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TIDAL: una rivoluzione per pochi eletti

Creato il 10 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

E’ passata più di una settimana da quando L’hashtag #TidalForAll è stato lanciato da Jay-Z e dai suoi fedeli amici. Sembrava il preludio di qualcosa di davvero grande e cruciale, l’inizio di una vera rivoluzione. A distanza di qualche giorno dalla release ufficiale di TIDAL, la nuova piattaforma di music streaming capitanata dai grandi della musica internazionale, i timori riguardo al mancato successo iniziano a farsi sentire, sia tra gli artisti, sia tra gli ascoltatori.

Jay-Z, fondatore di Tidal

Photo credit: ellasportfolio / Foter / CC BY-SA

Che cos’è Tidal

Tidal è la nuovissima piattaforma di streaming musicale online, sviluppata nel 2014 dall’azienda scandinava Aspiro:  simile a Spotify, ma focalizzata sulla trasmissione di musica in alta qualità (l’indirizzo originale era tidalhifi.com). Nei mesi scorsi Aspiro (che gestisce anche l’altro servizio streaming WiMP) è stata acquistata dal produttore e rapper americano Jay Z, attraverso la controllata Project Panther Bidco, con un blitz da 56 milioni di dollari. L’intento di Jay- Z era di anticipare la release del nuovo servizio di streaming di Apple, anch’esso in fase di sviluppo da diverso tempo. Per riuscire nel suo intento, Jay Z ha aperto le porte a 15 colleghi, incontrandoli in una riunione in concomitanza con le cerimonie dei Grammy Awards, meeting che è stato immortalato ed inserito nel tanto discusso teaser di lancio di TIDAL.

Il funzionamento di Tidal è analogo a quello di Spotify e di tutti gli altri servizi di streaming online, con due sostanziali differenze: Oltre a fornire uno streaming audio e video di qualità senza precedenti, Tidal si professa paladino della giustizia, profetizzando finalmente una spartizione di royalities totalmente a favore dell’artista. Su questo punto in particolare, Jay Z e i suoi collaboratori hanno unito le proprie forze, in vista di una vera e propria rivoluzione, secondo cui, in un futuro prossimo, nessuno lucrerà più sulla tutela degli artisti. Ma la strada da percorrere è lunga, e gli ostacoli sono numerosi.

Il punto debole di Tidal

Nonostante la grande attenzione rivolta a Tidal, le critiche e gli scetticismi non hanno tardato ad arrivare. Si, perchè sembra facile parlare di un futuro prossimo all’insegna della musica libera e senza limiti, peccato che Jay Z e i suoi, dall’alto della loro esperienza nel campo dell’industria musicale, non abbiano calcolato un paio di problemi non da poco: Rispetto alle altre piattaforme di music streaming, Tidal è davvero superiore in termini di qualità, peccato che l’abbonamento mensile ammonti a 19.99 dollari. Decisamente troppi, specialmente se si considera che l’abbonamento premium delle altre, ad esempio Spotify, costa la metà esatta. Sembrerebbe che i fantamilionari paladini della musica non abbiano tenuto conto dell’ascoltatore e delle sue esigenze, con delle conseguenze catastrofiche, ma non irreversibili. Ci troviamo dunque di fronte ad un servizio di grande qualità, con tutte le carte in regola per surclassare tutti i servizi di streaming alternativi e addirittura le major discografiche, ma che in quanto a costi, rimane alla portata di pochissimi. E senza il consenso di chi la musica la ascolta, non si va da nessuna parte.

Le conseguenze sull’industria discografica

La missione di Jay Z è chiara: eliminare ogni intermediario. Distruggere ogni barriera che separa l’ascoltatore e l’artista, con un servizio che avrebbe anche tutte le caratteristiche per farlo, ma che per il momento, non fa altro che aggiungersi ad una schiera di servizi già esistenti, con un catalogo peraltro molto limitato. Tidal punta a spodestare le etichette, tant’è che la riproduzione dei pochi album presenti già nella libreria frutterà agli artisti una ripartizione dell’utile senza precedenti. Un vero problema per chi invece non ha la fortuna di essere sotto contratto con Tidal, ossia tutti coloro che vengono tutelati dalle major (tra cui molti dei 15 artisti prescelti). Nemmeno da menzionare tutti i comuni mortali che sognano di poter diffondere la propria musica senza che qualcuno gli frughi nelle tasche.

A conti fatti, Tidal si rivela uno specchio per le allodole, forse il più grande da quando lo streaming online si è rivelato la nuova frontiera della diffusione di musica. Essere una star da troppo tempo implica delle lacune anche nei più logici ragionamenti: Tutti attendono con trepidazione un servizio di streaming gratuito o quasi, è più che intuibile che, se se ne diffonde uno ancora più costoso di quelli già esistenti, nessuno si farà avanti, nonostante la tanto profetizzata alta qualità, caratteristica che peraltro, non sembra essere di grande importanza per la maggior parte degli ascoltatori. Resta oltretutto il problema dell’esclusiva, sia quella legata alla divulgazione della propria musica da parte degli artisti, sia quella dei cataloghi, che porterà ad una discrepanza tra quello di Tidal e quello dei suoi concorrenti, con dei risvolti negativi per gli ascoltatori.

Per comprendere appieno l’entità di questa presunta rivoluzione musicale, non resta che attendere nuove news che non tarderanno ad arrivare. Nell’attesa, chiunque può vedere il teaser di Tidal gratuitamente, anche se a seguito di queste rivelazioni, potrebbe risultare una visione alquanto comica.

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