Tintin: Il Segreto dell'Unicorno - La Recensione

Creato il 28 ottobre 2011 da Giordano Caputo
Steven Spielberg trova il nuovo Indy.
Ci volevano le avventure di Tintin per far trovare al regista di “E.T.” un fresco, nuovo, degno sostituto dell'ormai vecchio e stanco archeologo dei vecchi anni ‘80. Una rivelazione che il genio di Spielberg ha intuito ancor molto prima di noi e che lo ha portato già ad impegnarsi per realizzare un progetto talmente  ambizioso da prevedere addirittura un’intera trilogia della serie. Come se non bastasse il suo nome, ad essere coinvolto nell’intera fatica compare persino il nome del maestro Peter Jackson, produttore insieme a Spielberg e futuro regista del prossimo episodio. Una coppia d'assi incredibile, due nomi pesantissimi che si alterneranno alla regia per poi concludere in simbiosi una saga già molto interessante.
Il Segreto dell'Unicorno”, titolo del primo episodio, è quello che dà la parola via all'intera operazione. Girata con la tecnica del Motion Capture (la stessa usata con Gollum ne “Il Signore Degli Anelli” e anche nel più recente “L’Alba del Pianeta delle Scimmie”) la pellicola si avvale di un cast di attori di eccellente categoria a cominciare dal protagonista Tintin interpretato dall’ormai ex Billy Elliot, Jamie Bell, seguito da Daniel Craig (007), Andy Serkis (Gollum) e la divertentissima coppia British formata da Nick Frost & Simon Pegg (“L’Alba dei Morti Dementi”, “Hot Fuzz”, "Paul"). 
Basato sui racconti dello scrittore Hergé, la storia vede il giovane reporter Tintin partire alla ricerca di un tesoro in compagnia dello strambo Capitano Haddock. Ad inseguirli, Ivanovich Sakharine, antenato di Rackham il Rosso, il quale, moltissimi anni prima, aveva giurato vendetta nei confronti di un altro discendente di Haddock. 
Far divertire il pubblico per Steven Spielberg è facile come bere un bicchiere d’acqua e Tintin ci mette più o meno lo stesso tempo per trascinare lo spettatore nell’avventura più fantasiosa e incredibilmente straordinaria. Uno spettacolo più che altro dedicato ad un pubblico più piccolo ma comunque in grado di essere pienamente apprezzato anche da un pubblico adulto. Non siamo di fronte al classico prodotto Pixar, anche se in alcuni momenti la sensazione è che la piega possa arrivare ad essere quella, ma di certo siamo su vette molto più alte di quelle toccate costantemente dalla Dreamworks. “Tintin: Il Segreto dell’Unicorno” è ottimamente capace di coinvolgere, divertire e far sognare abbondantemente i suoi spettatori, per questo gli si perdonano facilmente delle leggere flessioni presenti specialmente nella parte centrale del film. Soprattutto perché nel finale la pellicola si rifà ampiamente non lasciando mai prendere fiato grazie ai tanti momenti davvero riusciti a base di azione e divertimento.
Insomma, dopo il rilancio fallimentare di qualche anno fa con il quarto Indiana Jones, finalmente si volta pagina. Tintin è il modo migliore, ad oggi, per passare lo scettro di un grande personaggio come Indy a un altro più giovane e potenzialmente in grado di riuscire a coprirne interamente le redini. Basterà solo dargli un po' più di tempo.
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