The woman in black
Daniel Radcliffe passa da interpretare film PER bambini (anche se gli ultimi episodi di Harry Potter erano più maturi) a film CON bambini: vediamo se il film merita o se è solo il solito bluff per fare botteghino. Buona lettura!
Trama
Una donna disturbata mentalmente si vede sottrarre il figlio dalla sorella grazie al tribunale; morto il pargolo per un banale incidente (la risalita della marea) non avrà degna sepoltura, rimanendo nel fango. La donna, una volta trapassata, decide quindi di riservare una sorpresa agli abitanti del paesino, rovinando le loro vite. Daniel Radcliffe arriva per fare chiarezza e risolvere la situazione.
Realizzazione
Ispirato da un romanzo, sfrutta il binomio bambini e morte: anime innocenti coinvolte in morti atroci, giusto per buttare quel pizzico di simpatia. La regia è magistrale e le scene ad effetto: la suspense è palpabile ed è meraviglioso trovare che abbia ancora qualcosa da dire in questo campo, considerando gli scopiazzanti e rifacimenti a cui sono inclini film del genere.
Daniel Radcliffe, tuttavia, nelle vesti di un ottocentesco Dylan Dog, risulta leggermente stonato per l’argomento trattato: lui, ancora con un volto da figlio, interpreta il padre di un bimbo senza madre, visto che è deceduta durante il parto. Stonatura a parte la recitazione è buona e abbastanza credibile, gli accostamenti innocenti con i momenti di tensione sono ben alternati e non si rischia l’effetto soporifero.
Dismesse le vesti del maghetto vediamo Daniel in una veste diversa, forse un po’ giovane per fare il padre ma già con una consapevolezza diversa, con uno sguardo intenso e con dialoghi ridotti al minimo. Il film è incentrato su un’indagine per capire chi è questa donna e perché infesta la casa, si ricerca il motivo per cui non riesca a raggiungere la pace.
A favore del regista va detto che ha evitato scene cruente o splatter per girare un prodotto godibile senza troppi eccessi, tranne forse qualche “effetto Casper” abbastanza comico quando il fantasma della donna insegue il nostro beniamino.
Giudizio finale
Nel complesso un buon prodotto, un inizio deciso verso una nuova carriera lontana da cappelli, magie e trucchetti simili; si parla di spiritismo ma in modo diverso, convinto, finalmente vediamo Daniel in un progetto diverso dove può esprimere quello che ha imparato sul set in questi anni.
Voto: 8/10.
Marco