Sfidando un’autentica giornata quasi estiva, con gente a zonzo in maniche corte e gelaterie pronte a rifornire accaldate famiglie a spasso, sono andato a vedere questo film e devo dire che 8 euro furono spesi bene.
Né il trailer né le schede gli rendono giustizia, secondo me.
Si tratta di una inusuale storia con finale “aperto tendente al bello”, che non eccede in sentimentalismi e che si sviluppa piacevolmente, con momenti di autentico e sano umorismo.
Rolando Ravello, il regista, è reduce da Tutti contro tutti, uscito un anno fa e, malgrado le critiche, ritengo che questo film sia migliore del precedente.
Ambra Angiolini ed Edoardo Leo, i due protagonisti, nei rispettivi ruoli sono quasi perfetti. Il secondo per me è stata una sorprendente scoperta.
Bravi anche i due coprotagonisti, Paolo Calabresi e Susy Laude, quest’ultima “un’attrice delicata che riesce a impersonare, con la leggerezza di un volo, dei perfetti ritratti di donna. Non importa siano esse bellissime e sensuali o sgraziate e irriconoscibili. Non importa siano grandi o piccoli ruoli”, come recita la sua biografia e con la quale sono più che d’accordo, aggiungendo che ha un sorriso assolutamente disarmante.
Questa storia mi ha portato a riflettere, con garbo, a quante e quali sorprese può riservarci la vita e a quanta tenacia dobbiamo ricorrere per riportare le cose sul giusto percorso.
Nella scena finale, Roberto, il protagonista, ritrova Beatrice, la donna della quale si è innamorato (ricambiato), con la quale ha avuto un figlio e che è scomparsa improvvisamente e inaspettatamente, perché durante l’ultima crisi ha perso completamente la memoria. Si mette in macchina e la raggiunge in Svizzera, ritrovandola a capo dell’azienda dell’uomo con il quale si dovrà sposare a breve.
Purtroppo, l’unico “ricordo” della loro vita precedente che riesce a portare con sé è una fotografia di loro due insieme al figlio, sorridenti, stesi sul pavimento di casa.
Quando si accorge che lei non lo riconosce, il suo sconforto è enorme, ma non utilizza quella foto per scombussolarle l’esistenza.
Si affida a una fuggevole ed evanescente riemersione di ricordi; a un gioco di sguardi e di parole che aprono uno spiraglio nella mente di lei.
E mentre lui se ne va, triste e sconsolato, contemplando quella foto che potrebbe essere l’unica cosa che gli rimane di lei, nella mente di Beatrice quello spiraglio inizia ad allargarsi e allora esce dal suo ufficio, lo segue, lo ferma per strada, lo invita a prendere un gelato, proprio come aveva fatto lui quando si erano conosciuti, riaprendo le porte al ritorno alla sua vita precedente.
Che dire? Qualche bel film riusciamo ancora farlo noi italiani. Questo non è un cinepanettone natalizio e non vincerà l’oscar, ma è un film piacevole e ben fatto.