Magazine Attualità

The Wolf of Wall Street – recensione

Creato il 01 febbraio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

È finalmente uscito anche nei cinema italiani l’ultimo, attesissimo, film di Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street, che segna la quinta collaborazione tra il regista e Leonardo DiCaprio, anche produttore della pellicola.

Un film controverso, che racconta l’ascesa e la conseguente caduta di Jordan Belfort. Un uomo che, nel più perfetto stile americano, è partito dalla base: nato nel Bronx e vissuto nel Queens, figlio di due commercialisti, dopo la laurea in biologia, intraprende la sua carriera di broker a Wall Street, violentemente interrotta dal lunedì nero, il crollo della borsa, motivo per il quale viene licenziato.

Sposato, giovanissimo, e terribilmente ambizioso riparte come broker a Long Island per poi fondare un’agenzia tutta sua, ampliando sempre di più il ventaglio dei suoi clienti. Fino a raggiungere la vetta dei miliardari. Per chi non conosce bene le dinamiche della borsa, lo svolgimento del film potrebbe risultare un po’ ostico e difficile da comprendere, ma,  il messaggio che è cinicamente veicolato è che nessuno  dei broker, a qualsiasi livello, fa veramente l’interesse dei clienti. Mantengono in piedi un mondo senza equilibrio, rendendolo sempre più grande, più squilibrato e più fasullo ogni azione venduta.

E in questo contesto che Jordan Belfort perde totalmente la sua ingenuità e freschezza  che – nella prima sequenza del film – lo aveva distinto dagli altri broker, divenendo in prima persona il più eccessivo, il più drogato, il più maniaco – quasi un Jep Gambardella di Wall Street -.

Su The Wolf of Wall Street non si può esprimere un parere tranchant, secco e deciso. E’ un film lungo e ubriacante. Dopo alcune sequenze si ha davvero la sensazione di non poter sopportare oltre, e ci si scopre quasi a desiderare che Jordan Belfort venga acchiappato dalla FBI, non tanto per le sue colpe, ma più che altro per fermare quel baccanale continuo che supera di gran lunga i limiti del sopportabile.
E per chi, invece, non ne avesse avuto abbastanza, a marzo uscirà la versione uncensored – se vogliamo definire censurata quella attuale – di ben quattro ore, con inserite tutte le scene di sesso che, per evidenti ragioni di lunghezza del film, sono state tagliate. “Niente di sconvolgente, e non cambia la sostanza del film” ha commentato Scorsese.
E la sostanza è piuttosto chiara, in quell’abbacinante miriade di droghe si immerge l’ambiente malato della borsa, argomento che ha destato così tanti interessi cinematografici, sopratutto negli anni ’80. E che chi è veramente ricco non paga mai veramente per le sue colpe, anzi, inguaia tutti quelli che gli stanno intorno.

Un Leonardo DiCaprio magistrale, candidato agli Oscar come migliore attore – ormai un deja-vu, per quanto riguarda questo attore: ci si auspica che lo vinca, finalmente – che nonostante la sua bravura incontestabile non riesce a non rendere eccessiva questa pellicola, facendo venire il desiderio di rubare il telecomando al proiettore e velocizzare alcune vicende.

Un buco nell’acqua? Non proprio, però forse si inserisce in un momento il cui il pubblico è completamente saturo dello stesso tema: un Grande Gatzby, che, in quest’ultimo anno è stato ripetuto stancamente fino all’ossessione.
Rappresenterà anche, così profondamente, la nostra società, ma allo stesso tempo non colpisce più così a fondo.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :