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Timeshifters - Lift35

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
Revlis aveva ascoltato le parole di Clenia, ma fissandomi con disappunto era tornato al proprio TSC, consigliandomi di fare lo stesso. Da parte mia avevo pensato di seguirlo, ma poi la voglia di aiutare la mia allieva e amica aveva prevalso, obbligandomi a restare. Clenia doveva aver compreso quella mia conflittualità, tanto che per un paio di giorni mi lasciò studiare la situazione di quel periodo storico, evitandomi il più possibile e cercando di passare inosservata, mentre riparava le strumentazioni che lei stessa aveva manomesso. Il silenzio in cui ci eravamo rinchiuse mi lasciava però il tempo di pensare alle implicazioni di quella faccenda, al modo in cui Clenia interpretava l’idea di non intromettersi nella linea temporale e soprattutto agli eventuali problemi che poteva portare uno scontro tra timeshifters. – Vuoi fare un giro per Lift35? – domandò la gorgone fissandomi con uno sguardo preoccupato, quando i suoi sensi di colpa si furono dissolti nella determinazione di portare avanti il proprio progetto. Quella domanda da parte della ragazza mi sorprese, ricordavo nitidamente che per farle visitare Grove avevo dovuto promettere di proteggerla da eventuali minacce, ma sentirlo dire da una Clenia decisamente più matura e capace nell’uso della stanza faceva un effetto molto strano – Va bene. – acconsentii, alzandomi dalla postazione organizzata per me. La gorgone mi sorrise, facendo dondolare la lingua e indossando un copri spalle di cuoio si avviò alla porta della stanza. Rimasi sorpresa dalla città, per quanto avessi osservato l’esterno della stanza dalle tre finestre che avevo a disposizione nel TSC di Clenia, nulla mi aveva preparato alla vista del pilastro che teneva in piedi le piattaforme soprelevate di Lift35. Nella mia vita precedente non avevo mai visitato Sydney: troppo lontana e costosa per quella che ero, ma sapevo com’era fatta la sua famosissima baia. Lift35 non aveva nulla di quella vista: l’intera area della baia era stata prosciugata e al centro di quella che una volta sarebbe stata una delle mete turistiche del continente sorgeva un immenso cilindro che si perdeva nel cielo nuvoloso, troneggiando gli agglomerati urbani che gli si affollavano intorno – Mozza il fiato, non è vero? – chiese Clenia, indicandomi le migliaia di abitazioni come la sua, piccole e poco appariscenti, decisamente troppo striminzite per una città che doveva ospitare decine di milioni di persone – Noi siamo nel basamento, qui ci sono solamente case come la mia, si vive da pezzenti, se non abiti sulle piattaforme della città! – Ascoltai appena le parole di Clenia, mentre il mio sguardo cercava qualcosa attraverso la coltre di nubi, un segno che quel pilastro portasse a qualcosa di concreto – Se stai cercando l’overlift non lo vedrai oggi: sembra che ci sia una tempesta statica sulla piattaforma. – – Per quanto tempo hai vissuto qui? – Clenia scrollò le spalle passeggiando sulla superficie pavimentata che dalla sua abitazione portava fino alla rupe dell’antica città costiera – Non so, trent’anni forse. Qui è meglio di Grove: le leggi sulla genetica non sono state ancora teorizzate e c’è un’infinità di gente che sfrutta ancora innesti genetici, non è raro trovare fenomeni da baraccone che girano per l’overlift. – – Così puoi passare inosservata. – – Morry non hai addestrato una sciocca. – ricordò la gorgone, con un sorriso, mentre si sistemava sulla piattaforma che ci avrebbe portate sul fondo della baia – All’inizio ho fatto in modo che i miei vicini mi credessero il giocattolo di un riccone dell’overlift, ma con il passare degli anni i vicini sono cambiati e per tutti ora sono un esperimento con un ciclo metabolico troppo lungo. – Parlare alla Clenia adulta e capace che avevo di fronte mi fece ricordare per un attimo la presenza saggia e tranquilla di Ala Mozzata, ma l’impressione durò appena qualche secondo, il tempo che impiegò la gorgone ad abbracciarmi e chiedere – Non sei ancora arrabbiata con me, vero? – La fissai con uno sguardo truce annuendo, ma le afferrai la mano con forza per impedirle di ritrarsi. Sapevo che Revlis aveva ragione nel rimanere neutrale nei confronti di Sunzi, ma non potevo stare a guardare Clenia che si ficcava nei guai. Probabilmente è la stessa Clenia che ho incontrato la prima volta, indossa lo stesso vestiario e sembra sicura di se, ma deve aver chiesto a una versione più anziana di me di aiutarla, senza successo. Pensai continuando a fissare il gigantesco pilastro, mentre la piattaforma mobile ci portava alla metà esatta dell’immenso pilone – Cosa si fa ora? – – Preparati. – mi consigliò la ragazza reggendosi ai braccioli della sua sedia – Per Artemide, se odio questa parte. – imprecò con voce strozzata, quando la piattaforma accelerò verticalmente, fino a salire oltre le nuvole e su, dove le piattaforme soprelevate formavano una città completamente diversa da quella che era cresciuta sulle rovine di Sydney. La piattaforma di trasporto si fermò con uno scossone e un clangore metallico – Siamo arrivate. – Scesi da quel trabiccolo continuando a guardarmi intorno, a differenza delle casette del basamento, in quel luogo a farla da padrone erano pinnacoli di acciaio e titanio, luci e insegne tappezzavano le superfici più scarne, mentre agli angoli delle piattaforme c’era tutto un intreccio di cavidotti e passerelle che sembravano formare dei disegni architettonici che non tentavano neanche di apparire casuali – Dunque questa è la vera Lift35, fino a dove arriva? – – La piattaforma si estende per più di settemila chilometri, fino a Lift514 in Antartide. Ci sono andata una volta e non fa per me, troppo fredda per i miei serpenti! – il sibilare dei serpentelli sulla testa della gorgone accompagnò le sue parole, come a confermarle. Continuai a guardarmi intorno, cercando di capire come l’umanità del neomedioevo fosse riuscita ad arrivare al punto di innalzare città aeree imponenti come l’overlift che vedevo. C’era voluto del tempo per costruire quella sorta di mondo sul mondo e forte della voglia di riscatto l’umanità aveva dato tutto, nel primo governo a livello planetario che l’uomo avesse mai avuto il piacere di possedere, ma soprattutto una civiltà che si avviava verso la strada della redenzione avuta con Grove e i suoi immensi alberi. Clenia mi scortò lungo tutta la zona commerciale dell’overlift, spiegandomi che la città sospesa era costituita da più piattaforme. Una per i civili dove abitavano principalmente i ceti alti, una dove l’amministrazione cittadina aveva insediato i suoi uffici e uno riservato interamente alla circolazione dei veicoli e alle squadre di manutenzione che tenevano in piedi la struttura. Infine, il luogo dove vivevano i più poveri, incapaci di permettersi persino una vita nel basamento, gli stessi che, secondo la ragazza, Sunzi avrebbe voluto uccidere – Sei sicura di questo Clenia? Non ho trovato nessuna teoria simile nella banca dati! – – Ti giuro che Sunzi è capace di questo e altro, Morry! Non è come noi, è freddo e calcolatore, sembra una macchina e la potenza del TSC gli offusca la mente! – Annuii alle sue parole, consapevole di essermi spinta troppo oltre, per poter tornare indietro e seguire il consiglio di Revlis, ma del resto la banca dati diceva che io avevo seguito Clenia, dunque non potevo fare altro – Portami da Sunzi, lo affronteremo insieme. –

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