Magazine Cultura

Ti fidi di me?

Da Marce982

Una breve riflessione sulla fiducia negli altri e in noi stessi.

Siamo abituati a dare per scontate molte cose, senza renderci conto della rapidità delle relazioni, dell’accelerazione che ha subito la nostra vita che, volente o nolente, si è adeguata a ritmi così elevati da non permettere di fermarci, respirare con calma, ponderare le nostre scelte e, se è il caso, di andare avanti o, altrimenti, di cambiare rotta. Siamo immersi in un brodo caldo in cui le particelle (le persone che ci stanno intorno) si muovono, agitate, in un perenne stato di entropia che lascia a tratti senza parole. I legami si annacquano, le parole perdono peso e i sentimenti sembrano meno sentiti.

In questa cornice, ci si trova a dovere fare i conti con il fatto che stiamo divenendo incapaci di fidarci, di affidarci agli altri e questo porta con sé una conseguenza deleteria: non ci fidiamo più neanche di noi stessi. Se ci pensate, ci muoviamo a una velocità così elevata da permetterci di guardarci dal di fuori, come se fossimo su un automobile che sfreccia in autostrada e osservassimo il nostro sé impegnato alla guida dell’auto al nostro fianco. Guardiamo agli altri con distacco, indifferenza, sospetto e riserviamo lo stesso trattamento a noi stessi. Sembra un paradosso, lo so. Però mi pare che sia una conseguenza diretta del nostro modo di vivere attuale. Forse, la mia, è una posizione un po’ radicale, sicuramente la verità è più sfumata e vive di zone di grigio che in questa mia riflessione, invece, sono volutamente escluse e non perché non sia consapevole della loro esistenza, ma perché mi pare più utile accantonarle per potere riflettere meglio su quanto voglio esprimere.

Cosa significa fidarsi dell’altro? Avere fiducia non è faccenda da poco, poiché significa porsi nelle mani di qualcun altro, uscire dal guscio e mettersi in gioco all’interno di qualcosa di più ampio: un gruppo (fosse anche una diade, ma pur sempre un gruppo). Fidarsi di qualcuno, significa consegnare a un’altra persona un pezzo di noi stessi e caricare questo passaggio di tutta una serie di aspettative, segni, idee, che costituiscono proprio quel bagaglio che possiamo chiamare fiducia. Avere fiducia è abbandonarsi all’altro, lanciarsi nel vuoto sperando di essere afferrati e di non sbattere il muso o rompersi un osso o più. Un atto di incoscienza, se volete, ma un atto necessario – credo – per il buon funzionamento degli ingranaggi della nostra società. Vivere il rischio della fiducia, significa vivere il rischio della vita, fidarsi degli altri significa aprirsi verso di loro e aprirsi all’esterno aiuta a comprendere anche se stessi.

Ma fidarsi è anche un concetto legato a una sfera che va al di là dell’azione così come è emersa in queste poche righe e coinvolge anche un altro ambito, altrettanto importante. Quante volte abbiamo chiesto un parere a un amico, un conoscente, un parete, un compagno, un estraneo? Quante volte abbiamo poi dato peso a quel parere? quante volte – attenzione – ci siamo fidati del suo giudizio. Ecco che ritorna la parola magica: fiducia. Sembra banale, ma sapere ascoltare e far tesoro di un consiglio dato da qualcuno rientra nella sfera della fiducia. Diamo ascolto all’altro nella misura in cui siamo in grado di affidarci al suo giudizio, al suo discernimento. Senza questo atto di fiducia, questa concessione, non potremmo mai dare peso e ascolto alle parole di chi ci sta di fronte.

Portando alle estreme conseguenze questa riflessione, come avevo accennato più sopra, viene intaccata anche la fiducia in noi stessi. La fiducia in sé dipende da molti fattori (interni ed esterni); diffidare costantemente degli altri conduce a perdere ogni giorno una porzione di fiducia in sé, nelle proprie capacità e nei propri giudizi, cosa che sarebbe giusto combattere per non ritrovarsi stretti in un angolo buio a pettinare le nostre frustrazioni.

Con questo non voglio dire che bisogna fidarsi ciecamente di tutti. Ci mancherebbe! Credo piuttosto che valga la pena di rallentare e di riflettere sugli altri, cercando di comprenderli e cercando soprattutto di non avere pregiudizi. Riuscire a guardare gli altri senza partire prevenuti e senza gettarsi incoscientemente nelle fiamme. Affinare la propria capacità di osservazione, e di valutazione, senza dimenticare le sfumature di grigio che esistono tra il bianco e il nero. Fidarsi di sé per essere in grado di affidarsi agli altri, e viceversa. Rallentare per riflettere, osservare. Probabilmente, riprendere fiato da questa corsa forsennata in cui siamo stati lanciati può aiutare a guardarci intorno e capire che non siamo soli.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines