Credo che sia successo la sera del Moonshine. Oltrepassando la porticina che dà accesso al cortile sul retro devo aver inavvertitamente varcato la soglia di un universo parallelo, ritrovandomi catapultata in una realtà alternativa – bella, bellissima, surreale. E da allora tutte le regole usuali sono state sovvertite, vengono quotidianamente sovvertite. L’anomalia si sta spandendo a macchia d’olio, come il vortice che ha inghiottito Boston nell’universo parallelo di Fringe. Prevedo che a breve tutto quanto verrà ricoperto da questa patina lisergica, pur continuando a mostrarsi sotto le confortanti spoglie del vecchio mondo. Sono i dettagli che tradiscono lo stato dei fatti. Piccoli, piccoli dettagli. Piccole crepe.
Forse il mio pellegrinaggio alla statua di Alice nel Paese delle Meraviglie a Central Park ha messo in moto qualche vecchio ingranaggio arrugginito, l’orologio del Bianconiglio ha incominciato a ticchettare – tic toc, tic toc – dando il via ad una impercettibile, inarrestabile reazione a catena. Recentemente ho ricevuto in dono un coniglietto bianco, a rafforzare l’idea di essere precipitata in questo tunnel di irrealtà in cui tutto è sottosopra e in cui tutti fingono normalità.
Vorrei tanto tornarci, al Moonshine, ma ho il terrore di venire rispedita nel mondo dove ho vissuto i primi 34 anni e mezzo della mia vita. NO GRAZIE. Ho preso la pillola rossa, e non si può più tornare indietro.