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Tina Modotti e il Messico: passione, arte, rivoluzione

Creato il 12 novembre 2013 da Luoghidautoreblog
SERGIO MICHILINI, Polittico TINA MODOTTI NOSTALGIA cm.192,5x115

SERGIO MICHILINI, Polittico TINA MODOTTI NOSTALGIA cm.192,5×115

Ti ho vista appena. Ma fu abbastanza / Per ricordarti e capire ciò che eri / l’umano fervore delle tue fotografie / volti malinconici del Messico, paesaggi / quell’amore negli occhi che fissavano ogni cosa.

Così recitano alcuni versi che il poeta spagnolo Rafael Alberti ha dedicato a Tina Modotti. Proprio in Messico infatti Tina Modotti visse l’amore, scoprì l’arte della fotografia e si appassionò di politica schierandosi dalla parte dei deboli e dei poveri. Erano gli anni in cui questo vasto Paese postrivoluzionario attirava artisti, letterati, sognatori, promettendo libertà di espressione e realizzazione artistica. Sono gli anni dei Murales di Diego Rivera e della pittura di Frida Kahlo, gli anni in cui il Messico viene frequentato da intellettuali americani, come lo scrittore John dos Passos, o russi, come il poeta Vladimir Majakovskij che in seguito alla sua visita scrisse anche il poema Messico. Quando Tina decise di trasferirsi in Messico, nel 1923,  aveva subìto un periodo di lutti e perdite: la passione per il fotografo Edward Weston e il suo crescente interesse per l’obiettivo rappresentarono la reazione alle difficoltà della vita; testimonianza di questi fervidi anni sono le lettere che Weston e Tina si scambiarono in cui possiamo leggere: «Oh! Quanta bellezza! Vino – libri – fotografie – musica – lume di candela – occhi in cui guardare – e poi il buio – e i baci. A volte mi sembra di non poter sopportare tanta bellezza – mi travolge – e poi arrivano le lacrime – e la tristezza – ma la stessa tristezza arriva come una benedizione e come una nuova forma di bellezza. Oh Edward – quanta bellezza hai aggiunto alla mia vita!». Nel diario di lui preziose descrizioni che colgono Tina nel suo percorso di fotografa e che evidenziano  la sua crescita tecnica e artistica: «Io e Tina esponiamo per la prima volta insieme in una mostra pubblica, sono molto orgoglioso della mia cara “apprendista”. […] Le sue fotografie non perdono nulla, al confronto con le mie, esse sono la sua diretta espressione».

In simbiosi con il luogo in cui hanno scelto di vivere e che sta affrontando radicali cambiamenti, anche il rapporto di passione fra Weston e Tina e il rapporto di lei con l’arte subiscono delle importanti mutazioni; risalgono a questo periodo le seguenti parole di Tina: «sono sempre in lotta per plasmare la mia vita secondo il mio temperamento e i miei bisogni – in altre parole metto troppa arte nella mia vita – troppa energia – e di conseguenza non mi resta molto da dare all’arte». Weston e Tina stanno per separarsi, lui rientra negli Stati Uniti dove vive la sua famiglia, lei entra in contatto con il Messico più reale, della povertà e dell’ingiustizia. Avviene la svolta politica e la fotografia diventa un mezzo per diffondere delle idee, per testimoniare la società, per evidenziare contrasti e conflitti. Nel saggio Sobre la fotografia pubblicato nel 1929 su «Mexican Folkways», Tina Modotti dichiara: «La fotografia […] rappresenta il medium più soddisfacente per registrare con obiettività la vita in tutti i suoi aspetti ed è da questo che deriva il suo valore di documento. Se a ciò si aggiungono sensibilità e intelligenza e, soprattutto, un chiaro orientamento sul ruolo che dovrebbe avere nel campo dello sviluppo storico, credo che il risultato sia qualcosa che merita un posto nella produzione sociale, a cui tutti noi dovremmo contribuire». Questa svolta avviene proprio nel periodo in cui il Messico cambia atteggiamento anche nei confronti dei tanti Stranieri che lo avevano eletto a casa e rifugio, oltre che luogo per la realizzazione di sogni comunisti. Nel giugno del 1929 il Partito Comunista messicano viene dichiarato fuori legge, iniziano le espulsioni e Tina, fedele alla linea già intrapresa, inizia un lavoro politico da clandestina fino all’arresto e all’espulsione dal Messico, nel 1930. Per dieci anni Tina si dedica alla causa politica, abbandonando gradualmente la fotografia: si divide fra la Spagna, la Germania, l’Unione Sovietica. Nel 1940, viene ritirato l’ordine di espulsione e Tina Modotti rientra a Città del Messico, dove trova la morte in circostanze misteriose neanche due anni dopo, in una notte di gennaio nel 1942. Dunque il nome di Tina Modotti è fortemente legato al Messico, in cui visse, sempre senza risparmiarsi e a fondo, l’amore, l’arte, la politica in rapida successione fra loro come se l’uno fosse l’inevitabile e naturale frutto dell’altro.

LETTERATURA

Per approfondimenti consigliamo la lettura di:

Pino Cacucci, Tina (Feltrinelli)

Tina Modotti, Vita, Arte e Rivoluzione. Lettere a Edward Weston (1922-1931), a cura di Valentina Agostinis (Abscondita) – da cui abbiamo citato i passi di diario di Edward Weston e alcuni frammenti delle lettere di Tina Modotti.

CINEMATOGRAFIA:

Nel 2012 in Italia è uscito il film Perché il fuoco non muore – La vita agra di Tina Modotti (Regia di Beppe Arena) che è stato proiettato anche a Genova, Palazzo Ducale, in occasione della Mostra Tina Modotti: Un Nuovo Sguardo. Per maggiori informazioni consigliamo la lettura dell’intervista al regista Beppe Arena rilasciata al webzine Dietro Le Quinte:

http://www.dietrolequinteonline.it/beppe-arena-raccontare-tina-modotti/

PITTURA:

Per l’immagine di questo articolo ringraziamo Sergio Michilini, autore del dipinto TINA MODOTTI NOSTALGIA, polittico olio su tela, cm.192,5×115, 2007.

Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare:

 “TINA MODOTTI- NOSTALGIA” de Sergio Michilini http://www3.varesenews.it/blog/labottegadelpittore/?p=782

TINA MODOTTI: grande fotografa friulana http://www3.varesenews.it/blog/labottegadelpittore/?p=3724

TRE DONNE MERAVIGLIOSE: TINA, VIOLETA e ANITA http://www3.varesenews.it/  blog/labottegadelpittore/?p=5433


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