Cinque brani, chitarre che grattugiano, suono sporco quel che basta e anthem che rendono impossibile tenere fermo il piede, tutto in questo Black Pepper rende giustizia al verbo del rock’n’roll più marcio, sguaiato, cazzone e iconoclasta, secondo quanto prescritto dal manuale del perdente doc. I Thunder Bomber da Mantova sanno che qualcuno deve pur fare il lavoro sporco e mantenere alta la fiaccola olimpica del suono stradaiolo per eccellenza, quello che – come già ribadito più volte – per colpire deve puzzare di piscio e bourbon, deve portare con la mente a locali malfamati e ricordi di sbronze moleste, altrimenti è fuffa buona per qualche spot finto cattivo, il che – tanto vale ricordarlo – è il male assoluto. Qui, al contrario, nulla sembra messo a bella posta per catturare fighetti con jeans attillati e barbe curate dal barbiere di papà. Da “MrWild” all’omonima “Black Pepper” siamo sui binari del treno che porta all’inevitabile collisione tra rock’n’roll, garage punk e metal, molto West Coast e anche un po’ paraculo (cfr. “Twenty”), ma come lo possono essere i migliori Hanoi Rocks o i D.A.D., il che non è proprio poco. Questo biglietto da visita è uscito ormai da qualche tempo e si mormora che la band stia per entrare in studio di registrazione, per cui prendetelo pure come un antipasto in attesa che sia servita la portata principale, non serve aggiungere altro.
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