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Think town, il Comune lancia un S.O.S. ai giovani: “Dateci idee”

Creato il 25 marzo 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

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(Nella foro una metafora dell’impeto creativo frenato dalla nebbia tradizionalistica e rigidamente gerontocratica della morente Cremona)
Uscire dal Gai, associazione per il circuito dei giovani artisti italiani, e lanciare il nuovo progetto Think Town, oltre alla serie di iniziative “Arte e territorio”, valgono due dolorose confessioni, da parte del Comune di Cremona. L’una è dichiarata, ovvero la mancanza di risorse economiche, l’altra lascia una certa amarezza. I giovani, almeno in buona parte, sono lontani e difficili da coinvolgere, per molti motivi. La disoccupazione giovanile è una piaga delle peggiori. Think Town offre a gruppi di giovani di inserirsi con nuovi progetti nel flusso vitale della città, all’interno di settori che di una ventata nuova hanno sempre bisogno. E questo è interessante. Il lato oscuro di Think Town invece è una sorta di appello disperato ai giovani: partecipate, aiutateci, siamo in difficoltà serie. E si capisce! C’è una città una città più gerontocratica e immobile di Cremona? No!
I capitali circolano ma lontano dai giovani. I maggiori investimenti cittadini sono rivolti ad attività già consolidate e non molto prossime al mondo giovanile. Sarebbe bellissimo se le proposte fioccassero e il progetto avesse un successo strepitoso.
Si può anche pensare che il Comune ha bisogno di idee, di talenti nuovi, di idee accattivanti. Par quasi che, per fare un minimo di satira, l’assessora dica ai giovani: provateci voi. Chissà che porti bene! Ma se Cremona è la delizia dell’anziano benestante, come farà il Comune ad attrarre i ragazzi? Li relega al ruolo di autori di progetti che il Comune farà propri?
Il progetto è strettamente irregimentato sugli interessi già esistenti sul territorio. Pare reclutamento, ricerca di idee che mancano: un’occasione ai giovani comunque è offerta, in continuità con l’esistente però. Sembra che il godimento dell’innovazione controcorrente sia sgradito.
E poi, valeva proprio la pena di uscire dal Gai? Se l’adesione è solo un modo di trapiantare noti format sul territorio, tanto vale inventare nuovi modelli in casa. Quel che manca nei precordi della giunta è la voglia di internazionalizzazione. Ai giovani forse piacerebbe – ma anche agli adulti, no? – in Comune invece pare che il multilinguismo evochi spettri ostili, e chissà perché. L’internazionalità potrebbe essere una carta vincente. A ognuno il suo mondo.

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