“Tiempe belle dalle mie mani”
di Giuseppe Ercolano Con-fine Edizioni.
pagine 120,illustrato.
Fotografie di Gianni Coppola
€20,00 in offerta nel periodo natalizio a €15,00.
“Tiempe belle” ovvero come raccontare l’emozione dell’arte presepiale attraverso le immagini, quelle di Gianni Coppola,la memoria, quella di tanti esperti e appassionati che hanno arricchito il volume di aneddoti e leggende inedite e non,ed infine nella raffinata arte espressa dai pastori di Giuseppe Ercolano.
Vi divertirete a leggere della Cantata dei pastori raccontata da Francesco Cotticelli e dell’iterpretazione della stessa del grande Peppe Barra,così come accattivanti sono le Guarattelle e la nascita di Pulcinella, avvenimenti descritti dall’antropologo Giovanni Gugg.Poi, preziosissimi i ricordi dell’avv. Nino Cuomo e del Cap.Pietrantonio Iaccarino sul significato di alcuni personaggi del presepe del Settecento, come l’acquafrescaia o l’antica leggenda della “pupata” di Marina di Cassano capace di vincere anche i Saraceni. Ma il Natale è anche musica,canto e balli, si celebra la gioia di venire al mondo,ecco dunque la melodia suonata dagli zampognari narrata da Ciro Visco e le ritmiche movenze dei balli,quelle interpretate nella tarantella descritta dalla giornalista Giuliana Gargiulo oppure il gioco, quello dei poveri fatto di bastoni e pignatte raccontato dall’archeologo Carlo Rescigno. Che dire del profumo dei limoni, già, la nostra terra, quella descritta con passione da Antonino De Angelis fra muri a secco ed antichi agrumeti che trovano spazio negli sfondi di alcuni presepi come le vecchie ricamatrici raccontate dalla professoressa Cecilia Coppola. Infine Sant’Alfonso de Liguori , a raccontarlo è don Antonio Abbatiello, mentre il Pastore della Meraviglia è descritto con insuperabile maestria da Mons.Gennaro Matino. Sono molti altri gli autori di questo saggio che vi invito a cercare nelle librerie, comprare, leggere e toccare un po come Salomè,scoprirete che il Natale non è un’invenzione, ma un miracolo che si rinnova ogni anno.
Salomè? Ah dunque, nel Presepe del Settecento, nei pressi di un ruscelletto a poca distanza dalla grotta,vengono solitamente poste due statuine. La prima è una lavandaia, ha il viso aperto in un sorriso smagliante come le braccia che, spalancate, mostrano con orgoglio una stoffa bianca all’altra statuina che, secondo la tradizione, ha nome Salomè. Posta di fronte alla lavandaia,la statuina di Salomè ha l’espressione incredula di San Tommaso, sfiora con un dito la stoffa. La stoffa bianca è il lenzuolo dove ha appena partorito Maria ed è miracolosamente rimasto bianco, la lavandaia è raggiante perchè non c’è bisogno del suo intervento, il neonato nella grotta è nato da una Vergine che tale è rimasta.Salomè non ci crede allunga il dito che diventa cenere.Viene soccorsa da Maria che la invita ad accarezzare il bambinello con la mano ferita, ed ecco che miracolosamente l’arto torna al suo posto*.
di Luigi De Rosa
* Agli appassionati di storie e leggende consiglio i Vangeli apocrifi in particolare, per questo racconto, il protovangelo di Giacomo”