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Timeshifters - Energia

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
– Che ne dici se dopo… – – Non pensarci neanche, Duncan. – – Non mi sembra che l’altra volta tu abbia disprezzato. – Sorrisi a quelle parole, mi piaceva quell’uomo e se non fosse stato uno dei fedelissimi di Sunzi ne avrei fatto un timeshifter, purtroppo per Duncan la sua fedeltà era anche il suo più grande difetto e per quanto mi sforzassi di non pensarci, non potevo convivere con l’idea che l’uomo avrebbe messo sempre il Generale davanti al resto – L’altra volta era un’eccezione. – – Fai apparire tutto come una cosa così animalesca. – la voce dell’uomo mi arrivava attraverso l’auricolare che portavo all’orecchio, la sua figura era un colosso di acciaio e titanio più grande e imponente dei normali Roc. Lo Ziz, questo era il nome della tuta corazzata, possedeva un aspetto più antropomorfo e sulla schiena, oltre alle ali retrattili, poteva vantare una serie di missili adatti alla battaglia aerea. – Hai chiesto il permesso al tuo padrone, oppure è stato lui a consigliarti di riprovarci? – – Sei ingiusta, Morrigan. Siamo stati assieme per volere di entrambi, non per un fin… – protestò l’uomo, interrompendosi quando sulla frequenza s’intromise Sunzi. – Macbeth la squadra due ha ingaggiato la sicurezza di Lift12. Le truppe della centrale sono state richiamate per fronteggiare la minaccia. Tu e Morrigan potete avanzare fino al reattore principale. – avvertì il Generale cinese – La vostra presenza non deve essere rilevata. – Odiavo quegli ordini da parte del timeshifter: per quanto le sue parole fossero convincenti, Sunzi sembrava ritenersi migliore degli altri, come se la capacità di comando implicasse da sola uno status migliore. – Muoviamoci. – Tenni dietro alla figura imponente dello Ziz, la rapidità con cui si muoveva la macchina di Duncan la diceva lunga su come l’umanità avesse portato avanti la guerra della restaurazione spaziale. Senza dubbio nei secoli a venire la tecnologia sarebbe migliorata, ma in quel preciso momento della linea temporale, le tute corazzate erano l’unica arma in grado di sottomettere un nemico senza distruggere ciò che restava del pianeta. Eravamo penetrati nelle viscere di una centrale idroelettrica come tante di quelle che l’uomo aveva eretto quando erano spuntate le prime città aeree, uccidendo e distruggendo le varie stazioni di controllo, le chiuse di sicurezza e persino le fondamenta di quella struttura. Secondo i piani di Sunzi, Lift12 sarebbe dovuta annegare nell’oceano indiano, solo così il suo overlift si sarebbe allontanato dalla politica asiatica, iniziando un processo di industrializzazione mirato alla conquista delle stelle, supportando Lift35 nella sua ascesa. – Attenzione. Vedi quei due lassù? – due soldati erano fermi su una passerella soprelevata, stavano fumando con placida tranquillità, come se aspettassero la fine di un turno noioso. Del resto alla sala di controllo principale si arrivava solo dopo aver passato cinque posti di blocco più sorvegliati di quello, le guardie all’interno dell’area più riservata vedevano pochissima azione. – C’è anche un Roc. – feci notare. Duncan fece un mugolio appena udibile attraverso la radio – Si lo rilevo, passeggia per un bel po’, prima di entrare nel raggio dei miei sensori. Dovremmo far fuori le guardie e aspettarlo li sopra. – – Il bestione che stai guidando non è in grado di arrivare sulla passerella senza farsi notare. – – Saprò cavarmela, tu prendi quei due e fagli incontrare la dea della violenza. Io farò in modo di arrivare in posizione per piazzare un missile nella schiena del Roc di pattuglia. – Mi arrampicai lungo il muro dell’edificio e balzando mi aggrappai a un sostegno della passerella, senza attirare l’attenzione delle guardie. Il Roc passò sopra la mia testa in quel momento, senza accennare alcuna reazione. Feci comparire due falcetti tra le mie mani e aggrappandomi al sostegno, mi sporsi per afferrare il corrimano della passerella e tirarmi su. Le due guardie mi notarono con un istante di ritardo, perché lanciai una delle mie armi contro il primo prendendolo in pieno petto e caricai il secondo non appena fui in piedi. I passi pesanti del Roc mi sorpresero: per quanto sapevo che il colosso di metallo fosse una persona con indosso una semplice corazza, l’avanzare rapido di quella macchina e le sue armi che facevano fuoco contro di me mi spaventarono a morte. Proprio mentre pensavo di lanciarmi nel vuoto, il colosso di acciaio cadde al suolo con un tonfo sordo – Dovevi aspettare che tornasse indietro, avevo trovato un ottimo nascondiglio! Invece ho dovuto usare l’ultima carica del cannone EMP! – fece notare Duncan attraverso il comunicatore. Lo cercai con gli occhi. La figura dello Ziz era rannicchiata contro il muro in cui terminava la passerella – Abbiamo pochi minuti prima che vedano cosa è successo e capiscano che non si tratta di un incidente. Non possiamo disattivare queste telecamere senza entrare nella sala di controllo. – Ci basteranno le cariche rimaste per far detonare la centrale? – – Ho sempre un paio di missili sulla schiena, lo hai dimenticato? – ammise l’altro, divertito. Avanzammo nell’ultimo settore, lo Ziz fu utile contro le torrette automatiche e contro un paio di Roc arrivati con i rinforzi, eravamo vicini ma ci eravamo scoperti – Morrigan vai, ci penserò io a finire il lavoro. – – Non ci penso proprio Duncan, se dovessi fallire Sunzi mi ucciderebbe. – – Sei troppo utile per lui. – scherzò l’uomo, mentre la sua tuta si apriva, lasciando il pilota scoperto – Senza contare che non mi perdonerei mai l’idea di perderti. – Mi sorpresi a pensarla allo stesso modo: essere una timeshifter mi dava una certa capacità di sopravvivere e finché la collana non avesse terminato la propria carica, la fontana della giovinezza mi avrebbe sostenuta. Duncan poteva morire e non volevo che accadesse. Mi avvicinai al soldato, incurante del poco tempo a disposizione e scossi la testa con energia – No. – L’uomo tirò fuori un braccio dalla carlinga e attirandomi a se si sporse per baciarmi – Non mi succederà nulla, devo solo far detonare i miei missili e volarmene a casa. – Notai distrattamente il bracciale dell’uomo, una fascia di metallo simile all’argento, troppo luminosa per essere fatto con un metallo terrestre, ma prima che mi fosse possibile osservare meglio quel ninnolo ci separammo e la carlinga dello Ziz si richiuse – Sunzi vorrà la mia testa, se dovessi fallire. – – Io posso aiutarti, Duncan. – – Vattene Morrigan, io mi alzerò in volo e bombarderò questo posto, non sarà come se fosse un incidente, ma l’effetto sarà lo stesso. Sunzi non avrà da ridire. – gridò Duncan attivando la propulsione della sua tuta corazzata per lanciarsi verso la sala di controllo. Fissandolo allontanarsi pensai che per la linea temporale un incidente era diverso da un attentato, Sunzi l’avrebbe saputo e probabilmente avrebbe punito il suo luogotenente. Devi rimanere all’erta, potrebbe essere solamente un trucco per ingannarti di nuovo.

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