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Ti ricordi di me? di Alessia Esse

Creato il 14 marzo 2015 da Anncleire @anncleire

Ti ricordi di me? di Alessia Esse

“Tu hai i ricordi,” dice subito Simona. “Tu hai i ricordi, Davide, e quelli non può portarteli via nessuno. Le persone spariscono e muoiono,” dice con un singhiozzo causato dal pianto, “ma i ricordi… quelli non spariscono. Quelli restano con te per sempre, anche quando le persone non ci sono più.” Si avvicina per dargli un bacio sui capelli e sulla guancia. “Non passerà; non subito, almeno, ma andrà meglio. Non ora, non domani, non fra una settimana o fra un mese. Ma andrà meglio. Non ti dirò che sei giovane e che hai tutta la vita davanti per innamorarti e per essere felice. No. Ti dirò che andrà meglio, tesoro. Ti dirò che ci sarò sempre per te e che in qualsiasi momento vorrai parlare, o piangere, o gridare, o… o ricordare, io ci sarò sempre per te. Sempre.”

 

“Ti ricordi di me?” è una storia che nasce dal genio di Alessia Esse quando era solo Stupid Lamb, una fanwriter di Efp. Ed è dal 2009 che ne seguo gli sviluppi e sono felice dei passi in avanti che ha compiuto, dei progetti che ha realizzato, dei libri che ha pubblicato. Ogni sua storia è carica di passione, sentimenti, vita e anche se in questo piccolo e-book, che potete scaricare GRATUITAMENTE sul blog dell’autrice, possono esserci i difetti di chi è solo alle prime armi, pure è una storia intensa, che ho amato di nuovo, proprio come quando l’ho letta a puntate, e di certo Davide e Camila sono una coppia dolcissima.

 

“Non voglio niente, Davide. Non devi metterti nei guai per me.”

“Ma tu… tu sei povera.”

“Lo so, ma questo non è un tuo problema. Hai già fatto molto per me. Non devi preoccuparti, chiaro?”

 

Ci sono delle storie che iniziano dal niente e sembrano quasi perdersi nell’immensità dei loro ricordi. Un incontro, fortunato, un allontanamento, improvviso, e il ritrovarsi dopo anni, in circostanze diverse, ma con quella curiosità che ha caratterizzato le vicende fin dall’inizio. È quello che succede a Camila e a Davide, fin dai primi momenti. I due con una narrazione in terza persona secca e diretta, ci vengono mostrati da bambini. Camila, sprovvista di qualsiasi mezzo, che lotta per la sopravvivenza quotidiana e per il mantenimento delle norme igieniche, e Davide un paffuto bimbo di sette anni, che si sforza di comprendere un mondo brutale, fuori da quello della sua famiglia. Lo sfondo, quello di Carovigno, un paesino pugliese, è appena accennato, ma fondamentale. Camila, improvvisamente strappata alla sua città natale, si ritrova in Germania, a lottare ancora una volta, mentre Davide affronta altri tipi di dolore. A distanza di anni, entrambi, si ritrovano a Roma. Una Roma caotica, che li vede ancora contrapposti. Camila si sforza di tenere l’anonimato, nascondendosi in piena luce, Davide con la spensieratezza dei suo ventiquattro anni, che lo portano a frequentare la facoltà di ingegneria, impegnarsi nello studio, credere che tutto sia possibile e vivere avventure sentimentali senza significato.

Camila è una ragazza che ha sofferto, scappata da un destino crudele, vive tutto con la massima dignità, lavorando come donna delle pulizie in case di romani altolocati, riempiendo la credenza di dolcetti al cioccolato e vivendo una vita discreta e dismessa. Ha perso qualsiasi tipo di speranza, e cerca di guadagnare i soldi per realizzare il suo progetto. Non ha desideri particolari, solo quello di salvarsi da un passato ingombrante e pericoloso, che continua a minacciarla.


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