The Walking Dead – stagione 4 (ep. 12) [recensione]

Creato il 04 marzo 2014 da Elgraeco @HellGraeco

Noia. Con quale altra parola iniziare? Noia. Perfetta!

Invece di sviluppare i punti più interessanti o divertenti della storia, ci siamo beccati l’ennesima puntata introspettiva sul viale dei ricordi e dei kleenex con Daryl e Beth. Lui in botta emo-depressa e lei alla ricerca della prima sbronza della sua vita ora che è morto papà. Le premesse vi sgonfiano le palle come gavettoni nel cassetto dei chiodi? Bingo!

Dalla notte passata nel bagagliaio di un’auto abbandonata – perché sono capitati in mezzo a una zombie walk – fino all’irruzione in un golf club assediato dai non morti, sono mossi solo dall’inerzia di lui e dalla sete di lei. Dopo aver cazzeggiato coi morti, trovano solo una grappa alla pesca ma Daryl dice: «No, se devi bere per la prima volta, non sarà una grappa alla pesca», così la porta in un posto molto più esclusivo, una baracca redneck dove si distilla in clandestinità.

La sorpresa arriva quando l’astemia Beth, l’innocente Beth, la candida Beth che porta il nome della sorella March che schiatta in Piccole Donne, la manda giù come fosse aranciata e poi, senza una smorfia, dice solo che ha un sapore disgustoso mentre finisce di svuotare il barattolo. Alla faccia del Metodo Stanislavskij!

Daryl intanto butta giù anche lui e gli prende la ciucca triste e cattiva. Racconta della vita fatta con Merle tra spacciatori e vagabondaggio, di quanto si odiasse e lo odiasse, del padre merdifero che ha avuto e della vita altrettanto merdifera che faceva. Poi ha perso Rick, Michonne, Hershel e tutti gli altri, e adesso si sente una cacchina secca di capra tibetana, perché avrebbe potuto, avrebbe cosato, avrebbe direfarebaciato. Invece no, sono morti o dispersi, e lui ha una voglia di Tokyo Hotel che lo sfigura, ma intanto pianta frecce in uno zombie di passaggio invece di tagliarsi con le lamette (che è già qualcosa).

Beth però – dopo essersi presa una braga e una giacca di insulti che l’hanno vestita a pennello – lo abbraccia pure, gli dice che quel passato è alle spalle, che troveranno gli altri e tante cose belle, zucchero filato e code di pony con fiocchetti arcobaleno.

Ritrovata l’armonia, decidono di bruciare la baracca con l’alcol rimasto e incamminarsi verso il glorioso avvenire illuminato da un falò che se non ha ancora attirato la zombie walk di prima è solo perché gli sceneggiatori hanno bevuto più di loro. Noia, signori e signore, nonché involontaria comicità. Alla prossima.


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