L’anno scolastico volge quasi al termine, nel senso che i programmi sono quasi del tutto terminati e soprattutto per gli studenti dell’ultimo anno le apprensioni relative ai voti e alla media vengono sostituite con la paura dell’esame di maturità, la “linea d’ombra” che li separa dal mondo ovattato dell’adolescenza a quello di giovani adulti che, università o lavoro, dovranno prendersi le proprie responsabilità.
E’ d’uso dalle mie parti che gli alunni organizzino un pranzo con i professori dell’ultimo anno, ed anche la mia quinta A non si è tirata indietro. E’ d’uso anche i i prof ricambino l’invito non solo contribuendo all’organizzazione del rinfresco portando qualcosa preparato da loro, ma che diano ai ragazzi un petit cadeau come ricordo degli anni di scuola. Quest’anno ci siamo scervellati per trovare qualcosa di originale, e abbiamo sdoppiato il regalino: un braccialetto o un portachiavi ( la collega Letizia si è incaricata della scelta) mentre il vostro angelo ha trovato una poesia che caratterizzasse ciascuno dei nostri 18 studenti, 11 ragazze e 7 ragazzi.
Se qualcuno di noi prof avesse avuto il dubbio che i ragazzi di oggi non apprezzino la poesia, è stato subito smentito dall’emozione sul viso dei nostri alunni, quando, a fine pranzo, abbiamo consegnato a ciascuno di loro il suo braccialetto e il biglietto con la poesia, con la preghiera di leggerla in pubblico. Lacrime di commozione che non mi sarei mai aspettata sono spuntate sui visi spesso giocosi e apparentemente irridenti delle regole dei giovani , seguiti da ringraziamenti emozionati . Una bella soddisfazione, di cui vi darò qualche esempio, se avete ancora pazienza di leggermi.
A Laura, ragazza introversa e riservata, ho dedicato il sonetto 18 di Shakespeare:
Dovrò paragonarti ad un giorno estivo?
Tu sei più amabile e temperato:
cari bocci scossi da vento eversivo
e il nolo estivo presto è consumato.
L’occhio del cielo è spesso troppo caldo
e la sua faccia sovente s’oscura,
e il Bello al Bello non è sempre saldo,
per caso o per corso della natura.
Ma la tua eterna Estate mai svanirà,
né perderai la Bellezza ch’ora hai,
Finché uomo respira o con occhio vedrà,
fin lì vive Poesia che vita a te dà.
Ad Alexandra, studentessa di origine romena, è stata dedicata la prima strofa del poema in versi “Luceafarul” di Mihail Eminescu, il poeta nazionale:
A fost odata ca-n povesti
A fost ca niciodata,
Din rude mari împaratesti,
O prea frumoasa fata.
Si era una la parinti
Si mândra-n toate cele,
Cum e Fecioara între sfinti
Si luna între stele.
C’era una volta come mai,
Così narran le fiabe,
Una fanciulla senza pari,
Di gran ceppo regale.
Ed era unica ai parenti,
Stupenda fra le belle,
Com’è la Vergine fra i santi,
La luna fra le stelle.
A Matteo, innamorato della recente uscita a Madrid, dei versi di Garcia Lorca, che gli assomigliano:
Ci sono anime che hanno
stelle azzurre,
mattini secchi
tra foglie del tempo,
e angoli casti
che conservano un vecchio
rumore di nostalgia
e di sogni.
A G. Maria, il più bravo della classe, la poesia che è piaciuta di più ai colleghi:
Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
Elli Michler
Per Andrea, il simpatizzante naziskin della classe, supporter di Casa Pound, una poesia di Ezra Pound per dimostrargli che : 1. Ezra Pound è il nome di un uomo e non di una donna come pensava; 2. che il poeta statunitense era un visionario, la cui ideologia solo in parte poteva essere compresa nella simpatia per il nazifascismo; 3. che scriveva anche poesie dolcissime, come questa, L’Albero:
L’albero m’è penetrato nelle mani,
La sua linfa m’è ascesa nelle braccia,
L’albero m’è cresciuto nel seno -
Profondo,
I rami spuntano da me come braccia.
Sei albero,
Sei muschio,
Sei violette trascorse dal vento -
Creatura – alta tanto – tu sei,
E tutto questo è follia al mondo.
Non vi proporrò tutte le 18 poesie, ma per ultimo cito un brano dedicato a Manuel, il visionario della classe, bravo programmatore e futuro ragioniere, praticante buddista che vuole diventare psicologo. E’ parte del discorso di Steve Jobs ad Harvard e sono certa che gli darà la carica giusta per il futuro percorso che vuole intraprendere.
A tutti i folli.
I solitari.
I ribelli.
Quelli che non si adattano.
Quelli che non ci stanno.
Quelli che sembrano sempre fuori luogo.
Quelli che vedono le cose in modo differente.
Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo.
Potete essere d’accordo con loro o non essere d’accordo.
Li potete glorificare o diffamare.
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli.
Perché cambiano le cose.
Spingono la razza umana in avanti.
E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni.
Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero.
STEVE JOBS
E si, una poesia è un ottimo viatico per la vita,emoziona e rende liberi!