viventi" e che ora Darabont ha rispolverato ottenendo l'effetto desiderato. E' merito della sua abilità registica e della colonna sonora azzeccatissima, che porta spesso a momenti altissimi e profondi. naturalmente non manca l'elemento vagamente splatter, ma anche in questo caso Darabont non abusa della violenza, occultando i particolari più macabri quando serve ma mostrando il sangue nei momenti giusti, in maniera elegante e senza disgustare. In poche parole "The walking dead", pur essendo una miniserie di sole sei puntate, è in grado di avvicinare al genere anche chi non ne è un grande appassionato e può rivaleggiare con la stragrande maggioranza dei film per il grande schermo in circolazione, non avendo nulla da invidiare, anzi. Infine il cast è stato accuratamente selezionato e si può notare la piacevole presenza di Sarah Wayne Callie (la Dottoressa Tancredi di Prison Break). Si può dire una cosa sola a questo punto: se, come è stato anticipato, il pilot non è che la punta dell'iceberg e di sola funzione introduttiva, non ci si può che aspettare il meglio. Da brivido.
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