Throwback | North & South

Salve pelati,

grazie all’avvento di Netflix ho scoperto per caso, e anche grazie alla mia ignoranza che mi ha fatto posare l’occhio su questo titolo (in quanto non è proprio una serie sconosciuta), la miniserie televisiva britannica della BBC: Nord & Sud (North & South, 2004). Tratta dall’omonimo romanzo di Elizabeth Gaskell, è ambientata durante l’epoca vittoriana e vede come protagonista la seconda rivoluzione industriale.

La storia comincia con la giovane Margaret Hale che abbandona Helstone, nel sud dell’Inghilterra, per trasferirsi con i genitori a nord, nella cittadina di Milton, dopo che il padre ha deciso di abbandonare il suo ruolo di pastore e diventare un insegnante privato. Il difficile adattarsi a questa nuova vita di città fa si che Margaret si scontri con John Thornton, freddo proprietario di un cotonificio.

Il tema centrale è la contrapposizione tra una vita bucolica, quella del sud, con una più frenetica e polverosa, ovvero quella del nord. All’inizio si vuole quasi mettere su un gradino più alto la vita semplice, fatta di sani principi delle terre di Margaret; dove tutto sembra facilmente risolvibile con un cesto di vivande lasciato alla porta dei bisognosi, e invece ben presto verranno elencati (dalla stessa Margaret) anche i difetti di questo stile di vita quasi “ignorante“, in quanto si nega a se stessi che esiste un’altra vita, peggiore o migliore che sia, oltre le distese di campi. Ma ben presto sulla grigia Milton si affacceranno due personaggi, i veri protagonisti, che a momenti ruberanno la scena alle vicende della rivoluzione industriale, facendoci sospirare di tanto in tanto per qualche sguardo rivelatore in più. Margaret (Daniela Denby-Ashe), ricorda molto le eroine di Jane Austen, è un misto, secondo me, tra Elisabeth e Jane Bennet, buona quasi da risultare irritantemente sciocca, e caparbia come Izzie, tanto da essere accecata dal proprio orgoglio. Jhon (Richard Crispin Armitage, e so che molte al solo pronunciare il suo nome hanno già gli occhi a cuore), invece, è un personaggio che resterà indecifrabile fine alla fine. Severo con gli altri, ma soprattutto con se stesso, con un passato rigido come il clima di Milton in inverno e fatto anche di stenti, ma un uomo in fin dei conti buono, la cui unica pecca è di ascoltare poco gli altri. Dico che è indecifrabile in quanto non sono riuscita ben a capire come si sia innamorato così velocemente di Margaret, la sua bontà? Il suo sparare sentenze senza prima riflettere? Il suo viso da bambola di porcellana? Fatto sta che lui è cotto a puntino fin da subito, mentre lei vaga tra i fiocchi di cotone che si librano nell’aria alla ricerca di una sua esistenza in questa sconosciuta cittadina. Entrambi però sono due protagonisti ben definiti, che seguiranno un percorso di crescita di pari passo con le vicende della rivoluzione. Infatti Thornton comprenderà che il suo non deve essere un rapporto padrone-schiavo con i suoi operai, e Margaret invece maturerà capendo che esistono altri stili di vita da rispettare.

Intanto, la madre di Margaret, già malata, inizia a peggiorare e la ragazza manda una lettera in Spagna al fratello Frederick, un ufficiale navale coinvolto in un ammutinamento e che non può tornare in patria, per informarlo sulle condizioni della donna. Mentre Margaret si trova dai Thornton per svolgere alcune faccende, gli operai scioperanti scatenano una rivolta e, nel tentativo di proteggere Thornton dalla folla inferocita, Margaret viene colpita alla testa. E così la signora Thornton, dato l’accaduto e dando per scontato i sentimenti della giovane, acconsente a che il figlio chieda la sua mano. La proposta però viene rifiutata perché Margaret afferma che il suo gesto non è un atto d’amore, e che avrebbe protetto chiunque.

Tra tutti gli altri personaggi spiccano sicuramente la signora Thornton (perchè se non c’è una matriarca in queste storie, o qualche vecchio baccucco che ostacola l’amore tra due giovani, noi non siamo contenti), severa più del figlio verso il resto del mondo. Non so se il suo atteggiamento è dovuto al fatto che non ritiene gli altri alla sua altezza, o che sia troppo concentrata a non ritornare allo stato di povertà in cui ha vissuto dopo la morte prematura del marito, sta di fatto che l’amore sincero che prova per il figlio, non ce la fa odiare completamente. In fin dei conti non c’è un vero “cattivo” qui, se non la fame e la crisi. E poi ci sono Higgins e Boucher, i due lati della rivoluzione. Il primo saldo nei suoi principi e pronto a combattere a mani pulite e anche a piegare la testa quando è il momento, il secondo accecato dalla disperazione che lo porterà solo a lamentarsi senza agire davvero.

Ritornando alla trama…Frederick arriva in tempo per dire addio alla madre, ma deve andarsene presto perché un uomo che lo conosce è in città. Per un equivoco però fratello e sorella vengono visti da Thornton, che si convincerà che la ragazza abbia un amante. In primavera morirà anche il padre di Margaret, la quale in seguito si trasferirà a Londra dalla zia e il suo padrino le lascerà tutta la sua fortuna diventando così la proprietaria del terreno su cui sorge la fabbrica di Thornton. Quest’ultimo, avendo scoperto la verità su Frederick, si reca a Helstone per vedere la casa della ragazza e, sulla strada del ritorno, la incontra mentre Margaret, invece, sta tornando da Milton. Thornton, commosso dall’aiuto che la ragazza gli offre per la sua fabbrica, le chiede ancora una volta di sposarlo e così la coppia si scambia un bacio e ritornano insieme a Milton.

Sono state quattro puntate difficili, sia per la delicata questione delle fabbriche, gli scioperi, le malattie, l’aria pesante di città, ma anche per la tormentata non-relazione, all’inizio, tra Jhon e Margaret. Il desiderio del pubblico di vederli fin da subito insieme, viene placato dalle incalzanti vicende sociali di quegli anni. E nonostante bisogna attendere tanto per un bacio, Signor bacio, ne vale la pena pazientare. Certo, si sente odore di Austen fin da subito, con un pizzico di Brontë oserei aggiungere io, ma di certo non ci dispiace e questa miniserie, come di solito sempre quelle della BBC, è godibilissima, soprattutto grazie all’interpretazione di Armitage, coi suoi sguardi profondi e taglienti come i suoi lineamenti, e alla meno conosciuta Denby-Ashe, squisitamente adorabile, ma per nulla sciocca nel suo ruolo di “donzelletta che vien dalla campagna“.

La consiglio vivamente a chi adora storie in costume e sguardi e sorrisi rubati, ma anche a chi vuole affrontare tematiche più delicate e serie tra uno sbuffo di cotone e l’altro.

Ringraziamo: Noi che vogliamo vedere i Period Drama della BBC sulle reti Italiane | Richard Armitage (Mr.Thornton) al Sofa and Carpet