Ieri pomeriggio andando in ricognizione nel mio freezer mi sono accorta di avere in giacenza 3 arrosti arrotolati nella retina, muti e rassegnati all’idea di non essere consumati da avide bocche goderecce. Giammai! Mi son detta, provvedo subito ad estrarne uno, lo lascio scongelare e scelgo..quello di vitello.Gli altri due, l’arista di maiale e l’arrsoto di tacchino li cucinerò prossimamente.Quando ero piccola non funzionava così, gli arrosti come i nostri cappelletti, le lasagne ed i tortelli si preparavano in occasioni speciali come Natale, Pasqua, Cresime e Comunioni e in qualche domenica, nella quale si avevano a pranzo i parenti. Oggi, complici i supermercati con i loro prezzi molto più competitivi rispetto al macellaio di fiducia, si riescono ad acquistare tagli di carne anche non pretigiosa, come pollo, tacchino e coniglio e a ricavarne succulenti pietanze! Per ottenere un arrosto che sia un campione di tenerezza, occorre metterlo “in concia” la sera prima e per farlo ho usato le cosidette erbe buone: sedano, prezzemolo,basilico (dei miei vasetti…) rosmarino, aglio, scalogno, carote. L’ho voluto preparare classico, senza uso di spezie particolari data la calura che già avanza impenitente. Ho tritato nel robot tutte le erbe e due belle carote grosse, poi ho cosparso il mio arrosto con il suddetto trito, l’ho irrorato di aceto bianco e olio di semi. Un pizzico di sale e uno di pepe bianco, un cucchiaino di dado in polvere, poi l’ho coperto con una stagnola e se n’è andato a riposare per tutta la notte nel frigorifero.Quando preparo questo trito di erbette e carote, ne preparo molto in modo tale da poterlo congelare nei piccoli contenitori qua sotto e nel momento tragico del bisogno, cioè quando devo preparare un sugo al pomodoro ed è già tardi! ho la base già pronta per fare sughi, cucinare cotolette, preparare polpette e altro. Sono molto comodi e basta metterli sul fuoco con un poco di acqua o olio per scongelarli ed aggiungerli dove desideriamo! Stamattina ho estratto dal frigorifero l’arrosto che emanava un profumo delizioso e in tutta la casa si evinceva che c’era arrosto in concia! E’ stato il profumo che ha svegliato mia figlia che mi chiedeva se era già domenica…. l’ho messo nella pentola a pressione, ho aggiunto un bicchiere di acqua e metà vino bianco, poi l’ho rigirato per bene facendolo impregnare ulteriormente di tutta la concia, forandolo delicatamente in pochi punti con una forchetta. Dal momento del fischio, ha cotto per un’ora esatta. Un tempo quando uscirono le prime pentole a pressione era inconcepibile per una brava massaia, cuocervi dentro qualsiasi cibo. figurarsi un prelibato arrosto! Alcune mamme o suocere, nonne o vecchie zie preferiscono ancora oggi, usare la cottura sul gas, usando il triplo del tempo, spendendo di conseguenza molto più, Senza pensare che tenendo tutto chiuso in pressione, tutti gli aromi e le proprietà nutrizionali non vengono disperse. Ricordiamo che con la pentola a pressione basta poco condimento per arrosti e carni, pochissima acqua per cuocere le verdure, quinid le vitamine ed i sali minerali si disperdono solo in minimissa parte. Figurarsi un prelibato arrosto di vitello! Tutt’al più qulache signora un poco attempata usa ancora la mitica, famosa, ineguagliibile Petronilla della quale vi parlerò prossimamente.
Il prototipo inventato da Denis Papin, riconosciuto come ideatore della pentola a pressione, si chiamava digesteur e non ebbe un grande successo commerciale. Nel 1927, la ditta tedesca Silit commercializzò un suo modello, ma soltanto dopo la seconda guerra mondiale iniziarono la diffusione e lo sviluppo di questo metodo di cottura. La ditta francese SEB brevettò in seguito un modello perfezionato, e a partire dagli anni cinquanta nacquero modelli sempre nuovi e sempre più diversi tra di loro. Una volta che la pentola ha sfiatato tutta l’aria si può aprire e lo si puòfare in tranquillità perchè la valvola di sicurezza non fa opposizioni. Ho estratto l’arrosto, l’ho messo sul tagliere e ho tagliato la retina. Poi ho atteso che divenisse freddo per metterlo in frigorifero, tarscorse altre due/tre ore circa ho potuto tagliarlo a fette sottili con il coltello elettrico per arrosti facendo fettine di mezzo centimetro circa. L’ho messo in una padella anti aderente e ho aggiunto uno stick di panna light, mesciandola all’intingolo e scaldando così a fuoco bassissimo il nostro protagonista! E’ il caso di dire: conciato, cotto e divorato!
P.S. sul più bello mi si scarica sempre la macchinetta fotografica , l’immagine non mia ma l’arrosto è molto somigliante al mio arrosto! Non ha fatto in tempo a ricaricarsi che l’arrosto era già stato divorato….