In seguito alla distruzione del Bifrost avvenuta alla fine del primo capitolo, Thor (Chris Hemsworth) è impegnato a pacificare i Nove Regni in subbuglio, ma nel frattempo una nuova minaccia si staglia all’orizzonte nella figura di Malekith (Christopher Ecclestone), signore degli Elfi Oscuri, che già millenni prima tentò di portare l’oscurità nell’universo servendosi del potere dell’Aether e di una congiunzione astrale che si sta per ripresentare.
Con l’aiuto dell’amata Jane Foster (Natalie Portman), il Dio del Tuono dovrà cercare di fermare Malekith, servendosi anche dell’aiuto di Loki (Tom Hiddleston), imprigionato dopo gli eventi di The Avengers.
Torna il Dio del Tuono della Marvel con cast in gran parte immutato (a eccezione di Zachary Levi che sostituisce Joshua Dallas nel ruolo di Fandrall) e con un nuovo regista, Alan Taylor, che ha diretto tra l’altro degli episodi di un culto televisivo come I Soprano e due de Il trono di spade, la cui impronta personale rende questo atteso sequel come una delle migliori produzioni Marvel degli ultimi tempi.
Taylor infatti, grazie anche a una sceneggiatura che ribalta l’ambientazione rispetto al film precedente, non più situata in New Mexico ma in prevalenza su Asgard e nei Nove Regni, sviluppa di gran lunga i semi piantati dal predecessore Kenneth Branagh e dona allo spettatore un universo visivo quasi fiabesco che pare preso pari pari dalle pagine del fumetto. Il regista infatti delinea non solo una Asgard ancor più maestosa e tecnologica al tempo stesso, ma riesce anche a costruire delle sequenze di grande effetto e impatto riguardanti la cultura vichinga, che in una occasione del film soprattutto (che non vi sveliamo) sottolineano la gfrande importanza che il regista ha dato nel fornire una sua versione degli Asgardiani e della loro cultura.
Ma Thor: The Dark World non è solo questo, è anche un grande prodotto di intrattenimento in puro stile Marvel, dove dramma e umorismo si fondono nei tempi e nei modi giusti, riuscendo a regalare allo spettatore uno spettacolo che diverte e coinvolge. Il tutto grazie a un cast che funziona, in cui le dinamiche collaudate nel film precedente vengono sviluppate grazie a meccanismi come colpi di scena, lutti, tradimenti, battute in una macchina ben oliata che fornisce al franchise di Thor una piena maturità e le proprie gambe per continuare la sua avventura cinematografica.
L’unico neo è un villain principale, Malekith, non accuratamente caratterizzato che oltre a essere minaccioso, non fornisce particolari e ulteriori attrattive. Per fortuna che c’è Tom Hiddleston, che ancora una volta conferma la sua maestosa bravura nell’interpretare un perfetto Loki.
Hiddleston infatti non si smentisce confermandosi la carta in più da giocare in questa pellicola. Il suo personaggio, attualmente il miglior villain dell’universo cinematografico Marvel, racchiude dentro di sè tutte le tematiche già presenti nel film precedente come il rapporto tumultuoso con il fratellastro Thor, la gelosia, le aspirazioni al trono e al potere di Asgard, l’affetto di Odino e della madre Frigga. L’alleanza tra i due nel corso della pellicola porta così a un confronto aperto in cui vengono allo scoperto molti di questi sentimenti, il più delle volte contrastanti, accentuando un rapporto che lascia intravedere interessanti sviluppi per il terzo capitolo, anche grazie a un colpo di scena davvero inaspettato.
Da non perdere come sempre le due scene finali dopo i titoli di coda, che collegano il film al prossimo I Guardiani della Galassia, oltre a chiudere romanticamente le vicende di questo secondo capitolo.
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