Ne consegue che legni teneri come le conifere (pino, abete e larice) o latifoglie tenere (pioppo, betulla, ontano) possono assumere colorazioni molto più scure, ma soprattutto, possono vedere incrementate le proprie caratteristiche di durabilità e di durezza, in modo da assomigliare di molto a legni più pregiati come la quercia o il faggio.
Questi ultimi inoltre, se sottoposti allo stesso trattamento, possono essere scuriti ulteriormente ed ottenere miglioramenti alle loro già ottime caratteristiche intrinseche.
Il progetto Thermovacuum, costato oltre 5 anni di ricerche, è stato ideato dai ricercatori Silvia Ferrari, Ignazia Cuccui ed Ottaviano Allegretti del Cnr-Ivalsa (istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio Nazionale delle Ricerche) di San Michele all’Adige ed è stato giudicato strategico dalla Commissione Europea (con un finanziamento record di circa 1,8 Milioni di Euro) per l’alto contributo che può rendere all’ambiente e al sistema economico europeo.
Il legno trattato con questo metodo acquista particolari doti estetiche e di durabilità che fino ad oggi verrebbeo trovate solo in legnami speciali o di importazione.
Il processo Termovuoto® combina un metodo di essiccazione sottovuoto ad alta efficienza energetica e un trattamento termico, con l’obiettivo di offrire un prodotto ecologico, a basso impatto ambientale, conveniente e di alta qualità”, spiega Ottaviano Allegretti, responsabile del laboratorio Labess di Cnr-Ivalsa “Grazie a questa tecnologia è possibile fornire a specie legnose come l’abete rosso, dominante in Trentino, nell’arco alpino ed in alta europa, caratteristiche tipiche dei legni tropicali, quali una spiccata piacevolezza estetica e le particolari doti di durabilità non presenti nel legno naturale, che lo rendono particolarmente idoneo all’utilizzo in esterno, in infissi, facciate, arredi esterni e guardrail. Il legno così trattato garantisce una forte competitività non solo rispetto a quello non trattato, ma anche ad altri materiali quali la plastica”.
Il metodo “grazie anche alla riduzione dell’impatto ambientale, l’economia nel trasporto su lunghe distanze e la riduzione dello sfruttamento delle foreste tropicali, permette di ottenere effetti positivi sul piano ambientale ed energetico”, prosegue il ricercatore, “come confermano nei risultati pubblicati recentemente sulla rivista internazionale ‘Bio Resources’”.
Il nuovo processo finanziato da alcune imprese private, dalla Provincia autonoma di Trento e dallo stesso CNR, è stato presentato nell’ambito della chiamata europea Eco-Innovation da un pool di aziende italiane e francesi insieme col consorzio servizi legno sughero e la Uppsala University svedese ed è stato valutato dalla Commissione Europea talmente favorevolmente da ricevere il più alto finanziamento mai approvato per questo tipo di progetto, proprio perché considerato strategico per l’alto contributo che può rendere all’ambiente e al sistema economico e occupazionale in Italia e Europa… La ricerca ora si concentrerà sulla certificazione del materiale comparato al suo ciclo di vita, dal bosco fino allo smaltimento e sulle analisi delle sostanze organiche volatili (Voc) necessarie per l’applicazione nel settore dell’arredamento di interni. L’obiettivo è di sfruttare tutti gli investimenti fatti in ricadute reali nel sistema legno italiano”.
Questo il pdf della pubblicazione su Bio Resources per chi interessato ad approfondire .
Saluti
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