“Ti racconterò tutte le storie che potrò” è in libreria. Il volume è un insieme di ricordi e di riflessioni della vedova Borsellino, raccolte dal Salvo Palazzolo, poco prima che questa, lo scorso maggio, morisse. Ha voluto così lasciare il suo testamento all’Italia e al mondo Agnese Piraino Leto, raccontando l’amore, la vita, l’uomo e lasciando un compito da svolgere ai posteri.
Un pezzo oscuro di storia italiana
Il libro racconta la vita di Agnese Piraino Leto con Paolo Borsellino, il magistrato che fondò il Pool Antimafia con Giovanni Falcone, che fu ucciso da Cosa Nostra il 19 luglio 1992, esattamente due mesi dopo aver mancato per un soffio l’elezione alla carica di Presidente della Repubblica. Cosa che non piacque affatto alla mafia, che uccise Falcone nella strage di Capaci proprio durante le votazioni.
Il titolo è tratto da una frase che il magistrato diceva alla moglie: raccontando le sue storie le dimostrava il suo amore e teneva vivo il rapporto. La donna racconta la sua ironia, il suo senso del dovere, la passione che metteva nel suo lavoro. E poi narra avvenimenti e aneddoti delle persone che l’hanno circondata, osservata e sostenuta dopo la morte del marito. Dopo la strage di via d’Amelio ricorda come prefetti e rappresentanti delle istituzioni la osservassero nei salotti buoni, le sussurravano domande, per capire se lei sapeva, e quanto sapeva di ciò che aveva scopeto il marito su Cosa Nostra. Ricorda la telefonata del presidente Cossiga che, prima di morire, le confidò all’apparecchio che quella strage fu come un colpo di Stato.