Ne Il Gattopardo viene descritta come una torreggiante timballa di maccheroni in crosta brunita, con fragranza di zucchero e cannella, all’interno fegatini di pollo, ovetti duri, sfilettatura di prosciutto, pollo e tarfufi, il tutto impigliato in una massa untuosa e caldissima di maccheroncini corti cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.
I dessert del romanzo sono descritti nel capitolo relativo al ballo che avviene nel palazzo del principe di Salina. Su un tavolo sono esposti diversi dolci francesi e uno tipicamente siciliano, le minne di S.Agata o paste delle vergini.Sono realizzate con pasta frolla, crema di ricotta, zuccata, scaglie di cioccolato, cannella.Don Fabrizio, tra i vari snobba i dolci francesi – ovvero il nuovo che avanza – e preferisce, anche in questo caso, un dolce tradizionale sinonimo di identità culturale. Sceglie proprio le minne di S.Agata, due, tenendole sul piatto a mo’ di profana caricatura di S.Agata che fu martirizzata con l’amputazione dei seni.
Giorgina D'Amato