Una lettera. Quante cose ci si possono scrivere in una lettera. Quante cose ci puoi trovare in una lettera.
La apri e la leggi in macchina, all'ombra di un lampione e vedi quelle parole lì di fronte a te. Si materializzano, ti entrano nella testa e tutto quello che riesci a percepire è un tuo enorme no urlato sempre nella testa.
Ti gira la testa. L'ansia ti assale, il dubbio, le domande.
Sì le domande. Te ne poni tante di domande e a tutte dai sempre la stessa risposta.
Nulla. Non senti nulla. Più nulla.
E ti rimane un retrogusto dolceamaro in bocca.
Dolce per il ricordo e per il percorso fatto, i risultati personali ottenuti e la crescita fatta. Sua. Tua.
Amaro per la consapevolezza, la tua, che quello che c'era non c'è più e non ci sarà più.
Un po' te la prendi anche con te stessa perchè aspetti e aspetti che, non lo so, ti metta a piangere, ti venga voglia di spaccare qualcosa...insomma sei lì e aspetti una reazione, qualsiasi.
E invece senti solo il nulla.
Quel "non so cosa dire" che ti fa capire tutto.
Il nulla e il tutto che rendono improvvisamente tangibili tutti i passettini che hai fatto in poco più di un mese, le tue ammissioni di colpa con te stessa, il tuo volerti a tutti i costi ingabbiare nei cliché, la tua indole che si ribella e tu ora capisci che certe cose, certe reazioni, succedevano perchè non sei fatta così e non ci puoi fare nulla. Prenderne atto, fino in fondo, ed essere sincera e onesta.
Capisci che quello che per gli altri, la maggior parte degli altri, è un punto di arrivo per te è una costrizione del tuo io. Che non sei come tutte, che non vuoi ciò che tutte vogliono, che sei semplicemente e stupendamente diversa. Tutto qui.
E sai che tu indietro non ci tornerai. Che finalmente la tua risposta è lì, di fronte a te, la guardi e sorridi. Serena. Tranquilla. Completa. In quel no.