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The wrestler

Creato il 20 luglio 2015 da Jeanjacques
The wrestler
Ultimamente sulla mia home di Facebook vedo molti amici cinefili dibattersi in nome di Darren Aronofsky. E' una di quelle strane situazioni che non vedevo dai tempi del Christopher Nolan (o meglio, Paolo Sorrentino) dei tempi d'oro, ovvero una di quelle situazioni che vedono due schieramenti disporsi sul campo di battaglia: i detrattori da una parte e gli estimatori accaniti dall'altra. Nessuna via di mezzo. I primi lo considerano un vero e proprio genio moderno, una sorta di novello Kubrick che piega ai suoi voleri le logiche cinematografiche attuali, mentre i secondi, molto banalmente, lo definiscono semplicemente un povero coglione. Io al momento non lo conosco molto come regista, ho visto pochi suoi film e, molto semplicemente, alcuni mi sono piaciuti molto, mentre altri un poco di meno. Ma sembra un tizietto molto particolare, uno che il cinema lo fa alla sua maniera e, che piaccia o meno, questa è una cosa di cui dargli atto. Ma da quel che ricordo c'è una sua pellicola, vista al cinema nel 2008 - anno della quarta superiore - durante la rassegna del cineforum della mia città, che riuscì davvero a colpirmi in positivo. Non da definirla una delle più belle viste nella mia vita, ma sicuramente la più bella vista durante quell'anno. E già questo non è poco.Roby "Randy The Ram Robinson" Ramzinski è un ex stella del wrestling che ora vive di passata gloria. Separato dalla moglie, allontanatosi dalla figlia e incapace di instaurare relazioni umane durature, vivacchia facendo lavoretti ed esibendosi nelle palestre e negli stadi per i suoi vecchi fan. Quando però gli steroidi di cui fa uso gli causano un infarto, i medici gli consigliano di evitare qualunque attività agonistica. Ma l'unico posto in cui Roby si sente vivo è proprio il ring...Quando penso a questo film, la memoria mi va al primo anno delle superiori, anno dirante il quale avevo finito con l'appassionarmi al wrestling. Erano gli anni di Eddie Guerrereo, Ray Misterio e John Cena, e io mi vedevo i loro incontri insieme a mio padre. Poi asserisco che ci vuole poco per fare una bella storia e, quando lo dico, penso sempre a Fiesta di Hemingway. Un libro bellissimo in cui però, diciamolo apertamente, non succede una beata mazza. Cioè, succedono cose, ma sono cose così sottili e legate ai personaggi che in qualche maniera possono addirittura passare inosservate, perché sono così vicine alla vita vera da mimetizzarsi con tutto il resto. E poi c'è quel finale che, senza frasi memorabili o eventi particolarmente eclatanti, riesce a tirarti fuori tutta la bellezza che può esistere nel mondo, anche di fronte a un fatto che può sembrare tragico. E tu sei lì, lo leggi, ti commuovi per la tristezza intrinseca ma, al contempo, ne esci particolarmente sollevato. Ecco, con questo film ho avuto più o meno la medesima sensazione, a parte sul finale, che mi ha fatto sentire uno strano brivido per la sua bellezza ma che mi ha anche lasciato addosso tutta la tristezza che si porta dietro. Ed è un film dalla trama linearissima, quasi ignorabile a un certo punto, un film che ha come unico scopo quello di accompagnarci nella vita triste e solitaria del fu The Ram. Un personaggio particolare, un fallito fatto e finito che nella vita ha finito col perdere tutto: famiglia, amici e carriera. Egli è lo spettro di quello che fu, un uomo che vive ricordando sempre la passata gloria che con lo scorrere degli anni l'ha abbandonato e che, per quanto cerchi di rifarsi una vita, trova sempre qualcosa che glielo impedisce. Lo vediamo armeggiarsi in mille situazioni, nulla di straordinario o particolarmente complicato, azioni piccole e quotidiane, che sono sempre quelle che lo fregano. Questo perché lui sente di non essere Roby Ramzimski, lui è The Ram, il wrestler, e fuori dal palcoscenico non trova la pace che vorrebbe. E questa pace non ce la fa vedere Mickey Rourke, l'attore dalla carriera più bistrattata di sempre, che con questa parte riesce a trovare il ruolo della vita, forse proprio quel ruolo (inizialmente proposto a Nicholas Cage) che aspettava solo e unicamente lui, forte anche delle varie somiglianze - oltre ad aver avuto molti periodi di magra, Rourke ha provato a essere anche un pugile. E possiamo proprio definirlo più un film di interpretazione che di regia, perché la macchina da presa di Aronofsky segue il proprio personaggio, in maniera tremolante ed estremamente viva, ma limitandosi a un lavoro molto basilare. Il vero tocco forte, oltre alla bella sceneggiatura scritta di Robert D. Siegel, sta proprio nel volto dell'attore protagonista, che riporta tutti i segni di una vita di eccessi, botte e plastiche facciali, una sorta di maschera che però, sorpresa, maschera non lo è per nulla. Ma Aronofsky fa comunque il bastardo perché, nell'accompagnare il suo personaggio nei vari avvenimenti, un poco ci fa sperare nel lieto fine. Ci fa sentire così vivi vicino al fu The Ram da farti sperare che, in barba a tecniche di scrittura e odiati perbenismi vari, ci sia un lieto fine. Ma raramente c'è un lieto fine, nella vita. Nulla va bene, non ci sarà nessuna ripresa e, alla fine, Roby saprà qual è il suo vero posto. Lo ha sempre saputo, in fondo. Quel posto che gli ha dato tutto e che, alla fine, ha finito anche col togliergli tutto. Ma anche l'unico posto nel quale riesce a sentirsi vivo, l'unico ruolo dove non riesce a soffrire e a far soffrire quelli che gli stanno vicini. E finisce tutto con quella scena magnifica, priva di retorica ma piena di poesia, la poesia che solo i perdenti riescono a darti, con un salto che finisce col sembrare un volo. E noi voliamo insieme a quel personaggio, magari senza un particolare messaggio da portarci dietro, ma con la sensazione di aver visto un racconto sincero, vitale e pieno di una dolce amarezza. E poi, se tutti i voli sono accompagnati dalle note di Bruce Springsteen, allora nella prossima vita voglio nascere volatile. Ma forse si riesce a volare solo quando si è toccato il fondo in una certa maniera, perché è allora che servono le ali.Ancora non so se definisco Aronofsky un genio o un coglione. Mi limito a dire che questo è un film magnifico. E che nell'approfondire la sua filmografia, spero di vederne molti altri così.Voto: The wrestlerThe wrestlerThe wrestlerThe wrestlerThe wrestlerThe wrestler

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