
Adesso Malekith sembra essere tornato. L'Elfo Oscuro in particolare brama il possesso dell' Aether, una sostanza fluida dotata di grande potere .
Nel frattempo ad Asgard, Thor appena tornato dai nove regni entra immediatamente in conflitto col padre Odino perché quest'ultimo è contrario al suo amore con la mortale Jane Foster.
Ma è proprio Jane, che si è appena trasferita a Londra, a ritrovare l' Aether , al primo contatto però, l'arma penetra nel corpo della ragazza . Avvertito da Heimdal, Thor compie un disperato tentativo di salvare l'amata, conducendola con se ad Asgard . Ad Asgard si trova anche Loki, il dio degli inganni ,imprigionato da Odino dopo i suoi numerosi tradimenti e le sue molteplici malefatte.
Un inatteso attacco di Malekith mette a ferro e fuoco la dimora degli dei, ottenendo come risultato anche il verificarsi di strazianti lutti tra le file degli asgardiani.
Per poter salvare non solo la vita di Jane ma la sopravvivenza stessa dell'Universo Thor e Loki saranno costretti ad allearsi.
Il fallimento non è mai sembrato così vicino.
Le vicende di Thor: the Dark Word si svolgono cronologicamente subito dopo gli avvenimenti narrati in The Avengers Ecco quindi Loki imprigionato ad Asgard per il suo tentativo di distruggere New York, ecco quindi ripiombare sulla Terra un nudo Dottor Erik Selvig. Insomma la Marvel continua a testa bassa nella sua programmazione, in quella che è stata chiamata Fase Due. Logico quindi cercare e programmare una certa continuità tra le uscite.

Non tutti i film usciti fuori però risultano allo stesso livello.
Dietro The Avengers c'era quel piccolo genio ( nonché grande appassionato di suo) Joss Whedon, dietro la macchina da presa di questo Thor: The Dark Word c'è invece un onesto e bravo mestierante che risponde al nome di Alan Taylor.Taylor regista adattissimo ai ritmi televisivi (ha lavorato tra le altre cose a I Soprano e a Game of Thrones ) si dimostra molto meno bravo a lavorare per il grande schermo.
Gli stessi dubbi nascono leggendo tra gli sceneggiatori la presenza del nome di Robert Rodat, il creatore della serie Falling Skies, Rodat, soffre dello stesso handicap ascrivibile al regista e pur essendo un fior di sceneggiatore (al suo attivo ha anche lo script del film Salvate il Soldato Ryan ) non sempre si dimostra capace di grandi guizzi creativi, quando affronta temi collegati al fantastico o ai comics.
Ovviamente compirei un enorme e sbagliatissima forzatura se volessi paragonare tra loro, in tutto e per tutto, due film così diversi tra loro ma è chiaro sin dall'inizio come questo Thor: The Dark Word sia stato solo un atto di passaggio, una sorta di traghettamento verso altre pellicole, in particolare verso il successivo Captain America: The Winter Soldier cosa resa ancora più chiara nella breve sequenza in cui Loki assume le fattezze di Capitan America.

Rodat e gli altri sceneggiatori Christopher Yost, Christopher Markus e Stephen McFeely dimostrano comunque di conoscere la materia e, per andare ancora più sul sicuro, per la loro storia attingono a piene mani al' opera di quello che probabilmente è stato il migliore tra gli autori di Thor di questi ultimi anni: l'artista dei fumetti Walter Simonson. Da Simonson viene ripreso, ad esempio, Malekith con in suoi Elfi Oscuri.
Il risultato che ne viene fuori è un film che da un lato strizza l'occhio all'appassionato dei fumetti Marvel dal'altro gioca la carta del'umorismo e dell'ambientazione inglese (con frequenti visualizzazioni dello skyline di Londra o spezzoni di finti telegiornali della rete ITV ) nel tentativo di interessare la ben più ampia platea di spettatori nuovi .
In quest'ottica la produzione sembra investire molto in questi elementi, quasi come se volesse scrollarsi di dosso l'atmosfera e gli eccessi quasi schespiriani del primo Thor quello girato da Kenneth Branagh.
Per quanto riguarda l'elemento umorismo, non sempre questo avviene cum grano salis , alcune scenette appaiono decisamente "forzate" mentre tra i cosiddetti "colpi di scena" parecchi sono chiaramente "telefonati" al punto che lo spettatore intuisce sin dal primo momento dove la pellicola andrà a parare la pellicola. Non ci sono particolari guizzi, non si presentano colpi di scena.
I personaggi sembrano quindi non volersi prendere troppo sul serio, il tutto pare costruito completamente a tavolino. Insomma si è pensato maggiormente ai dialoghi e al tono generale della storia sacrificando così la struttura generale della storia.
E lo spettatore se ne rende conto.
Ma la cosa non sembra disturbarlo più di tanto: Thor: The Dark Word è un prodotto di mero intrattenimento e non lo nasconde.

Gli interpreti fanno la loro parte fino in fondo, se i due protagonisti Chris Hemsworth e Natalie Portman rispettivamente nei ruoli di Thor e di Jane Foster, sembrano limitarsi a svolgere un compitino, ancora una volta mattatore assoluto si rivela essere il Loki interpretato in maniera quasi gigionesca da Tom Hiddleston. Tacendo ovviamente di Anthony Hopkins (Odino), uno di quei rarissimi attori che sarebbe in grado di scatenare emozioni perfino se leggesse la lista della spesa.

Tra gli Asgardiani invece risulta immenso come sempre il grande Idris Elba che interpreta con convinzione Heimdall il guardiano del Bifrost. Da segnalare anche un piccolo cameo di Alice Krige e il ritorno del Dottor Erik Selvig ( Stellan Skarsgard ) direttamente dal set di The Avengers
Insomma un film divertente ma che si dimentica una volta usciti dal Cinema. Niente di eccezionale ma ideale per passare un paio di ore in tranquillità.