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Throwback | Along came Breaking Bad.

Creato il 19 ottobre 2015 da Parolepelate

In principio era il caos. Telefilm tutti uguali nella forma e nel contenuto, storie che seguivano un andamento standardizzato, personaggi visti e rivisti, colonne sonore ad hoc ma ingombranti, regia di circostanza noiosa: primo piano dell’attore che parla, controcampo sull’attore che ascolta. Ripetere.

Poi venne Breaking Bad. E fu sera e fu mattina: nuovo giorno.

La citazione biblica é necessaria, perché Breaking Bad ha segnato l’inizio della genesi di un nuovo modo di fare serie TV. Breaking Bad é stata la svolta: dopo il suo successo, qualsiasi emittente, produttore, regista ha dovuto confrontarsi con questa nuova serie e modificare il tiro dei propri progetti, adattandoli alla creatura di Vince Gilligan. Parliamo (in ordine sparso) di House of Cards, True Detective, Fargo, Game of Thrones, The Knick, Orange Is the New Black, passando dall’ultima serie targata Netflix su Daredevil, arrivando persino in Italia, dove Sky ha sentito l’esigenza di adattarsi, producendo Gomorra e 1992.

Ma precisamente, di cosa stiamo parlando? Perchè proprio Breaking Bad?

I motivi del successo di Breaking Bad sono numerosi, cercherò di riassumerli in vari punti:

  • LA STORIA: un uomo comune, un professore di chimica di un liceo nel New Mexico, sposato, figlio disabile, seconda figlia in arrivo, due macchine, una villetta a schiera. Un cancro ai polmoni. La disperazione, non tanto per la sua salute, quanto per non poter aiutare economicamente la sua famiglia ad avere la vita che ha sempre desiderato. La disperazione che lo porta a prendere una decisione fuori dal comune. Non ottiene un superpotere da qualche esperimento in laboratorio, non compie un atto di bene nei confronti del prossimo per dare un senso al tempo che gli rimane da vivere. Walter White si attacca alla sua vita come un cane affamato a un osso e lo fa in un modo folle ma allo stesso tempo geniale: inizia a produrre metanfetamine. Su questo si basa la grandezza dell’intera serie, la scelta di prendere un uomo come molti altri, che conduce una vita simile a quella di molti telespettatori, e catapultarlo in un mondo fuori dall’ordinario, ma non totalmente estraneo, non di finzione o straordinario. Walter White diventa un cuoco di metanfetamine. Walter White diventa un eroe cattivo.
  • I PERSONAGGI: in BB non ritroviamo i classici due schieramenti, i Buoni contro i Cattivi. In ogni personaggio è insito sia il bene che il male ed è questo doppio aspetto che viene esaltato costantemente nel corso della serie. Un contrasto continuo, dal quale non risulta sempre un aspetto prevaricante. I personaggi oscillano all’interno di una scala di grigi, in continuo variare in base alle scelte che si trovano di fronte. Per rafforzare questo concetto, non ritroviamo i classici stereotipi di genere, e quando sono presenti o vengono ridicolizzati (vedi Tuco Salamanca, Skinny Pete e Combo), o sfatati, analizzando più a fondo il personaggio (vedi Jesse Pinkman). Per il resto troviamo personaggi totalmente atipici: dal sicario Mike Ehrmantraut, più anziano del solito stereotipo di scagnozzo, all’avvocato “dei cattivi” Saul Goodman, pacchiano e poco discreto per il suo ruolo, per arrivare all’atipico per eccellenza Gus Fring, uno dei distributori più importanti di metanfetamine, che di giorno serve pollo fritto nella sua catena di fast food.

Throwback | Along came Breaking Bad.

  • LA REGIA: finalmente espedienti innovativi per una serie TV, degni del grande schermo. Una regia molto dinamica e moderna durante le scene d’azione (spettacolari le scene con camera su un punto fisso di una ruota o di un oggetto in movimento), ma soprattutto colpisce la vastità di inquadrature (molto usate le “see-through”), che rendono intensi e interessanti momenti morti durante la puntata. Infine le inquadrature dei paesaggi deserti sono esaltate per regalare dei frame davvero mozzafiato.

Throwback | Along came Breaking Bad.

  • L’IRONIA: è sicuramente una serie con una tematica, quanto meno, non leggera, ma vi è quasi in ogni puntata una vena di sottile ironia che trapela da personaggi improbabili, sfruttando molto la figura grottesca di Bob Odenkirk, bravissimo nell’interpretare Saul Goodman (tanto da meritarsi la creazione dello spin off “Better Call Saul”, interamente incentrato sul suo personaggio), da battute ciniche e mai scontate, fin proprio a momenti di pura comicità.
  • TUTTO IL RESTO: da attori eccellenti (non solo Bryan Cranston, l’intero cast è sorprendente), alla fotografia, dalla trama, ricca di colpi di scena e di inserimenti di personaggi nuovi, alla durata complessiva della serie (le serie migliori sono quelle che finiscono prima di cadere nel ridicolo e annoiare il pubblico), non c’è un singolo aspetto che non è stato vincente in Breaking Bad. Il tutto ha regalato alla serie un consenso enorme di critica e pubblico.

Breaking Bad ha dato il via alla caccia all’eroe atipico, a una storia non scontata, a una regia che possa essere paragonata ai grandi del cinema. Da questo stimolo sono nati personaggi controversi, imperfetti, verso i quali però proviamo una forte empatia, come Frank Underwood e l’intera casata Lannister; si è iniziato a raccontare di tematiche finora taciute o descritte in maniera troppo superficiale, come in Gomorra o in Orange Is the New Black; sono state girate scene che verranno studiate e prese da modello per i futuri registi, come i piani sequenza di True Detective. Breaking Bad ha risvegliato l’intero settore, permettendo agli spettatori di godere di serie TV innovative e sorprendenti.

Ha anche offerto cinque stagioni di intrattenimento di altissimo livello. Che male non fanno.


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