Davide Riccio, un po’ di tempo fa, mi ha fatto qualche dono, tra musica e letteratura, tra storia e avanguardia, tra sperimentazione e poesia. Sono tutti contenitori speciali, che richiedono un po’ di applicazione, voglia di riflettere, ricordare e ri-apprendere cose che fanno parte della nostra cultura, ma in alcuni casi accantonate. Timelines “Voci”, uno dei regali è molto più dell' apparenza, che è quella di un CD musicale, perché è un insieme di tracce -con Riccio nel ruolo di voce recitante- che presentano la rielaborazione di parti del romanzo-denuncia “La Strega”, scritto da Jules Michelet nel 1862, e “tradotto” da Claudio Ricciardi. Utilizzo uno stralcio di intervista di Riccio a Ricciardi per fornire qualche elemento oggettivo.
Intervista
Davide … vorrei chiederti qualcosa sul tuo ultimo capitolo Timelines “Voci”, basato su “La strega” di Jules Michelet? Claudio … le cose potevano andare molto meglio. È, infatti, rimasto a metà nella sua realizzazione, nel senso che non è mai stato rappresentato! Ci aggiungiamo l’avverbio “ancora”? Davide “La strega” è stato un lavoro molto interessante, a cui ho preso parte anch’io come “attore-voce recitante”: perché scegliesti in particolare quel soggetto da Michelet e cosa è successo a quel lavoro nei cinque anni dalla sua pubblicazione? Cosa intendi per “ancora”? Claudio Il lavoro “Voci”, è stata un’idea che mi ha appassionato molto, sembrava che tutto andasse liscio; avevo sentito le musiche elettroniche di un mio amico, Giuseppe Verticchio, che mi avevano colpito molto (NIMH/NEFELHEIM, Whispers from the Ashes, il pezzo # Last hours of the heretic, Edizioni Amplexus). I lamenti sussurrati da qualcuno, provenienti dalle ceneri, mi avevano subito fatto pensare a Giordano Bruno, una figura modernissima nella storia della filosofia, brutalmente messo a tacere dal potere della Chiesa. Poi tutto il problema dei roghi delle streghe è stato facile da pensare. Mi impressionava e affascinava per la brutalità, diciamo pure nazista, con cui era stato portato avanti. Molti anni prima avevo letto quella storia delle donne di Michelet e l’avevo trovata molto poetica. Uno dei libri più belli che abbia letto sull’argomento. Altre voci si aggiungevano così ad una mia rabbia interna per come le donne erano e sono trattate dalla Chiesa tutt’ora. Avevo visto un film muto del 1922, Haxan, “La stregoneria attraverso i secoli” del regista svedese Benjamin Christensen, che richiamava la pittura fiamminga di Bruegel e Bosch e la possibilità di dare voce a quelle immagini era un richiamo molto forte. Dare voci e musica ad immagini, così come la musica del mio amico, ne evocava ancora altre; doveva e poteva essere un concerto di voci. Un coro che, con la tua voce recitante (dico sempre alla Carmelo Bene), concludeva o poteva concludere uno spettacolo di impatto molto forte. Ecco sembrava che tutto andasse liscio, e fino ad un certo punto è stato così, ma quando si sarebbe dovuto passare a rappresentare il tutto in uno spettacolo, strane incomprensioni si sono palesate e tutto si è fermato. Rapporti finiti, gruppo saltato e separazioni inevitabili. La copertina di “Voci”, poi, riprende una delle immagini di donna deformate e disegnate nelle grotte del monte Latmos nella Turchia occidentale, risalenti all’VIII millennio da oggi con “quell’esaltare le dimensioni del ventre/posteriore delle femmine” come racconta l’architetto Ugo Tonietti nel suo bellissimo libro “Abitare la terra” Edizioni L’Asino d’Oro, dicembre 2011. Ecco l’ ”ancora” che per me resta perché mi sembra “ancora” possibile l’idea di realizzare un concerto spettacolo con spezzoni proiettati del film Haxan, su come venivano trattate le donne. Poi personalmente resto molto critico per tutto quello che la Chiesa rappresenta oggi e per come il Cristianesimo si pone nei confronti degli esseri umani. Questo volevo dire e rappresentare.
La donna come “perno” su cui tutto ruota: famiglia, società, tradizioni e cultura. Luoghi comuni e frasi fatte, come quella che “Accanto ad un grande uomo…”. I tempi evolvono, e ufficialmente i paesi culturalmente avanzati non presentano casi di repressione fisica, anche se chiusa la porta di casa tutto può accadere. Le battaglie femministe hanno dato buoni frutti, ma la rivolta era un atto dovuto, quasi un obbligo, circondato dallo stesso scetticismo femminile. C’è ancora un abisso tra “la strega e lo stregone”, e la prima sembra non possa mai raggiungere il secondo, e viceversa. Il “recupero” di Ricciardi, come prolungamento concentrato e rappresentativo del romanzo di Michelet, pone l’accento sulla posizione reale della donna, sul suo “massacro”, sul suo ruolo storico di vera vittima in balia di Stato e Chiesa, ed è una riflessione amara quella che porta ad evidenziare come certi modi di pensare secolari abbiano radici profonde e ancora impossibili da sradicare. I testi recitati da Davide Riccio sono contenuti nel booklet, e la lettura abbinata all’ascolto - peraltro molto chiaro- facilita il momento della riflessione. La musica è il sottofondo del racconto e diventa parte di esso riuscendo a coinvolgere al primo impatto. Il tappeto di note realizzato attraverso l’elettronica avanzata e la tradizione, rappresenta una potente miscela tra etnia e tecnologia, tra passato e presente, riprendendo anche con la musica l’elemento narrativo, sviluppato su un lungo spazio temporale e proiettato, purtroppo, nel futuro. Estremamente suggestiva la voce di Davide Riccio, capace di penetrare in profondità unendosi alle atmosfere musicali, e assieme ad esse capace di creare un momento solenne, contorno di cui l’argomento necessita.
“Se questa donna è indiavolata, come si dice, monsignore, avete il dovere di fronte ai vostri bravi vassalli, a tutto il paese, di darla alla Santa Chiesa. E’ spaventoso vedere… i progressi del demonio. Contro di lui no c’è che il fuoco”. “Vostra eccellenza ha parlato egregiamente. La diavoleria è l’eresia per eccellenza. Come l’eretico, l’indiavolato deve essere bruciato!” E chissà che tutto questo non possa essere, presto, messo in scena!