Questa mattina mi sono svegliata alle sei. Volevo dormire ancora un po’, ma non ci riuscivo: avevo una certa inquietudine dentro che mi impediva di riprendere sonno. Allora ho acceso il tablet per leggere le notizie del giorno e controllare la mia posta. Da qualche giorno ho deciso di togliere le notifiche di arrivo di email e social sul mio cellulare per disintossicarmi dalla dipendenza digitale (ne parlerò), quindi avevo tante email ancora da leggere.
Mi piace leggere le email dal letto ancora mezza addormentata: le parole degli altri mi entrano dentro con più profondità, le comprendo come fossero un dialogo intimo tra me e loro. Un’intimità che non sentivo più leggendole tra una lezione e l’altra – sempre di corsa – o la sera tardi, quando ormai la mente è già sprofondata nel sonno prima ancora del corpo.
Avendo commentato a un post sul blog Bonificiesogni della mia impavida amica Patty, ho ricevuto la notifica di un nuovo commento su quell’articolo di un certo Max. L’ho letto, e mi ha aperto il cuore:
“Il mio “ricomincio da zero” è partito da 53, e l’impressione è: più alta è la sfida, più interessanti le risorse personali da scoprire e mettere al servizio della nostra gente e del mondo.
E’ proprio quando sotto senti il vuoto più grande, perché non ci sono più scappatoie e scuse con cui pararsi, che lo spirito di libertà si risveglia e le cose più belle succedono.
Non c’è età.
L’esperienza che sto vivendo da due anni (è ancora tutto in gioco e stiamo giocando in due e con due figli e senza rete) mi ha permesso di allargare ancora di più la percezione dell’orizzonte della mia realtà… e spostare il fuoco su cui si dirige l’occhio del mio giudizio quando considero la mia situazione.
Ho capito che vivere nella dipendenza dalla realizzazione di un obiettivo o di un sogno è come scalare la montagna con uno zaino pieno di sassi valutando il proprio successo da quanto dista la cima.
La cima diventa ipnotica, sposta l’attenzione dal nostro centro interiore, contorce l’odine del tempo (te lo dice un alpinista).
La montagna, se ti fermi a pensarla, con la sua mole pazzesca, con le sue mille vie, con la sua imprevedibilità… arriva a stordirti, a darti la nausea. Se ti paragoni a lei sei finito, non puoi competere. E se competi perdi sempre.
Il senso di tutto è quanto profondamente riesci a integrarti con quello che ti circonda, tutto, sentirtene intimamente parte. Allora ogni cosa fluisce, ogni cosa che accade va bene, aumenta il piacere e godi di quello che c’è, di quello che arriva. La cima diventa solo un’evenienza.
Tu sei già partita Patty, due anni fa.
Chi parte non può tornare indietro, anche se gli tocca fare i bagagli e tornare a casa.Perché quello è solo l’esteriore. Anche se calma, diverte e gratifica, il bello e il brutto dell’esteriore è solo esteriore.
Non sono gli eventi esterni che possono davvero affondare la tua nave.La possono dirottare, ma il viaggio è sempre tuo finché issi sull’albero la tua bandiera ogni mattina, dovunque ti porti il vento quel giorno.
Quindi, segui il consiglio di un amico: trova un posto dove metterla quella delusione, fai un bel pacchettino con un fiocco colorato e lasciala qui. Affidala gentilmente alla terra, al mare a chi vuoi, ma non portarla con te. Vedrai che proprio durante il viaggio del ritorno nuovi raggi di sole inizieranno a illuminare i tuoi occhi.
Siamo Liberi Patty, assolutamente liberi. E’ solo che soffriamo un po’ di amnesie…
C’è un detto Sufi che recita: “Alla fine del Mondo, non conta come sei nato, né ciò che sei stato, ma quello che dentro di te sei pronto ad essere.”
Dal commento di Max all’articolo Bonifici e Sogni – I Piani B degli altri: Sonia
/
Non volermene, Max, per aver riportato qui il tuo commento (e anche tu, Patty, per aver preso in prestito un commento dal tuo bellissimo blog): le tue parole sono troppo belle per non essere condivise.
Io avevo deciso di abbandonare quello zaino pieno di sassi in Oman, che essendo un paese pietroso oltre che sabbioso, non mi vorrà a male se ho lasciato là qualche sasso. Dopo due anni in giro, mi ero resa conto che viaggiare con l’obiettivo in spalla era diventato pesante. Perché più si punta alla cima, più questa diventa irraggiungibile.
Fare un passo indietro aiuta a issare di nuovo quella vela e – come ha detto bene Max – lasciare che stavolta il vento ci porti dove dobbiamo essere portati, non dove vogliamo che per forza ci conduca. Non si può forzare il vento ad accompagnarci dove vogliamo noi: è lui che comanda, lui che sa qual è il nostro vero obiettivo nella vita, quello per cui siamo venuti al mondo.
Lasciamoci trasportare, non trascinare.
Io ho fiducia in quello che mi riserva il destino. E tu?
Fonte immagine