Theresia Bothe
Si chiama Theresia Bothe. Ha un volto nordico, da svedese, o tedesca. Raffinato e quasi d’alabastro. La sua pelle è forte ma ha qualcosa di cristallino, delicato. Come i ciclamini, le margherite, i fiori da campo. Ma di quelli che spiccano da lontano e li puoi avvicinare per ammirarli meglio da vicino. La storia della sua vita – dice – “ha una varietà di colori e forme”. E’ la sintesi di molte culture. Vi si incrociano, per trovarvi una rielaborazione originale, “paesi, lingue, persone e credenze” che l’hanno di volta in volta trasformata, cambiandone la “prospettiva”.
Una storia esemplare, all’opposto della sedentarietà, di tutto ciò che si fa stagnante, paludoso, ripetitivo. E’ la biografia di una trasformazione dinamica dell’ovvietà in fatto “incomprensibile”.
Noi siamo uccisi ogni giorno dall’ovvio e dalla difficoltà a percepire. Ma le cose non sono come sono perché si presentano in un certo modo. Rappresentano il risultato di una particolare forma di digestione. Le assimiliamo in un certo modo e dànno sostanza e sapore diverso alla loro esistenza, al modo stesso in cui esistono. Le cose sono in un certo modo in quanto fanno parte della nostra sensibilità, del nostro modo di sentire.
Una donna così non può che essere un’artista. Theresia è una cantante.
Nata in Canada è cresciuta in un piccolo paese, vicino a Città del Messico. Nel suo paese ha conosciuto il razzismo, e nel cuore sente un “muro invalicabile”, “un cavo elettrico che crea confusione e tristezza”. Grazie alla canzone si è integrata dove è cresciuta, cantando le canzoni della sua gente. Era il canto spontaneo di una bambina che amava il suono, che cercava la solitudine e sapeva ascoltare. Perciò Theresia non crede nella violenza ma nei valori più autentici della vita e crede che la musica sia il più bel dono che tutti possono avere. Si tratta solo di “darle spazio e attenzione”.
E’ così entrata nell’Escuela Nacional de Musica dell’Unam a Città del Messico nel 1991, emozionata da tutto quello che riguardava questa disciplina artistica, anche se la guardava come qualcosa di distante, quasi irraggiungibile, anche se amabile. Dopo quattro anni di gioie e frustrazioni, e sostenuta da finanziamenti privati, è andata a Londra a studiare per un anno e scoprendo dentro di sè una passione per la musica del primo barocco: un repertorio che per lei era una nuova scoperta, in qualche modo a lei congeniale. Da Londra è andata in Germania.
A Trossingen, una piccola città nella Selva Nera, nel sud del Paese, ha trovato un ambiente semplice e pieno di fascino e anche la possibilità di autofinanziare i suoi studi lavorando con le lingue e organizzando eventi. In tre anni si diploma come cantante professionale nel repertorio pre-classico e come maestra di canto. Allora crede di essere pronta per trovare quello che “veramente” vuole fare: mettere la musica in relazione al lavoro sociale, in particolare con l’integrazione degli stranieri.
Il carattere internazionale della sua formazione la fa essere di origine europea. La madre è irlandese. L’Irlanda le piace, ma, dice “è un Paese con molto carattere, e la pioggerella quasi costante non ne fa un luogo dove mi piacerebbe vivere, anche se per lo stesso motivo si vede spesso l’arcobaleno!”. Il padre è tedesco, del Nord; la nonna paterna è di Vienna, ma di origine slava.
concerto Fermo
Theresia si considera apolide, ma – precisa – “se qualcuno me lo domanda, rispondo che sono messicana”. Così, nel villaggio globale in cui oggi viviamo, lei si sente figlia del suo tempo, nel quale le frontiere certamente non sono i limiti “politici” di ogni luogo. Si considera privilegiata “per avere diverse nazionalità e potere vivere e lavorare legalmente in vari Paesi”.
A Basilea è arrivata cercando lavoro. Qui si è sentita a casa. “Continua a sembrarmi strano – dice –che sia la Svizzera il luogo dove risiedo: un paese con il quale non avevo vincoli mi ha adottato. La Schola Cantorum Basiliensis è un’istituzione importante per il repertorio della musica considerata ‘antica’ (medievale, rinascentista, barocco, classico e romantico). Ho fatto un’audizione e mi hanno accettato per fare una post Laurea con specializzazione nella musica del sec. XVII e Lied tedesco”. L’esperienza in questa istituzione ha cambiato la sua prospettiva, non solo nel campo dell’educazione musicale, ma anche in quello più complessivo e generale della musica. Il periodo certamente più importante del suo sviluppo musicale professionale, nel quale la sua percezione e il suo gusto si sono trasformati in modo radicale.
Importante è stato il suo lavoro con Peter Croton (liuto), con il quale forma un duo da molti anni; con Edoardo Torbianelli (pianoforte), con cui lavora regolarmente e con Michelangelo Rinaldi (pianoforte, oboe, fisarmonica ecc.) con cui condivide un idealismo di base. Queste e molte altre personalità l’hanno influenzata da allora e sono ancora presenti nella sua vita.
Nel 2008, dopo aver passato un momento interiore difficile, decide di rinunciare al suo lavoro, ai suoi cori e concerti e di viaggiare con la sua chitarra. Il viaggio è stato abbastanza più lungo di quello che Theresia pensava all’inizio, riconciliando i desideri più
intimi che aveva. Si è trasformato in un periodo di grande cambiamento per mezzo del quale i suoi ideali si sono legati con il suo lavoro musicale.
Uno degli incontri più rilevanti che ha fatto è stato quello con Gerardo Lutte, una personalità che la ispira profondamente e che le chiese di portare la musica nella sua grande famiglia: il Movimiento de Jovenes de la Calle, a Città del Guatemala.
In Guatemala è andata la prima volta nel 2009, per iniziare un lavoro musicale con i ragazzi di strada. Attraverso quest’esperienza ha iniziato a scrivere canzoni sulle realtà sociali che ha incontrato e sulle difficoltà in cui alcune persone si trovano prese: alcolismo, tossicodipendenza, tratta di esseri umani, prostituzione o vita nella /sulla strada.
Certamente questo ha creato una catena di eventi che unisce e mette le persone in comunicazione tra di loro. “Ci sono diritti fondamentali – conclude Theresia – dai quali troppe persone sono escluse; e dall’altro lato, la Nostra Terra ha dei diritti, e la distruzione per il consumismo smisurato di un sistema in decadenza sta devastando un patrimonio che appartiene a tutti noi. Sono, con la mia musica, parte di una rete a cui apparteniamo tutti, nella quale ognuno ha un contributo personale che può offrire”.
Giuseppe Casarrubea
Ascolta la voce di Theresia Bothe: