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Ti voglio bene a dirotto

Creato il 13 gennaio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Trovatello in quell´angolo, mezzo borderline mezzo genio del male, mi hai allungato una birra. Ci vorrebbe un flipper. Perché nessuno gioca più a flipper? Siamo tutti diventati troppo complicati ed esigenti che non stiamo più dietro alle cose semplici. Salta una lampadina in fondo a destra, qualcuno fa buca in angolo, il barista scalda la solita minestra davanti a una signorina nuova da queste parti, che non si fa impressionare. Ho pensato “adesso i conti tornano”. Il freddo di un altro inverno ferisce uguale. Gli sguardi ci cadono perpendicolari, siamo forme da mappare, interessi senza una casa da decodificare, bambini da fare, giornate da dimenticare. Pronti a prendersi.

Sette anni. Io a tagliare il prato il sabato pomeriggio e tu a invitare i tuoi a pranzo la domenica. Cosa faccio quando non ti ascolto, chiedi. Vado, Angela. E cosa fai tu quando un collega ti offre un passaggio? Siamo tutti diventati troppo complicati che non rispondiamo alla domande più semplici, sfuggiamo agli altri per non finire con le spalle al muro con noi stessi. Ma forse ci vogliamo più bene ora, che tutto non è più così scontato, che siamo entrambi più soli ad abitare il nostro guscio e ci strappiamo dal petto parole che non escono dalla bocca. Ora che si vedono bene i limiti, che non reggono le storie inventate, che bisogna essere forti davanti a tutti per non mollare la presa e non lasciare andare anni di fatiche. Ora che dobbiamo dare un senso allo spolverare i mobili di faggio e installare un antifurto.

Sì, sono strano, a volte isterica tu. L´alba ci sopporta, le strade ci riportano a casa, o forse dovrei dire il cuore. Guardi quello della caldaia come io son gentile con quella del reparto spedizioni ed entrambi sappiamo che non si può avere tutto, anche se, ci piacerebbe illuderci. Ci piacerebbe farci fregare. Avere almeno un motivo per farci fregare.

maltempo-bologna

 

Non ci importa che momento sia, come si chiami, ci sfioriamo i cappotti sotto le nuvole gialle di Bologna. Aspettiamo il temporale, con i nostri alibi già pronti nel caso che, con i grovigli nello stomaco, con le cicatrici che diciamo di non avere. Non può guarire chi non accetta di essere malato. I bar dei portici e le piazze quadrate, il rosso, i parcheggi a pagamento ovunque. Corriamo piano con la pazienza di chi deve ancora scartare il regalo. L´uomo dal collo sommerso dalle sciarpe suona la chitarra per pochi spiccioli. Il freddo di un altro inverno ferisce uguale. Ci guardiamo poco, non vogliamo disturbare, abbiamo paura di scrivere per trovare gli errori e diciamo che va tutto come al solito. Traiettorie disordinate, andiamo.

Esplode il cielo, per noi è un sollievo smettere di pensare e prenderci acqua sporca di smog. Forse non sarò capace di dirtelo una seconda volta: ti voglio bene così, a dirotto. Non c´è ombrello che tenga.



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